Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 195 Come posso conciliare il bisogno di competere con gli insegnamenti del Corso?

 

D # 195: Per un atleta, la competizione è un modo per pagare le bollette. Come possiamo conciliare il battere un avversario e la lotta quotidiana per poter battere meglio il proprio avversario come farebbe, diciamo, un pugile o un calciatore? Sono un musicista e se mi permetto di abbassare il livello al di sotto di una certa soglia perdo il lavoro. Dunque come possiamo affrontare le sfide della competizione e della sopravvivenza quotidiana e non essere consapevoli della dualità?

 

R: Il punto focale del nostro lavoro con Un Corso in Miracoli non è andare oltre la nostra consapevolezza della dualità, ma diventare più consapevoli di quale insegnante abbiamo scelto come guida nella nostra vita quotidiana – l’ego o Gesù – e pertanto se stiamo imparando a rinforzare o a disfare la nostra credenza nella separazione. Dal momento che non c’è gerarchia di illusioni, possiamo assolutamente imparare le nostre lezioni di perdono in qualsiasi occupazione. La competizione permea praticamente tutto ciò che è in questo mondo, perché il mondo non è altro che il quadro esterno del sistema di pensiero egoico di competizione nella nostra mente. L’ego è in un costante stato di competizione con ciò che percepisce come una minaccia alla sua esistenza. “Uccidere o essere ucciso” descrive praticamente ogni dimensione dell’esistenza fisica e psicologica nel mondo che è radicata in quel sistema di pensiero.

Ora puoi quindi vedere il tuo ruolo di musicista (forma) come un'aula scolastica nella quale – se scegli Gesù o lo Spirito Santo come tuo insegnante – puoi imparare a disfare la separazione che percepisci normalmente tra te ed i tuoi colleghi (contenuto). Così faresti pratica nel fare tutto il necessario per mantenere la tua competenza (forma), ma lo faresti con Gesù o lo Spirito Santo (contenuto). Il tuo scopo non sarebbe quello di battere gli altri per una posizione – sebbene la forma sembrerebbe essere tale. Il tuo scopo sarebbe quello di imparare che i tuoi interessi non sono separati da quelli di chiunque altro, e che guadagnare o acquisire qualcosa alle spese di un altro è veramente senza valore.

Così potresti imparare a competere per un primo posto nell’orchestra – per esempio – imparando allo stesso tempo che la sola cosa che ha un valore reale è percepire te stesso e ogni altra persona dell’orchestra come parte dell'unico Figlio di Dio. In altre parole, procederesti in maniera diversa. Il tuo atteggiamento o il contenuto nella tua mente è ciò che sarebbe cambiato. Alla fin fine non fa differenza se uno è un musicista migliore di un altro.

In linea di principio possiamo praticare il Corso in qualsiasi ruolo. “Non c’è ordine di difficoltà nei miracoli. Uno non è più ‘difficile’ o ‘più grande’ di un altro” (T.1.I.1:1,2). Quindi è perfettamente possibile imparare il Corso mentre si gioca al calcio o si è un pugile. Ci sono stati molti esempi di atleti professionisti che hanno portato avanti il loro sport “da gentiluomini”, pur essendo schierati tra i migliori.

Infine dobbiamo sempre fare attenzione a non giudicare i nostri progressi spirituali e quelli di qualcun altro in base alla forma, poiché è per noi impossibile vedere nella sua totalità il percorso di Espiazione, nostro o altrui.

Forse il fatto di essere un difensore in una squadra di calcio è un ruolo che la mente ha scelto per imparare l’assenza di valore della vittoria oppure l’insignificanza del corpo. In linea di principio non siamo in grado di escluderlo. Analogamente la Bhagavat Gita racconta la storia di Krishna che consiglia Arjuna di essere il miglior guerriero possibile, perché questo è il suo dharma. “Come può morire ciò che è immortale?”, ricorda Krisna ad Arjuna, che era turbato per il fatto di dover uccidere gli altri.