D # 870: Mi trovo nella situazione di dover accusare qualcuno in tribunale perché (al livello della forma) ha fatto un errore. So che non importa se lo faccio o meno, la sola cosa che importa è come lo faccio, con amore o con colpa. La vita di certo sarebbe diversa per questa persona se non dicessi nulla. Così mi sento piuttosto in colpa per il fatto di doverlo fare. Come posso fare per essere in grado di accusarlo con Gesù e non con il mio ego? Sono sicuro che questo sia possibile.
R: Per applicare i principi di Un corso in miracoli ad ogni situazione nel mondo è essenziale fare una distinzione tra forma e contenuto. Qualsiasi cosa questa persona abbia fatto al livello della forma non cambia il contenuto dell’Identità che condivide con tutta la Figliolanza, come innocente Figlio di Dio. Come tu stesso fai presente, è possibile portare avanti un contenzioso con la mente corretta. Il sistema di giustizia criminale è sicuramente un chiaro esempio del sistema di pensiero dell’ego in azione. Dal problema dell’autorità a un dispiegamento di trame persecutrici, la sua forma è solidamente fondata su giudizio di colpa e innocenza, vittima e persecutore, e soprattutto differenze. Non c’è da sorprenderci di questo, né è peggio di qualsiasi altra istituzione o relazione fatta dall’ego per provare la realtà del mondo come difesa del suo credere nella separazione. Così i principi di perdono che Gesù insegna si applicano allo stesso modo per deporre in tribunale come per qualsiasi altra cosa nella nostra vita. Né i criminali né il sistema del tribunale hanno il monopolio della follia. Ogni persona è egualmente folle nella propria mente sbagliata, ed egualmente capace di scegliere la mente corretta.
Da questa prospettiva, qualcuno con un comportamento corretto, legale e socialmente accettabile può avere una mente piena pensieri malvagi di attacco che lo fanno diventare un “felice assassino”: “Ciò che non é amore é assassinio. Ciò che non é amorevole dev'essere un attacco. Ogni illusione é un assalto alla verità, e ciascuna fa violenza all'idea dell'amore perché sembra essere di uguale verità” (T.23.IV.1:10,11,12). Questo è un altro modo per dire che non c’è gerarchia nelle illusioni (T.26.VII.6). Pertanto non può esserci gerarchia nel crimine. L’ego vuol farci credere diversamente, insieme al credere che il comportamento criminale abbia un effetto deleterio. Naturalmente c’è un effetto nella forma:i corpi possono essere feriti, ma nulla di esterno alla mente può avere alcun effetto su di essa.
Mentre il mondo si occupa della forma, del comportamento, dei criminali e della punizione, l’insegnamento di Gesù nel Corso si occupa del contenuto della mente. Consultarsi con Gesù in tribunale, quindi, significa vederlo come un’aula scolastica di perdono guardando con onestà i giudizi su se stessi e sull’accusato, che si basano tutti su differenze e separazione. In quest’aula scolastica non ci sono posti in prima fila, e il banco del testimone serve a fare domande sui propri giudizi. Qualsiasi colpa tu possa sentire viene da questi giudizi anziché dall’archiviare gli addebiti. Se è stato commesso un atto illegale, ci sono delle conseguenze legali. Questo è un semplice fatto che non implica alcun giudizio. Il fatto di un procedimento legale non produce colpa. La colpa viene dall’aver già scelto l’ego nella mente, e i giudizi sono proiezioni di quella colpa su se stesso e sugli altri. Portando l’attenzione ai giudizi nella mente, il riflettore non punta più sull’accusato. Questo è l’inizio del perdono, che è il modo di procedere con l’accusa con Gesù anziché con l’ego. Così, in tribunale, come ovunque nella nostra vita, l’obiettivo è chiedere a Gesù di aiutarci a guardare ogni giudizio affinché possa essere guarito. Condivideremo la visione dello Spirito Santo nei confronti di coloro che accusiamo quando un giudizio qualsiasi viene portato alla consapevolezza e dato a Lui perché venga trasformato. “Se guarderai, lo Spirito Santo giudicherà ed Egli giudicherà correttamente. Tuttavia Egli non può far dissolvere nello splendore ciò che tieni nascosto perché tu non Glielo hai offerto ed Egli non può portartelo via” (T.12.II.9:7,8).