Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 005 Uso del genere maschile nel linguaggio del Corso

 

 

D #5: Cosa mi dici di tutto quel linguaggio specificatamente maschile? Fino ad ora non mi sono imbattuta in nemmeno un riferimento al 50% della popolazione mondiale. O le femmine sono soltanto un’altra illusione? Continuo ad amare il Corso, ma questo linguaggio di genere mi dà fastidio.

 

R: Questa domanda è simile alla domanda 10 che si trova nella pubblicazione della Fondazione, “The most commonly asked questions” (“Le domande più comuni su Un Corso in Miracoli”, edizione disponibile in italiano sul sito www.ucim.it) scritto da Gloria e Kenneth Wapnick. Una risposta leggermente modificata rispetto a quella del libro è che Gesù non pratica l’arte della “correttezza politica”. Piuttosto, il suo Corso è scritto linguisticamente all’interno della tradizione Giudeo – Cristiana dominata dal maschile, e usa il linguaggio biblico patriarcale su cui si basa questa tradizione. Di conseguenza, il Corso si conforma a questa cultura religiosa usando termini che sono esclusivamente maschili. Gesù stesso parla del suo uso del linguaggio orientato all’ego:

Questo corso rimane all’interno della struttura dell'ego, dove è necessario… usa le parole, che sono simboliche, e che non possono esprimere ciò che si trova al di là dei simboli. (C.in.3:1,3).

E così è chiaro che il significato del Corso nell’usare questo linguaggio maschile si trova altrove. Mentre la forma delle parole del Corso è la stessa della tradizione occidentale vecchia di duemila e cinquecento anni, il suo contenuto è esattamente l’opposto. Questo ci offre un buon esempio di un principio enunciato due volte nel testo, che lo Spirito Santo non ci porta via le nostre relazioni speciali (la forma), ma invece le trasforma (cambiando il loro scopo – il contenuto) (T.17.IV.2:3,4,5,6; T.18.II.6). Pertanto al lettore è data una meravigliosa opportunità di praticare il perdono facendo in modo che qualsiasi  pensiero di giudizio inconsciamente presente venga portato alla consapevolezza dal linguaggio “sessista” del Corso, così che possa essere guardato in maniera diversa con l’aiuto dello Spirito Santo. In questo modo, una relazione di odio (o amore) speciale con autorità patriarcali – religiose o secolari – può essere trasformata in una relazione santa, relazione che ora ha perdono e pace come scopo, invece di giudizio e attacco.

Allo stesso modo possiamo comprendere l’uso che il Corso fa del termine Figlio di Dio. Per duemila anni  è stato esclusivamente usato nella teologia cristiana per denotare solo Gesù, il biblico Figlio unigenito generato da Dio, e Seconda Persona della Trinità. Inoltre la specialezza di Gesù venne accentuata da San Paolo relegando il resto dell’umanità allo status di “figli adottivi” di Dio (Galati 4:5). Per accentuare il punto che egli è nostro uguale, Gesù in Un Corso in Miracoli usa lo stesso termine che in precedenza aveva escluso tutti eccetto lui stesso. Adesso, tuttavia, denota tutti: i bambini di Dio che invece credono di essere corpi e separati dalla loro Fonte e perciò diversi da Lui. E ancora più specificamente, il termine Figlio di Dio  denota gli studenti che leggono e studiano Un Corso in Miracoli, un uso chiaramente fatto senza riguardo al loro genere.

Questo termine è così deliberatamente usato per aiutare a correggere duemila anni di quello che Un Corso in Miracoli vede come una distorsione che il cristianesimo ha fatto del messaggio di base di Gesù, in questo caso la perfetta uguaglianza e unità della Figliolanza di Dio. E così nel Corso Gesù si presenta come non diverso da chiunque altro nella realtà (sebbene egli sia certamente diverso da noi nel tempo). Perciò, ripetiamo, lo stesso termine – Figlio di Dio – che veniva usato soltanto per Gesù è adesso usato per tutti noi. Inoltre, il termine è anche usato per denotare Cristo, la creazione di Dio prima della separazione, il Suo unico Figlio. Di nuovo: vediamo l’uso della stessa forma come nel cristianesimo tradizionale, ma con un contenuto totalmente diverso. La frase Figlio di Dio può anche essere facilmente compresa come sinonimo di bambino, termine che viene usato anch’esso spesso nel Corso.   

La reinterpretazione di Figlio di Dio da esclusivo a totalmente inclusivo è cruciale nel sistema di pensiero del Corso. E, a causa del motivo per  cui Gesù usa questo termine, gli studenti – uomini e donne allo stesso modo – dovrebbero essere vigili contro la tentazione di cambiare il linguaggio “offensivo” del Corso. Se pur tale  pratica è comprensibile, serve a minare uno degli scopi pedagogici di Gesù. Per seguire gli insegnamenti di Un Corso in Miracoli è molto meglio lasciare la forma così com’è, e cambiare invece la propria mente. In queste circostanze, si farebbe bene a parafrasare una famosa riga del testo: Quindi, non cercare di cambiare il corso, ma scegli di cambiare la tua mente riguardo al corso (T.21.in.1:7). Perciò, poiché la forma del Corso non verrà cambiata, gli studenti farebbero bene ad usare le loro reazioni come una lezione in cui possono imparare a perdonare, non solo Gesù, Helen o lo stesso Un Corso in Miracoli, ma anche coloro che in passato (o nel presente) sono stati da loro percepiti come se li avessero trattati (o avessero trattato altri) ingiustamente.

Una nota finale sull’argomento del linguaggio maschile del Corso: è da molto tempo una convenzione grammaticale che i pronomi che si riferiscono a un sostantivo neutro, come “uno” o “persona” prendano la forma maschile. Chiaramente, poiché uno degli insegnamenti centrali di Un Corso in Miracoli è che non siamo corpi, la questione, nuovamente, è semplicemente di forma o di stile.