Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1040 Tre domande riguardanti il sogno e l’illusione.

 

D#1040: A proposito di parti della Domanda #167: siccome stiamo solo sempre “rivedendo mentalmente ciò che è già accaduto” dal momento che “questo mondo è finito molto tempo fa”, che senso ha il perdono a meno che tramite il perdono uno (qualsiasi mente/corpo individuale) possa effettivamente saltare parte o tutto di questo sogno/illusione perdonando ogni cosa tutto in una volta, se questo è possibile, e permettere realmente che tutto questo mondo/cosmo sia davvero finito e concluso?

E il concetto di illuminazione/risveglio produce conflitto in me perché non comprendo come si possa essere sia svegli che addormentati (questo concetto di “svegliarsi nel sogno”), perché o uno è sveglio e non sta sognando oppure è addormentato e sogna.

E siccome sia Gesù sia Un corso in miracoli sono anche illusione/sogno, cosa  che dice al lettore/studente illusorio che non esiste veramente come non esiste altro che un personaggio di un sogno nel sogno di qualcuno, come si può avere fiducia in qualcosa in questa esperienza nel mondo, compresi Gesù e il Corso? Mi sembra che non si possa fare affidamento su nessun sogno poiché possono cambiare e lo fanno in un istante e se siamo davvero solo personaggi di un sogno, tutto ciò che sembra accaderci non dipende affatto da noi come personaggi del sogno.

 

R: Rispondendo alle tue domande nell’ordine in cui le presenti: sì, il perdono, a cui il Corso fa riferimento anche come miracolo, ci permette di saltare parte o tutto del sogno. Per la maggior parte di noi, il nostro perdono in qualsiasi istante è incompleto o parziale e così noi saltiamo solo parte del sogno. Gesù discute un certo numero di volte, proprio all’inizio del testo, di questa natura del miracolo che fa risparmiare tempo: “Il miracolo è uno strumento di apprendimento che riduce il bisogno di tempo. Stabilisce un intervallo di tempo fuori dagli schemi, che non è soggetto alle solite leggi del tempo” (T.1.I.47:1,2 ). E alcune pagine dopo: “Il miracolo minimizza il bisogno del tempo. Nel piano longitudinale od orizzontale il riconoscere l’uguaglianza di coloro che appartengono alla Figliolanza sembra implicare un tempo quasi interminabile. Tuttavia, il miracolo comporta un improvviso salto della percezione da orizzontale a verticale. Questo introduce un intervallo dal quale entrambi, chi dà e chi riceve, emergono molto più in là nel tempo di dove altrimenti si sarebbero trovati. Il miracolo così ha la proprietà unica di abolire il tempo nella misura in cui rende non necessario l’intervallo di tempo che attraversa. Non c’è rapporto tra il tempo che ci vuole per fare un miracolo e il tempo che esso ricopre. Il miracolo sostituisce un apprendimento che avrebbe potuto richiedere migliaia di anni. Lo fa mediante il riconoscimento implicito della perfetta uguaglianza di chi dà e di chi riceve sui quali si basa il miracolo. Il miracolo accorcia il tempo collassandolo, eliminando così alcuni intervalli al suo interno. Tuttavia, lo fa all’interno della sequenza temporale più ampia” (T.1.II.6).

Nel capitolo successivo Gesù fa un’ulteriore elaborazione: “Proprio come la separazione è avvenuta nel corso di milioni di anni, così il Giudizio Universale [la “guarigione finale”] si estenderà per un periodo ugualmente lungo, e forse anche più lungo. La sua lunghezza può, tuttavia, essere accorciata moltissimo dai miracoli, strumenti per abbreviare ma non abolire il tempo” (T.2.VIII.2:5,6). In realtà sarebbe possibile lasciar andare l’intera illusione tutta in una volta, un collasso del tempo totale e completo se vuoi, se la nostra paura di perdere questo sé che crediamo di essere non fosse tanto grande. Perché non si tratta semplicemente del fatto che “questo intero mondo/cosmo [sarà] davvero finito e concluso” ma lo sarà anche il sé con cui noi ci identifichiamo, o qualsiasi sé specifico con cui desideriamo identificarci. E allora il nostro sé egoico chiede, chi saremmo? Ecco perché Gesù ci rassicura: “Non aver paura di essere improvvisamente sollevato e scagliato nella realtà” (T.16.VI.8:1).

Non sono sicuro da dove tu abbia tratto la conclusione che il Corso dica che noi siamo “svegli nel sogno”. Gesù afferma che: “Tu sei a casa in Dio sognando di essere in esilio”, ma questo non è la stessa cosa che dire che siamo svegli e sogniamo allo stesso tempo, poiché a quel pensiero aggiunge: “ma perfettamente in grado di risvegliarti alla realtà” (T.10.I.2:1). Ripetutamente nel Corso Gesù contrappone gli stati alternativi di sogno e risveglio, come nel passaggio che segue: È forse possibile continuare alcuni sogni e risvegliarsi da altri? La scelta non è tra quali sogni continuare, ma solo se vuoi vivere nei sogni o risvegliarti da essi. Così il miracolo non sceglie alcuni sogni perché restino intatti grazie alla sua benevolenza. Non puoi sognare alcuni sogni e risvegliarti da altri, perché o dormi o sei sveglio. E il sognare si accompagna solo a uno di questi stati” (T.29.IV.1:4,5,6,7,8; corsivo aggiunto).

Il Corso in effetti dice che non possiamo cambiare la nostra realtà (T.19.II.3) e il Sé che siamo realmente continua, inalterato dai nostri sogni da incubo (es. T.30.III.10; L.pI.190.6; L.pII.6.1). Ma risvegliato non descrive il nostro stato in Cielo. E’ un termine dualistico che si riferisce allo stato della correzione finale del sogno dell’ego nella mente divisa, quando riconosciamo che è tutto un sogno (T.17.I.1).

Un altro termine che Gesù usa per descrivere lo stato risvegliato è il mondo reale, ma questo è parte dell’illusione (es. T.26.V.12:3). Nel mondo reale sappiamo che la separazione non è mai avvenuta e che è solo follia pensare che poteva essere avvenuta. Siamo ancora consapevoli del sogno, ma non siamo più personalmente identificati con nessuno dei personaggi all’interno del sogno, sebbene altri che sono ancora addormentati e stanno sognando possano continuare a vederci come personaggi del loro sogno. Ci può essere un passo intermedio, prima che ci svegliamo, quando diventiamo consapevoli che stiamo sognando, molto simile allo stato del sogno lucido che alcune persone sperimentano di notte, quando siamo ancora addormentati ma diventiamo consapevoli che stiamo dormendo e sognando, ma scegliamo di continuare a dormire e sognare.

Per quanto concerne l’ultima cosa che ti preoccupa, sei stato intrappolato nell’illusione  allucinazione molto deliberata dell’ego secondo cui sei “il personaggio del sogno nel sogno di qualche sognatore” (es. vedi T.27.VII.8) anziché  tu stesso il sognatore del sogno T.27.VII.9). Se mantieni la tua identificazione e la tua attenzione sui simboli del sogno, i personaggi del sogno, di cui il sé che pensi di essere è semplicemente uno, hai ragione, non c’è nulla del sogno su cui poter fare affidamento, poiché nessuno è vero, nemmeno Gesù ed il Corso. Ma i simboli possono essere usati per servire solo uno dei due scopi contrastanti, ed è al livello dello scopo che possiamo distinguere ciò su cui si può e non si può fare affidamento. Lo scopo del sogno è sempre assegnato, non all’interno del sogno stesso, ma nella mente fuori dal sogno. E, molto semplicemente, i simboli all’interno del sogno possono essere usati o allo scopo di mantenerci addormentati e sognanti sostenendo l’identificazione della mente con i personaggi del sogno, o in favore dello scopo del risveglio aiutando la mente a disidentificarsi dal sogno e dai suoi personaggi (T.28.II.4). E’ chiaro che la gente può, e lo fa, usare Gesù per entrambi gli scopi. Così non ti viene chiesto di aver fiducia o credere in Gesù o nel Corso come personaggi/simboli all’interno del sogno. La nostra unica preoccupazione dovrebbe essere se questi simboli vengono usati nella nostra mente per mantenere la nostra credenza nel fatto che nel sogno accada qualcosa di valore, così da restare contenti di continuare a sognare, o vengono usati per puntare verso una realtà che va oltre il sogno e che rafforza il nostro desiderio di risvegliarci. Siamo solo noi a poter fare questa scelta. Alla fine ci risveglieremo tutti, e quel risultato è certo, dal momento che dormire e sognare sono solo illusioni. Ma possiamo continuare a credere che stiamo dormendo e sognando per tutto il tempo che vogliamo, con tutte le conseguenze tristi di una apparente vita vissuta fuori dall’amore. Tuttavia, per ritornare al punto che abbiamo visto in precedenza, possiamo sempre scegliere di abbreviare la durata dell’incubo tramite la pratica del perdono, o del miracolo.

Per ulteriore discussione sulla natura del sogno e del risveglio, potresti voler fare riferimento alla Domanda #893