D # 922: Recentemente ho letto ancora un altro articolo in cui si dibatteva se Un corso in miracoli fosse realmente canalizzato o meno dal “Gesù storico”. Ho sempre trovato questo argomento 1) irrilevante e 2) un classico esempio di errore di forma verso contenuto. La mia opinione è che quando Helen e Bill concordarono di “trovare un altro modo”, Helen ebbe accesso alla parte della sua mente il cui contenuto è puro, senza forma, Amore. Helen, tuttavia, avendo paura di quell’Amore (come tutti noi), poteva accedervi solo nella forma che le era familiare e con cui si sentiva a proprio agio. Il suo interesse in Gesù, nello specifico all’interno del contesto del Cattolicesimo, così come anche il suo retaggio scolastico, era naturale che producessero un “corso” spirituale in termini “cristiani”. E se Helen fosse stata un cuoco buddista? E’ plausibile che il documento trascritto sarebbe stato un “libro di cucina” spirituale canalizzato dal Buddha. Dico questo solo in parte per scherzo. Mi serve come promemoria costante per ricordare che, sebbene la forma sia importante, non è altro che un mezzo verso un fine… verso l’Amore senza forma che vi sta dietro. Pensieri al riguardo?
R: Abbiamo discusso questa tematica nelle domande #110 e #156, dove abbiamo sottolineato l’importanza di guardare ogni cosa dell’illusione come simbolo, insieme all’importanza di fare distinzione tra la forma ed il contenuto. E’ comprensibile che siano emerse controversie in merito al fatto che Gesù fosse l’autore di Un corso in miracoli, poiché il suo messaggio ed i suoi insegnamenti sono radicalmente diversi da quelli presentati nella Bibbia. Anche così restiamo fedeli al suo contenuto non usando queste differenze come strumenti per rendere speciale il Corso, né tantomeno noi in quanto suoi studenti. Questo tema viene frequentemente affrontato nelle nostre pubblicazioni – forse con maggior rilievo nel Capitolo 17 di Absence from Felicity, che penetra profondamente nella dimensione forma-contenuto di Helen e della sua relazione con Gesù. Infatti il capitolo 17 è intitolato “Helen e Gesù: l’illusione e la Realtà”. Il nostro impegno inconscio e perpetuo nei confronti della “santità” dell’esistenza corporea individuale è l’ostacolo nell’andare oltre l’adorazione della forma a spese del contenuto.