Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1384 Perché il Corso non fornisce alcuna guida per affrontare le emozioni che scatena?

 

D #1384: La preoccupazione più comune che sento dalle persone che hanno cercato seriamente di studiare e praticare Un corso in miracoli è che non fornisce alcun aiuto nel processare le emozioni che emergono nel contesto delle verità che il Corso mette in evidenza.

 

R: Non c’è dubbio che una volta che si comincia a prendere il Corso seriamente le emozioni aumentano. Questo è destinato ad accadere poiché il Corso fondamentalmente ci rivela la natura illusoria di tutto ciò che pensavamo fosse reale ed importante su di noi, sulle nostre relazioni e sul mondo e, ancora peggio, che tutto è stato fatto come “un attacco a Dio” (L.pII.3.2:1). Gradualmente ci rendiamo conto che siamo stati in massiccia negazione ed abbiamo costruito elaborate difese per proteggerci così da non tornare mai in contatto con il dolore e il caos che pensiamo sia la condizione permanente delle nostre menti (una conclusione erronea, naturalmente). Sarebbe sorprendente se non ci fosse una forte reazione a queste realizzazioni.  Ma insieme ad esse c’è anche gratitudine per il fatto di comprendere finalmente perché le nostre vite apparentemente non hanno mai funzionato, eppure c’è qualcosa che possiamo fare al riguardo.

Nonostante le nostre talvolta intense paura ed ansia Gesù ci assicura in differenti modi nel Corso che non siamo in reale pericolo perché stiamo essenzialmente disfacendo ciò che non è mai accaduto e che egli è sempre presente nelle nostre mente per confortarci e guidarci man mano che procediamo nel nostro viaggio. Sa attraverso cosa passiamo -  che è un conforto di per sé – e vuole aiutarci in ogni passo del cammino se faremo crescere la nostra fiducia in lui (T.4.VI.3:1; 6:1). In un punto del libro degli esercizi egli ci invita molto personalmente ed amorevolmente a prendere la sua mano mentre passiamo attraverso le nubi in cui ci siamo persi per nascondere a noi stessi la luce di verità: Cerca di oltrepassare le nuvole con qualunque mezzo ti piaccia. Se ti può essere d’aiuto, pensa che io ti tengo per mano e ti guido. E ti assicuro che questa non sarà una futile fantasia” (L.pI.70.9:2,3,4).

Considerato tutto questo gli studenti, per la maggior parte, scoprono di aver ancora bisogno di un sostegno esterno di qualche tipo e così lavorano con un altro studente del Corso o frequentano classi o gruppi di discussione dove possono parlare di ciò che accade nel loro processo. Ma si deve sempre ricordare che il processo di salvezza avviene esclusivamente tra lo studente e Gesù (o lo Spirito Santo).

Il modo di elaborare le emozioni è guardarle come proiezioni di pensieri. Non si devono mai negare: si devono usare invece come un mezzo per ritornare alla propria mente. Per esempio, quando si sceglie l’ego si proveranno emozioni di paura, rabbia, ansia, ecc., e quando si sceglie Gesù o lo Spirito Santo ci si sentirà in pace e amorevoli. I sentimenti, così, non sono quello che sembrano essere: sono riflessi della decisione che abbiamo preso nelle nostre menti di identificarci o con l’ego o con lo Spirito Santo. Adattando un’affermazione del testo potremmo allora dire che “le emozioni sono il quadro esterno di una condizione interna” (T.21.in.1:5). Possono dunque essere utili per riportarci ad una esperienza di noi stessi come menti che prendono la decisione, che è un obiettivo primario del nostro lavoro con il Corso.