D #1010: Nel mondo della forma, nelle nostre interazioni quotidiane con la gente, qual è il consiglio in merito al comportarci senza giudizio? Incontriamo le persone e portiamo avanti delle conversazioni di un tipo o di un altro, ma inevitabilmente emerge il nome di qualcun altro e sembra che si esprima un “giudizio”; oppure nel conversare sugli eventi attuali – politici, spirituali o di altro tipo – si esprimono giudizi. Ho trovato molto difficile mantenere una “mente corretta” nel vivere in questo mondo e mi sono chiesto di cosa parlare se non esprimendo un’opinione su una cosa o un'altra, sia essa positiva o negativa.
R: E’ normale nel mondo che deriva dal pensiero di separazione avere un punto di vista ed esprimerlo; di fatto sarebbe impossibile non avere preferenze e passare del tempo con alcune persone e non con altre. Essere nella mente corretta non significa che non si possa avere un punto di vista: semplicemente non lo prenderai seriamente e quando vieni chiamato ad esprimere un giudizio oggettivo o una valutazione, lo farai senza l’elemento della condanna che rinforza le differenze e la separazione. Una linea guida utile da seguire – nei termini del contenuto nella tua mente – è che se ciò che dici su qualcuno non è vero per tutti deve venire dal tuo ego e quindi è un attacco. La forma delle persone differisce, naturalmente – comprese le opinioni – ma le forme non hanno nulla a che fare con ciò che è reale riguardo a noi. Solo il contenuto è significativo, e quel contenuto è che tutti, senza eccezione, hanno una mente sbagliata, una mente corretta e il potere di scegliere tra le due. Questa è la visione che dovrebbe informare il contenuto nella tua mente. Una volta che sei chiaro in merito e non hai alcun investimento da una parte o dall’altra di una discussione, automaticamente farai o dirai qualsiasi cosa sia la più amorevole. Questo potrebbe significare partecipare alla discussione, non partecipare o lasciare l’incontro.
Gli studenti del Corso molte volte rinforzano la separazione e le differenze non partecipando in conversazioni che implicano giudizi sugli altri: pettegolezzi e cose del genere. Ritengono che non sarebbe mai la cosa giusta da fare, senza aver prima chiesto aiuto e senza ricordare che tutto ciò che importa è il contenuto dell’unirsi con gli altri, non la forma dell’unirsi. Finiscono col giudicare le persone perché giudicano gli altri, facendo così proprio lo stesso errore per cui accusano gli altri. In termini di contenuto, può essere amorevole fare quello che stanno facendo gli altri così da non renderti separato. Non c’è un comportamento giusto o sbagliato in queste situazioni, ma solo al livello di pensiero. Gesù ci dice di fare le cose “assurde” che un fratello ci chiede (T.12.III.4:1) ma ci mette in guardia sul non farlo se può far del male a sé o a qualcun altro (T.16.I.6:4). E’ quindi necessario avere discernimento.
Aiuterà anche tenere in mente che l’enfasi degli insegnamenti di Gesù in merito al giudizio è che non è peccato, ma è semplicemente impossibile, intendendo che noi non abbiamo la conoscenza necessaria per esprimere giudizi. Ci siamo messi nei guai all’inizio giudicando contro quello che era meglio per noi: abbiamo scelto di ascoltare l’ego anziché lo Spirito Santo e così non dovremmo dare troppo peso alla nostra capacità di esprimere buoni giudizi. Questa è la posizione di Gesù, così egli ci incoraggia a procedere da una base di umiltà. Queste idee sono discusse in “Come si abbandona il giudizio?” nel manuale per gli insegnanti (M.10), e nella Lezione 151 del libro degli esercizi (L.pI.151). Un atteggiamento di umiltà aiuta a mantenere aperta la nostra mente per far sì che la Voce che parla per Dio giudichi tramite noi.
Questo problema comune nell’elaborazione degli insegnamenti del Corso da parte degli studenti è affrontato nei nostri album audio “To Judge or Not to Judge” e “The Meaning of Judgment” [disponibili solo in inglese, NdT]. Anche la domanda #692 di questo servizio è pertinente.