D # 848: Il nostro credere nel tempo, all’interno del contesto di separazione dell’ego, significa che facciamo esperienza dello svolgimento non solo delle nostre vite, ma anche dell’intero processo storico, e questo fa sì che sembriamo dipendere dai risultati e dai fallimenti dei nostri antenati. Pur insegnando che il tempo non esiste nella Mente di Dio (e quindi non esiste affatto), il Corso si inserisce nella sequenza storica, ossia temporale. E come hai sottolineato prima questo è illustrato dal fatto che “l’approccio psicologico” del Corso è “fortemente basato sulle intuizioni di Freud sulla psiche umana”. Il punto è reso ancora più esplicito in uno degli articoli di The Lighthouse, che chiede: “Perché questa folle paura della verità?” E risponde: “Uno degli importanti contributi di Un corso in miracoli alla spiritualità mondiale, è che fornisce la risposta in un modo in cui non fu mai data realmente risposta (vedi per esempio il famoso problema di San Paolo); una risposta, per inciso, che nell’era pre-Freudiana non poteva essere compresa o accettata”. Questo non suggerisce forse che la coscienza umana si evolve attraverso la storia e che quel messaggio dall’eternità che è Un corso in miracoli dipende in un qualche modo da tale evoluzione?
R: Finché crediamo di essere nel tempo useremo necessariamente i simboli del tempo, sia per aiutarci nel comprendere delle relazioni che in verità non sono temporalmente lineari, ma che dalla nostra prospettiva sembrano dischiudersi in una qualche sequenza logica nel tempo, sia per comunicare agli altri che non hanno ancora motivo di mettere in dubbio la realtà di tempo e spazio (L.pI.184.9). Ma sarebbe un errore dare alle spiegazioni basate sul tempo una qualche maggiore realtà di quanta ne diamo a qualsiasi altro aspetto del sistema di pensiero dell’ego. Il tempo è un filtro concettuale illusorio tramite il quale processiamo cambiamenti nella nostra comprensione che accadono nella mente fuori dal tempo e dallo spazio, mentre vogliamo ancora credere che il mondo e i nostri sé individuali siano reali.
Se consideriamo che veramente non c’è alcun tempo lineare e tutto ciò che può verosimilmente accadere all’interno del mondo spazio temporale esiste simultaneamente nella mente come esperienza potenziale che è già finita (T-26.V.3), allora possiamo incominciare ad afferrare che non può veramente esserci nessuna relazione causale tra gli eventi “nel tempo”. Se consideriamo la mente come olografica, allora qualsiasi momento nel tempo rappresenta semplicemente la totalità dei pensieri a cui stiamo scegliendo di permettere di entrare nella nostra consapevolezza in quel preciso momento. E ogni momento nel tempo per come lo ha stabilito la nostra mente egoica sembra contenere ricordi di ciò che è avvenuto in precedenza, un’esperienza di ciò che sta accadendo ora, e pensieri e riflessioni su ciò che può accadere in futuro. Ma queste distinzioni sono semplicemente trucchi della mente dell’ego per far sì che peccato colpa e paura sembrino avere una realtà multidimensionale come passato, presente e futuro (le cassette audio di Kenneth Wapnick dal titolo From Time to Timelessness, elaborano questa traslazione dai concetti della mente egoica alla realtà apparentemente esterna del mondo spazio temporale). Perché il peccato poggia sul credere in un passato che è già finito, che non può essere disfatto, che sta avendo delle conseguenze nel presente, con la certezza di un inferno ancora maggiore nel futuro (T-15.I.6). E tuttavia è solo la scelta fatta nella mente nel momento presente che fa sembrare reale per noi una qualsiasi di queste cose, e questa è una scelta che può essere disfatta altrettanto facilmente nel presente chiedendo un Insegnante diverso nella nostra mente (T-15.I.8.9).
Per tornare alle specifiche tematiche sollevate nella tua domanda alla luce di questa comprensione della natura olografica, atemporale e non spaziale della mente, c’è un momento di esperienza nel tempo che include il pensiero che ci sia stato un passato distante in cui Gesù viveva sulla terra, e anche il pensiero di un passato meno distante in cui Freud elaborava la sua comprensione della natura della mente, incluse le difese di negazione e proiezione. Ma questi eventi non esistono nel passato come antecedenti causali al Corso di oggi. Essi sono solo pensieri che manteniamo ora nella mente per spiegare in un modo meno spaventoso nel tempo come sembriamo arrivare ad una comprensione dei principi di perdono che vengono riflessi nel Corso.
Gesù resta sempre fuori dal tempo e dallo spazio e offre la correzione del sistema di pensiero dell’ego, ma noi interponiamo tra noi e il suo messaggio di puro amore dei filtri concettuali, compreso il tempo, per tenere lui e il suo amore a una distanza di sicurezza.
L’ologramma della mente può con altrettanta probabilità contenere un pensiero di un momento presente che includa un recente passato in cui Gesù spiegava tutto quello che abbiamo bisogno di sapere sui nostri blocchi al suo amore e noi eravamo disposti ad abbracciare il suo insegnamento, perdonando tutti i nostri fratelli ed accettando l’Espiazione per noi stessi, senza il pensiero di un lontano passato con un Gesù crocifisso, senza il pensiero di un passato più recente con le brillanti intuizioni di un Sigmund Freud, e senza il pensiero di un libro intitolato Un corso in miracoli. La salvezza non dipende da nulla di ciò che accade nel tempo! Dipende soltanto dalla nostra disponibilità a guardare e a lasciar andare i blocchi alla consapevolezza della presenza dell’amore a cui continuiamo a restare aggrappati nella nostra mente proprio adesso. E le forme in cui possiamo scegliere di fare esperienza di ciò riflettono soltanto i simboli che proprio ora sono personalmente più significativi per noi nel nostro processo di disfacimento, e niente di più (M.2.3).
Il libro di Kenneth Wapnick A Vast Illusion propone una discussione più esaustiva sulla natura e sugli usi del tempo dalla prospettiva di entrambi gli insegnanti nella mente.