IL CORONAVIRUS: UN’OPPORTUNITÀ PER PRATICARE I TRE PASSI DEL PERDONO
II parte: ascoltare lo Spirito Santo
di Patrizia Terreno
Anche questa settimana vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno inviato i loro commenti allo spunto della scorsa settimana. Fra le varie domande ricevute vorrei oggi rispondere alla seguente:
“Potresti farmi un esempio concreto -e la conseguente scelta- di cosa si pensa con la mente corretta e con la mente sbagliata? Per esempio quando si vedono alla Tv le bare in fila, tutti quei morti …. vederle con la mente sbagliata e con la mente corretta…. che cosa può cambiare? Io ho provato: se scelgo lo Spirito Santo è come se quell’evento fosse irrilevante, se scelgo l’ego muoio di paura”.
Credo di aver descritto i pensieri della mente sbagliata nella prima parte del mio articolo dedicato al Coronavirus come opportunità per praticare i tre passi del perdono (per rileggerlo, cliccare qui). E credo di aver chiarito a sufficienza che si tratta sempre e solo di una percezione. Noi non siamo mai turbati per la cosa in sé, ma sempre e solo per la percezione che abbiamo della cosa in sé, per l’interpretazione che ne diamo (L-pI.5).
Posso riassumere ulteriormente quanto detto evidenziando che la percezione egoica è chiaramente riconoscibile perché è SEMPRE priva di autentica pace. Per esempio alcuni pensieri che potrebbero sorgere nella mente mentre osserviamo la fila di bare alla TV potrebbero essere la paura di fare la stessa fine e magari provare ansia per qualche aspetto o relazione della propria vita, oppure la tristezza pensando che quelle persone erano sole al momento della morte, oppure la collera pensando che il Governo avrebbe dovuto intervenire prima o prendere delle misure preventive più importanti, oppure il senso di colpa perché non ci si sta occupando a sufficienza di un proprio parente che vive da solo, oppure un profondo senso di solitudine per questa emergenza che ci obbliga a rimanere chiusi nelle nostre case e a non prestare aiuto alle persone in difficoltà, ecc. L'indicatore che siamo nella mente sbagliata è sempre la mancanza di pace (T-14.XI). La forma può variare dal sentirsi in colpa, al colpevolizzare qualcuno o qualcosa, all’arrabbiarsi, al provare paura, o rancore, o tristezza, o ansia o angoscia, al sentirsi catturati da un senso di morte, al sentirsi soli, al senso di impotenza e inadeguatezza, al desiderio di vendetta, e da molte altre sensazioni prive di pace in tutte le possibile gradazioni e mescolanze.
Un’altra variante che l’ego ci propone è la pseudo pace, ossia una sensazione di mancanza di emozioni, un senso di ottundimento come se ci si tirasse indietro, come se non si volesse sperimentare nulla. La lezione 74 ci mette in guardia dal credere che questa sia la pace, in quanto la pace è caratterizzata da una gioia profonda e da un’attenzione più vigile. Se quindi sperimentiamo sonnolenza, indebolimento, confusione, freddezza, indifferenza, aridità, è certo che l’ego si è intromesso e cerca di ingannarci offrendoci la sua versione della pace, per impedirci di cercare di raggiungere la vera pace. In sostanza il non provare nulla a proposito di qualunque cosa non va assolutamente confuso con la pace di cui parla il Corso. (L-pI.74.5-6)
E allora quali sono le caratteristiche di un’autentica pace interiore?
Ce lo spiegano chiaramente le lezioni 35-50, dedicate integralmente ai pensieri della mente corretta. In particolare le lezioni 44-47:
Dio è la luce un cui vedo
Dio è la Mente in cui penso
Dio è l’Amore in cui perdono
Dio è la forza in cui confido
Se – come anticipava la lezione 42- Dio è la nostra Fonte, allora la nostra mente corretta può contenere il riflesso della luce, della chiarezza mentale, dell’amore, e della forza che provengono da Lui. Le caratteristiche dell’autentica pace- quella che proviene dallo Spirito Santo, e non quella fasulla proposta dall’ego- saranno proprio luce, chiarezza mentale, amore e forza interiore. E accanto ad esse, come abbiamo già visto, una gioia profonda che deriva dal sentirsi improvvisamente liberi dalle catene dell’ego che ci facevano percepire solo oscurità e dolore.
E’ importante comprendere che il Corso ci parla di uno stato miracoloso, tanto più miracoloso quanto più la situazione che si sta sperimentando in quel momento sembrerebbe essere fonte di sola angoscia e paura. Non a caso il Corso è intitolato “Corso in miracoli”. Non ci propone uno stato mentale al quale si accede con il ragionamento, né tantomeno concentrandosi sui pensieri positivi o sulle frasi belle, gradevoli, confortanti e spirituali del Corso. La pace autentica è uno stato a cui – nei termini del Corso- si può accedere solo praticando un processo molto profondo, che consiste nel prendere coscienza del proprio ego e nella conseguente decisione di metterlo in discussione con l’indispensabile aiuto di un’istanza spirituale già presente nella nostra mente.
E’ di questo, ci dice il Corso, che dobbiamo occuparci: di prendere coscienza dei pensieri egoici che popolano e intasano la nostra mente. E’ un errore- a dire la verità piuttosto frequente fra gli studenti- cercare di concentrarsi sui pensieri corretti, credendo che il nostro lavoro consista nelle sceglierli, o nel decidere di pensarli. Non siamo noi a scegliere i pensieri corretti. Essi appaiono nella nostra mente come conseguenza dell’aver scelto un diverso Insegnante e solo DOPO aver constatato come avessimo già dato la nostra mente ad un insegnante sbagliato. Allora appaiono dentro la nostra mente le immagini mutate cui allude il terzo passo del perdono (L-pI.23.5). E queste immagini NON sono una nostra responsabilità. La loro presenza dentro la nostra mente è dovuta allo Spirito Santo, perché è Lui Che sostituisce le immagini. Noi siamo coloro che devono fare SOLO i primi due passi del perdono, ossia guardare i pensieri egoici dentro la propria mente, e scegliere di metterli in discussione rivolgendosi ad un diverso Insegnante. Quali siano questi pensieri corretti – e quindi queste immagini- non possiamo saperlo se non dopo aver fatto i primi due passi.
Se cerchiamo di pensarli di nostra iniziativa, immaginando quali debbano essere, facciamo un grosso errore che il Corso mette chiaramente in evidenza in molti punti, per esempio in T-9.III.6:1:
Tu non puoi correggere te stesso
oppure in T-18.IV.1:4-6; 2:1.
Prepari la tua mente per esso [l’istante santo] soltanto fino al punto di riconoscere che lo vuoi sopra ogni altra cosa. Non è necessario che tu faccia di più.
Non tentare di dare allo Spirito Santo quello che non chiede o aggiungerai l’ego a Lui e confonderai i due….
Non fidarti delle tue buone intenzioni.
Ecco… se, spinti dalla paura, cerchiamo di “correggere noi stessi”, se ci fidiamo delle nostre buone intenzioni, credendo di sapere quali siano i pensieri che dovremmo pensare e sforzandoci di pensarli, avremo semplicemente permesso all’ego di interferire nuovamente. Lo avremo invitato a fare il Corso con noi.
Ogniqualvolta la paura si insinua in qualunque punto lungo il cammino verso la pace,
è perché l’ego ha tentato di unirsi a noi nel viaggio e non lo può fare.
(T.8.V.5:5)
Potremmo cadere in questo errore anche perché molte lezioni del libro degli esercizi ci presentano i pensieri della mente corretta, e noi potremmo credere che il nostro compito sia cercare di pensarli. No. Quello che dobbiamo fare non è cercare di pensarli, ma PRENDERE ATTO DEL FATTO CHE NON LI PENSIAMO AFFATTO (I passo del perdono), e scegliere un diverso Insegnante (II passo del perdono). A questo punto faremo la miracolosa esperienza di accorgerci di pensare proprio quei pensieri. E questa sensazione ci sorprenderà e ci meraviglierà. Ci sentiremo protetti e guidati. Usando una felice espressione di Gloria Wapnick, ci sperimenteremo “pensati”. Proveremo un profondo senso di gratitudine. Saremo finalmente in contatto con quella pace autentica di cui parla il Corso.
Per ripetermi ancora una volta: le nostre percezioni non mutano perché noi scegliamo deliberatamente quali siano i pensieri che dovremmo pensare. NO. Le nostre percezioni mutano perché abbiamo guardato onestamente il nostro ego e abbiamo scelto sinceramente di metterlo in discussione rivolgendoci a un diverso Insegnante. E da cosa dipende la sincerità di tale desiderio? Dall’aver praticato adeguatamente e onestamente il passaggio precedente, ossia il vedere che il nostro malessere non era determinato dalla cosa in sé ma dalla percezione che ne avevamo e a cui volevamo stare attaccati con tutte le nostre forze, perché volevamo avere ragione.
Un'altra componente importante del guardare onestamente e dello scegliere sinceramente è consapevolizzare quanto ci costi il voler mantenere l’ego dentro la nostra mente, cioè prendere coscienza di come stiamo male (T-30.I.8:2-3). Se è vero che stiamo male a causa delle nostre percezioni, e se è vero che le percezioni dipendono da noi perché siamo noi ad averla scelte, diviene naturale accedere alla decisione successiva, che consiste nel chiedere aiuto ad una istanza spirituale (cioè pregare lo Spirito Santo, Gesù, o qualsiasi simbolo spirituale ci sia caro) non tanto per risolvere il problema esterno, quanto piuttosto per ricevere aiuto nel vedere le cose in modo diverso.
Come ho scritto precedentemente ciò che accade dopo aver praticato I primi due passi del perdono è un'esperienza miracolosa. E' un po' come se si accendesse improvvisamente una lampada in una stanza rimasta al buio fino a quel momento: si vedono improvvisamente delle cose che prima non si vedevano, o addirittura non si sospettava nemmeno che fossero lì. Allo stesso modo, una volta messi in discussione i pensieri dell’ego e aver invitato l’Insegnante della luce, ci accorgiamo che spuntano nella nostra mente dei pensieri luminosi che nell’oscurità precedente non riuscivamo a vedere, dei pensieri che non sapevamo nemmeno di poter pensare.
E così, proprio mentre osserviamo una lunga fila di bare - per ritornare all’esempio contenuto nella domanda iniziale- ci potrebbe venire in mente che la morte non esiste, e che quei cadaveri sono soltanto una parvenza, un’illusione, e la vera essenza di quegli esseri è ancora viva, anche se in una dimensione che magari al momento non riusciamo a percepire. E questo ci darà un po’ di sollievo, perché ci accorgeremo di affacciarci ad una dimensione più vasta di quella in cui ci trovavamo prima che quel pensiero affiorasse nel nostro spazio mentale. Non proveremo sollievo perché delle persone sono morte. Certamente no. Proveremo sollievo perché il pensiero che sia morto solo il loro corpo ci avrà fatto affacciare per un istante all’Eternità. Ci sembrerà di essere usciti di colpo dai nostri limiti.
Oppure ci accorgeremo che è svanita la paura di morire. Non che neghiamo il fatto di poter morire, ovviamente, ma scopriamo improvvisamente di non averne più paura. Potrebbe venirci in mente che tutto sommato la morte è semplicemente la fine di un’illusione, o una specie di passaggio verso un’altra dimensione, e ci sorge una sorta di strana e improvvisa curiosità per quest'altra dimensione sconosciuta, come succede ad un viaggiatore che sta preparando i bagagli e anticipa nella sua mente il viaggio che andrà a fare.
Oppure- se prima eravamo arrabbiati con qualcuno o qualcosa, per esempio con il Governo per non aver provveduto in tempo all’emergenza- potremmo accorgerci di colpo che la rabbia è decaduta e vedere che in questi giorni tutti, anche i governanti, sono attanagliati da ansia e paura: ci rendiamo conto che anche loro potrebbero essere rimasti completamente spiazzati dalla situazione e che forse stanno semplicemente facendo del loro meglio. Non che a volte non sbaglino, per carità, ma potrebbe trattarsi di errori dovuti alla paura o all’incomprensione o all’inesperienza, che assale loro come assale tutti noi. E magari qualcuno di loro è anche in mala fede. Ma adesso potremmo cominciare a renderci conto che anche la mala fede è una forma di paura, e in quanto tale necessita di correzione, non di attacco e punizione. Perché – ci sorprendiamo ora a considerare- siamo tutti uguali, non nella forma ma nel contenuto della nostra mente. Con stupore ci accorgeremo allora di vedere in quelle persone precedentemente tanto giudicate o addirittura odiate dei fratelli in difficoltà, invece di vedere delle figure d'autorità insensibili, opportuniste e incompetenti. E ci viene in mente che invece di porci nei loro confronti come dei giudici ostili, potremmo domandarci come essere loro d’aiuto per sostenerli in un momento difficile, anche se aiutare a volte significa avere il coraggio di dire risolutamente che non siamo d’accordo con loro.
Ci accorgiamo adesso che nel nostro cuore, prima freddo e dolente, si sta espandendo un inaspettato senso di calore. Questi nuovi pensieri ci stanno elevando su un piano diverso, dandoci un'idea della vastità e del potere della nostra esperienza interiore, e facendoci improvvisamente intuire che non abbiamo idea di quali siano i nostri migliori interessi perché non sappiamo il vero scopo delle nostre esperienze. E questo non ci dà angoscia, ma ci fa sentire accompagnati o addirittura protetti da una forza superiore che sta proprio dentro la nostra mente.
Sentiamo crescere in noi la gioia perché ci rendiamo conto di poter accedere a questa forza interiore ogni volta che vogliamo, dato che abbiamo appena sperimentato che si trova dentro di noi ed è a nostra completa disposizione se solo noi vogliamo attingervi. Scopriamo o riscopriamo di non aver bisogno dell'aiuto di qualcuno o qualcosa esterni a noi per raggiungere un tale stato. No. Abbiamo solo bisogno di guardare- come abbiamo appena fatto- l'interferenza del nostro ego (colpa, rabbia, paura, ansia, ecc) e di metterla in discussione chiedendo aiuto allo Spirito Santo. E il gioco è fatto.
E allora potremmo accorgerci che affiora -o riaffiora- in noi un senso di libertà dalle nostre ossessioni. Sentiamo che possiamo essere liberi non tanto dagli incubi esterni, ma da noi stessi, dal nostro devastante bisogno di sentirci vittime e di autodistruggerci con le nostre percezioni fallaci e la nostra cieca ostinazione nel voler avere ragione. E accanto alla libertà, alla vastità, alla forza, vediamo espandersi nel nostro cuore una pace profonda che ci fa intuire come questo mondo così crudele possa in realtà essere illuminato da una bellezza e da una perfezione assoluta, se noi scegliamo di sentire nella nostra mente la Presenza di Dio. E potremmo sorprenderci a prendere un impegno silenzioso, quello di non voler più essere soggetti alle leggi dell’ego, ma sempre e soltanto a quelle leggi d’amore che un Dio d’Amore ha posto nella nostra mente.
Mentre ci lasciamo cullare da questa nuova sensazione di pace potremmo scoprire che in noi si estende un profondo senso di comunione con tutti i nostri fratelli. Non solo gli Italiani, o i Cinesi, o coloro che sono come noi in preda all’emergenza di questi giorni. No. Tutti, indistintamente. Anche coloro che avevamo giudicato per il loro atteggiamento. Anche coloro che ci sembravano più fortunati di noi. I simpatici e gli antipatici. Gli aggressivi e gli indecisi. Senza confini, né spaziali né temporali. Sentiamo di essere tutti accomunati da un unico intento, quello di uscire da una dimensione interiore di dolore che piaga la nostra mente da sempre. Riscoprendo come la vera malattia di cui soffriamo non è nel corpo, ma è rappresentata dal senso di vuoto dentro la nostra mente, potremmo iniziare a comprendere come siamo tutti uniti da un unico interesse comune, uscire dall'incubo che l'ego ha instaurato nella mente di tutti. Sentendoci ora accomunati da questo intento, ci percepiamo tutti in cammino verso la nostra vera casa.
E ci vengono le lacrime agli occhi sentendo il fiotto d’amore che scaturisce in noi nei confronti delle persone che stanno soffrendo perché non sanno come uscire dal proprio tormento interiore, dato che lo ritengono oggettivo e reale. Anche se a volte sono violente e aggressive e francamente insopportabili. Con tutto il cuore adesso vorremmo aiutarle perché ci sentiamo uniti a loro. Potrebbe venirci in mente a questo punto una delle bellissime preghiere del Corso, per esempio quella contenuta in T-18.V.7. E ci sorprendiamo a recitarla silenziosamente, rivolgendola proprio a coloro che in questo momento stanno morendo da soli e senza il conforto dei loro cari.
Desidero questo istante santo per me stesso, affinché possa condividerlo con mio fratello che amo.
Non è possibile che io possa averlo senza di lui o lui senza di me.
Tuttavia è del tutto possibile per noi condividerlo adesso.
E così scelgo questo istante come quello da offrire allo Spirito Santo,
affinché la Sua benedizione possa discendere su di noi e mantenerci entrambi in pace.
E a questo punto potremmo notare che è scomparsa la solitudine, proprio quella solitudine che prima provavamo a causa – così credevamo- dell’isolamento a cui siamo stati chiamati in questo periodo di emergenza. Ci meraviglia il fatto di riuscire a sperimentare finalmente quelle frasi che avevamo letto tante volte nel Corso senza capirle: che la vera unione è nella mente che sceglie la pace nell’istante santo, e non nel corpo, perché solo la mente può comunicare e il corpo non è poi così necessario per sentirsi uniti agli altri. (T-15.VII.8,12,14)
Con stupore potremmo assistere allo scorrere nella nostra mente e nel nostro cuore di questo flusso ininterrotto di pensieri e sensazioni di forza, di luce, di pace e di amore nei confronti di tutti, e potremmo meravigliarci ricordandoci che il nostro processo è partito dall’osservare con angoscia una lunga fila di bare, anzi constatiamo che mentre con la vista interiore stiamo vedendo tutto questo, i nostri occhi fisici continuano a vedere soltanto delle bare. Comprendiamo per la prima volta quelle frasi del Corso che sostengono che gli occhi non vedono (T-28.V.4:4-8; P-2.VI.3:2). Anzi, ci sorprende l’evidenza che riusciamo a comprendere tanti concetti del Corso che prima non comprendevamo affatto, o che riusciamo a comprenderli ad un livello più profondo ed inimmaginato.
Stiamo assistendo all’evolversi in noi di un processo meraviglioso…. Ecco dunque cos’era il miracolo di cui parlava il Corso! E ci torna in mente una bellissima frase del Manuale, piena di speranza:
Il sentiero diventa alquanto diverso man mano che si prosegue.
E tutta la magnificenza, la maestosità della scena e gli immensi panorami che si dischiudono
per venirti incontro man mano che il viaggio prosegue non potrebbero essere pronosticati dall’inizio.
Tuttavia persino questi, il cui splendore raggiunge vette indescrivibili man mano che si procede,
non sono davvero nulla al confronto di tutto ciò che attende quando il sentiero terminerà e il tempo finirà con esso.
(M-19.2:5-7)
E adesso potremmo sperimentare una gioia profonda, ed insieme ad essa una profonda gratitudine per aver ricevuto un tale dono che ci permette di trascendere così radicalmente quello che a questo punto appare chiarissimamente come uno stato illusorio di malattia e di morte.
Forse sospettiamo di perdere nuovamente, fra un po’, questo meraviglioso senso di pace, di gioia, di libertà, di amore. Ma sappiamo anche che abbiamo trovato un tesoro: un metodo semplice e straordinario per sperimentarlo ogni volta che vogliamo. E questo ci basta.
Ecco… questo è un esempio delle immagini e dei pensieri che possono affiorare nella mente corretta rispetto ad un evento qualsiasi. E’ un’esperienza che ho fatto molte volte. E’ questo- per me- ciò che il Corso intende con “ascoltare la Voce dello Spirito Santo”. Con ciò non voglio dire che dopo aver scelto di chiedere aiuto allo Spirito Santo per vedere in un altro modo ci capiterà di pensare esattamente questi pensieri. Ho voluto solo fornire un possibile esempio. Ché, anzi, solitamente la nostra esperienza sarà più contenuta. Magari proveremo solo un senso di comunione, o una qualche maggiore forza interiore, o un vago senso di fiducia. In questo articolo ho voluto mettere insieme varie esperienze, per esporre sinteticamente alcune delle molteplici varianti della pace a titolo esemplificativo.
Penso che in questi giorni di isolamento fisico possiamo proprio provarci. Quale occasione migliore?
Per la III parte: un metodo semplice e straordinario clicca qui
Torino, 25 marzo 2020