Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1029 Potremmo mai essere guidati ad usare la paura come strumento?

 

D # 1029: In Un Corso in Miracoli Gesù dice: “Fa in modo che nessuno abbia paura, poiché la sua colpa è la tua” (T.13.IX.2:2). Sono un insegnante e odio dirlo, ma in certi casi l’unico modo per tenere sotto controllo la mia classe piena di studenti delle medie è di spaventarli. Per esempio, se i miei studenti non temessero che io possa abbassare i loro voti o chiamare i loro genitori se si comportano male, non avrebbero alcuna motivazione a comportarsi in classe come ho bisogno che facciano. Come faccio a riconciliare il suggerimento che fai spesso di non dimenticarsi di essere “normali” con l’affermazione di Gesù che ho citato sopra sul non impaurire gli altri? Non vedo altra modalità pratica di controllare la mia classe, a volte, se non usando la paura. Penso che ciò che sto realmente chiedendo sia: Possiamo essere amorevolmente guidati ad usare la paura?

 

R: Stai soffrendo di un’altra di quelle confusioni di forma contrapposta a contenuto così comuni tra gli studenti di Un Corso in Miracoli! (Potresti dare un’occhiata alle Domande #371, #452, #484 e #584 per una discussione più approfondita di argomenti collegati a quelli che tu sollevi qui). Prima di tutto, per rispondere alla domanda finale, non saremo mai amorevolmente guidati ad usare la paura come modo per cambiare o controllare qualcuno per qualsivoglia motivo, nemmeno marmocchi di 12 o 13 anni! Perché la paura è l’emozione/pensiero che viene scatenata o rinforzata dal nostro credere nella nostra colpa (T.19.IV.A.10:1,2,3,4), che afferma che meritiamo una punizione (T.26.VII.3:1; L.pII.259.1:4), e lo scopo principale di Gesù nel Corso è aiutarci a disfare la nostra colpa e tutte le sue varie espressioni. Quindi qualsiasi intervento o manipolazione intese a rinforzare la colpa e la paura per raggiungere un fine specifico non potranno mai partire dalla mente corretta.

Ora, qui non si intende dire che non potremo mai essere amorevolmente guidati ad essere fermi o ad imporre la disciplina o che non possano esserci delle conseguenze negative nel rapporto con gli altri, specialmente con bambini e adolescenti.

E questo ci riporta all’argomento centrale nel Corso sullo scopo, che è sempre ciò che determina il contenuto  di qualsiasi nostra decisione e successiva azione. Se il nostro scopo è quello di vedere gli altri come responsabili per come ci sentiamo, allora abbiamo scelto di rinforzare la nostra credenza nella separazione e ci siamo rivolti all’ego come insegnante in questa situazione. Ma se il nostro scopo è ricordare che condividiamo tutti gli stessi interessi e le azioni esterne non sono altro che una richiesta, ad un livello più profondo, di quell’amore che tutti desideriamo sperimentare, allora abbiamo scelto di ascoltare lo Spirito Santo come nostra guida.

Quindi come si può vedere questo all’interno della tua situazione scolastica? Se sei consapevole, a qualche livello, di rabbia verso i tuoi studenti per i loro cattivi comportamenti e senti il bisogno di minacciarli e di punirli per portarli a fare ciò che tu vuoi che facciano, puoi star certo che è il tuo ego a farsene carico. Ma se riconosci semplicemente che stanno agendo in base alla loro età e che hanno bisogno di linee guida e di limiti, come anche di conseguenze nel caso di superamento di tali limiti, così da poter trarre beneficio, individualmente e come gruppo, dal loro ambiente educativo, questa potrebbe verosimilmente essere una prospettiva della mente corretta. Al livello della forma potresti fare e dire ai tuoi studenti le medesime cose di quando è il tuo ego ad avere il comando, ma il tuo intento o il tuo scopo saranno differenti.

Per fissare dei limiti da una prospettiva di mente corretta, devi prima essere molto onesto con te stesso riguardo a qualsiasi emozione basata sull’ego che provi nei confronti della tua classe nel complesso o verso qualsiasi studente o gruppo di studenti individualmente. Se sei consapevole di rabbia o persino di un leggero fastidio o irritazione, qualsiasi azione che compi nei confronti dei tuoi studenti in risposta a tali emozioni proverrà dal tuo ego. E quindi sarai tu ad avere bisogno di aiuto. Il primo passo sarà allora riconoscere che il tuo turbamento non ha nulla a che fare con il comportamento buono o cattivo dei tuoi studenti. La rabbia non è mai una reazione a qualcosa di esterno, indipendentemente da quanto possa sembrare giustificata (T.30.VI.1:1,2; M.20.3:3,4), ma rappresenta sempre una proiezione del nostro stesso conflitto interiore irrisolto riguardo la separazione (T.6.in.1:2,3,4,5,6,7). Questo è forse il passo più difficile da accettare nel processo di correzione, dato il valore attribuito alla proiezione come difesa all’interno del sistema di pensiero dell’ego.

Ma una volta che sarai in grado di riconoscere ed accettare che le tue reazioni non sono rivolte ai tuoi studenti ma alla tua stessa colpa, potrai ritirare la proiezione dai tuoi studenti e cominciare ad affrontare il vero problema nella tua mente. E questo implica semplicemente il riconoscere che la rabbia è stata una difesa per non accettare la responsabilità di come ti senti, ma che adesso sei disposto a riconoscere che sei tu a decidere come ti sentirai e reagirai.

Il tuo prossimo passo sarà semplicemente quello di offrire a Gesù la colpa interiore che sta dietro la tua rabbia e guardare con lui la sua natura insostanziale (T.18.IX.5:2,3,4; 6; 8). La nostra colpa non ci appare come nulla, ecco perché è così essenziale, nel processo di osservazione, unirsi a Gesù, che simboleggia per noi il ricordo dell’unità, il che significa che lui ci ricorda che la separazione e la colpa non sono reali. Quando ci diamo il permesso di fare questo passo, la rabbia e la colpa scompaiono. È a questo punto che puoi riportare la tua attenzione sui tuoi studenti, sapendo con maggiore chiarezza quale sia il modo più gentile e più amorevole di portare o tenere la classe sotto controllo, in quanto non ci sarà più alcun investimento di rabbia in questa situazione. Questo può implicare il dover porre dei limiti o potresti talvolta accorgerti che potrebbe esserci un modo differente di strutturare la classe o di inquadrare la lezione per stimolare più facilmente la partecipazione e la cooperazione dei tuoi studenti. Ed un approccio generale differente potrebbe evolversi nel tempo, man mano che riuscirai a lasciar andare i tuoi stessi ostacoli a vedere in modo più chiaramente.

E se dovessi essere guidato nel porre dei limiti con conseguenze per i tuoi studenti, potrebbe essere utile sapere che tu non  sei responsabile delle loro reazioni. Dovessero provare paura per le possibili conseguenze dovute al superamento dei confini che tu hai stabilito, la loro paura, proprio come la tua rabbia, non sarà il risultato dei limiti esterni che tu hai posto, ma piuttosto una proiezione della loro colpa irrisolta. La paura, dopotutto, non dovrebbe essere l’unica ragione per rispettare dei limiti, e tu puoi porre dei chiari limiti senza l’intenzione di far emergere colpa o paura, se avrai per primo fatto la tua parte nel riconoscere e lasciar andare i tuoi investimenti egoici nella situazione.