D # 1.016: (i) (Una risposta a due domande sottoposte dalla stessa persona). Diciamo che vivo la mia giornata riferendomi al mio corpo, nei miei pensieri, in terza persona, vedendolo come un “fantoccio” della mia mente egoica nel mio triste, triste sogno. C’è un difetto in questo approccio nel contesto di Un corso in miracoli?
(ii): In quanto perfezionista/drogato di lavoro in fase di recupero posso guardare indietro e vedere come il corpo sia stato abusato quando usato come strumento per raggiungere qualcosa (errata percezione di un ruolo o di un obiettivo). C’è una visione più ampia in questa arena, quindi chiedo: come dobbiamo percepire il corpo (ruolo, scopo, obiettivi) per non abusarne?
R: Sì, il corpo può essere visto come un “fantoccio” della mente, dal momento che agisce semplicemente con una decisione della mente di identificarsi con esso, usandolo come l’espressione nella forma di una scelta di separazione della mente. Ci si riferisce ad esso anche come personaggio del sogno, che è qualcosa di più preciso perché, come sappiamo dalla nostra esperienza con i sogni notturni, le persone e gli eventi di un sogno non sono reali. Sebbene sia il personaggio di un sogno, è importante prestare attenzione ai pensieri del corpo, alle sue reazioni e sensazioni. Queste cose specifiche sono state fatte di proposito per soddisfare l’obiettivo dell’ego di rendere il corpo reale e per tenere lontano dalla consapevolezza il potere di scegliere della mente. Dissociarsi dal corpo senza riconoscere la strategia dell’ego potrebbe causare un corto circuito nel processo di imparare ad accettare la responsabilità di aver scelto l’uso che l’ego fa del corpo. Il Corso ci insegna a relazionarci al corpo come ad uno strumento di comunicazione per riconoscere la scelta che è stata fatta nella mente. Siccome l’identità con la mente ed il suo potere di scegliere è stato dimenticato, il corpo serve a mostrarci l’effetto della scelta della mente, se siamo disposti a guardare. Questa affermazione sul mondo si applica allo stesso modo al corpo e ci dà la prospettiva del Corso su di esso: “L’ego ha fatto il mondo come lo percepisce, ma lo Spirito Santo, colui che reinterpreta ciò che l’ego ha fatto, vede il mondo [il corpo] come strumento d’insegnamento per riportarti a casa" (T.5.III.11:1). Quando la mente sceglie la separazione, essa si identifica con l’ego e con il corpo, diventando così il corpo nella sua esperienza di se stesso. Tuttavia, la mente che lo ha dimenticato è una mente che può usare il corpo come strumento di comunicazione per riconoscere gli effetti della sua scelta.
Nella scelta di identificarsi con il corpo, è la mente che viene abusata. Essa attacca se stessa negando la sua vera natura come spirito e poi esacerba l’attacco proiettandosi sul corpo cancellando dalla consapevolezza ogni ricordo del suo potere di decidere. L’ego usa sempre il corpo per riflettere l’attacco della mente su se stessa. Non importa se si sperimenti l’attacco sotto forma di punizione o piacere, pigrizia o super lavoro. L’attacco consiste nel fatto che la mente crede di essere un corpo che può agire e sul quale si può agire. Di per sé il corpo non fa nulla: non può soffrire o godere indipendentemente dalla mente. Infatti Gesù ci dice nel testo: “Il corpo non esiste affatto in nessun singolo istante” (T.18.VII.3:1). Non ha scopo di per sé. Al servizio del’ego il corpo viene usato per separare ed attaccare. Al servizio dello Spirito Santo è un mezzo di comunicazione per ricordare alla mente che essa non è un corpo. L’obiettivo è quello di imparare a vedere ogni cosa di cui il corpo fa esperienza come messaggera di una decisione presa nella mente di ascoltare l’ego o lo Spirito Santo. Qualunque cosa che non sia la pace perfetta indica che la mente ha scelto l’ego e che può scegliere di nuovo. Come ci dice il testo: “Se lo usi [il corpo] soltanto per raggiungere le menti di coloro [compresi specialmente se stessi] che credono di essere dei corpi, e insegni loro tramite il corpo che non è così, comprenderai il potere della mente che è in te. Se usi il corpo per questo e solo per questo, non puoi usarlo per attaccare.” (T.8.VII.3:2,3).