Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 744 Perché il Corso è necessario se l’Espiazione è già stata completata?

 

D #744: Perché talvolta Un Corso in Miracoli mi sembra assurdo? Lo leggo ogni sera con grande piacere (un capitolo e un esercizio). Tuttavia mi chiedo: “Perché dovrei fare questi esercizi quando l’Espiazione è già completata e non è mai esistita?” Dopo tutto assieme alla “separazione/peccato” non è arrivato anche il suo rimedio (lo Spirito Santo)? Se nella nostra natura divina siamo senza colpa - il Figlio (figli e figlie) di Dio, coscienza di Cristo – perché dovremmo fare questi esercizi?  Perché Gesù investe così tanto in questo nostro mondo di sogno? Non sta forse investendo in qualcosa di irreale, rendendolo pertanto reale per noi? Non dovremmo allora svegliare Gesù e dirgli che in realtà non è necessario? È questo ciò di cui parla Gesù quando ci chiede di perdonarlo?

 

R: La pratica continua del Corso ci aiuta a muoverci dall’accettazione intellettuale dell’Espiazione alla sua esperienza. Quelli di noi che sono ancora personalmente influenzati da ciò che accade nel nostro mondo – sia quello personale che il mondo in senso più ampio – chiaramente non credono che questi accadimenti siano illusori o semplicemente segmenti di un sogno. Se ci credessimo non prenderemmo niente sul serio. Nel compiere questa transizione, tuttavia, Gesù ci consiglia di non cercare di negare le nostre esperienze corporee. Per prima cosa dice: “È quasi impossibile negarne l'esistenza [del corpo] in questo mondo”; e “coloro che lo fanno sono impegnati in una forma di negazione particolarmente indegna” (T.2.IV.3:10,11).

In ultima analisi Gesù è un simbolo della parte della nostra mente che contiene il ricordo della nostra vera Identità. Egli rappresenta l’amore da cui ci siamo scissi e che abbiamo sostituito con le nostre identità di individui. Siccome siamo convinti di essere individui che vivono in un reale universo fisico, allora deve comunicare con noi a tale livello, ma solo per insegnarci che ci stiamo sbagliando e che c’è un modo di vivere in questo mondo che ci permetterà di riconoscere la sua natura illusoria e che siamo menti che scelgono di credere di non esserlo. Il problema non è Gesù, ma il nostro aggrapparci tenacemente al sistema di credenze dell’ego. Gesù rappresenta per noi, nel modo più gentile possibile, una presenza amorevole e non giudicante nelle nostre menti, che ci invita a scegliere il suo amore invece della specialezza dell’ego e a riconoscere che ognuno condivide a sua volta questo amore. Tale unione è ciò che disfa il nostro credere nella separazione, che è l’unica cosa che interferisce con il nostro ritorno a casa dove Dio vuole che siamo.

La Domanda #98 contiene ulteriori commenti e suggerisce inoltre  qualche lettura che potrebbe essere d’aiuto.