D # 251: Con le condizioni in cui si trova il mondo, mi viene in mente una parte del libro di Robert Skutch, Com’è nato Un corso in Miracoli (p.94), in cui Helen chiede a Gesù a cosa servisse Un Corso in Miracoli, ricevendo la risposta: “La situazione del mondo sta peggiorando ad un livello allarmante. Persone di ogni parte del mondo sono chiamate ad aiutare, e stanno portando i loro contributi individuali come parte di un piano generale prestabilito. A causa dell’estrema emergenza, il consueto lento processo evolutivo, viene bypassato in quella che può essere meglio descritta come una ‘accelerazione celestiale’. Helen poteva percepire l’urgenza che sta dietro questa ‘spiegazione’, e sentì fortemente che ciò che le veniva trasmesso era che il tempo stava esaurendosi.” Cosa significa questo esattamente? Qual è il peggio in assoluto che potrebbe accadere? Anche se distruggessimo ogni cosa vivente sul pianeta non saremmo sempre vivi nello spirito? C’è, in realtà, qualcosa di cui preoccuparsi?
R: Prima di tutto un chiarimento sulla “accelerazione celestiale.” Questa era l’esperienza personale di Helen; era per lei un modo di capire le esperienze destabilizzanti che avevano luogo nella sua vita in quel periodo (1965), senza accrescere la paura che era già presente. Non era ancora arrivata alla teoria che il tempo è totalmente illusorio, che Gesù avrebbe spiegato molto più tardi; questo sarebbe stato di gran lunga troppo sconvolgente per lei in quei primi mesi. E così il contenuto del messaggio di Gesù fu espresso in una forma che avesse significato per Helen e col quale lei potesse sentirsi ragionevolmente a suo agio. Molto probabilmente Helen non avrebbe espresso il significato in quella forma anni dopo, dopo aver visto il quadro completo. Il dimenticare questa distinzione forma/contenuto ha fatto sì che molti studenti prendessero alla lettera la spiegazione di Helen sulla “accelerazione celestiale”. Quando l’irrealtà del tempo è introdotta nella discussione, è ovvio che non potrebbe letteralmente esserci bisogno di accelerare le cose. La situazione nel mondo può peggiorare ed essere causa di preoccupazione solo se il mondo è reale, e se anche il tempo è sia reale sia lineare. (Vedi Absence from Felicity: The Story of Helen Schucman and Her Scribing of A Course in Miracles, pp. 464-65).
In secondo luogo qualsiasi tipo di distruzione può provenire solo dal sistema di pensiero dell’ego. Il solo fatto che il Pianeta Terra possa non esistere più non significa che torneremmo alla nostra vera Identità come spirito. Il dolore nella nostra mente torturata dall’odio verso noi stessi non scompare semplicemente perché il pianeta è esploso. Se noi (“Chi è il ‘tu’ che stai vivendo in questo mondo?” [T.4.II.11:8]) distruggessimo il pianeta, potremmo benissimo essere “vivi”, ma nella colpa della nostra mente sbagliata, non nell’innocenza e purezza dello spirito, in quanto Cristo. Saremmo ancora catturati nel sogno di peccato, colpa, paura e nella loro proiezione. In altre parole, in quanto menti avremmo la percezione di un pianeta distruttore la nostra colpa, che non abbiamo lasciato andare, si manifesterebbe allora in qualche altra forma.
Comprendere che il mondo non è reale e che noi non siamo il nostro corpo è un passo nella giusta direzione – un passo importantissimo; ma la nostra guarigione non è ancora completa. È di grande conforto essere rassicurati che il mondo e i corpi non sono reali, perché non avremmo più paura che la fine del pianeta sia la “nostra” fine. Quella dimensione del nostro terrore viene a cadere, fortunatamente, cosa che poi ci rende liberi di muoverci verso il passo successivo, che è sperimentare noi stessi come la mente che decide, che sceglie costantemente di identificarsi o con il sistema di pensiero dell’ego o con quello dello Spirito Santo.
Dobbiamo guardare il nostro investimento nel sostenere lo scopo della nostra credenza nel peccato, nella colpa e nella paura. Alla fine dobbiamo raggiungere il livello in cui siamo pronti a lasciare andare ogni senso di individualità, coscienza e specialezza prima di poter ritornare alla nostra esistenza come spirito. Lo stadio intermedio però è la consapevolezza, che viene dalla mente corretta, che siamo i sognatori del sogno. Questa è la fase in cui scegliamo costantemente di percepire ogni cosa “dal di sopra del campo di battaglia”, fiduciosamente certi che ogni distruzione e sofferenza, ogni piacere ed eccitazione, non sono che il prodotto di una mente che sta sognando di essere separata dall’Unità del Cielo.