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-201-
Il “presente” non ha alcun significato per l’ego. Il presente gli ricorda semplicemente le ferite passate ed esso reagisce al presente come se fosse il passato. L’ego non può tollerare la liberazione dal passato e, sebbene il passato sia finito, l’ego cerca di preservare la propria immagine reagendo come se fosse presente. Detta le tue reazioni nei confronti di coloro che incontri nel presente prendendo come punto di riferimento il passato, oscurando la loro realtà presente. In effetti, se segui i dettami dell’ego, reagirai a tuo fratello come se fosse qualcun altro e ciò sicuramente ti impedirà di riconoscerlo per quello che è. E riceverai da lui messaggi provenienti dal tuo passato perché, rendendolo reale nel presente, ti stai proibendo di lasciarlo andare. In questo modo ti neghi il messaggio di liberazione che ogni fratello ti offre nel presente.
(T.13.IV.5)
Se nel momento presente manteniamo nella nostra mente il ricordo di torti subiti o di colpe commesse, il presente sarà di fatto un nome diverso che diamo al passato. Lo useremo per continuare a mantenere l’idea della colpa dentro la nostra mente e non lasciarla andare. Vedremo gli altri attraverso le ombre del passato che continuano ad intasare il nostro spazio mentale, e non riusciremo a vederli come sono in realtà.
Seguendo i suggerimenti dell’ego, il cui unico scopo è mantenere la colpa dentro la nostra mente perché essa garantisce la sua sopravvivenza, perderemo tutto il dono che il momento presente può offrirci: la liberazione dal passato.
Ma dato che – come abbiamo visto negli spunti precedenti- il futuro nelle mani dell’ego non è altro se non il passato in una forma diversa, perderemo anche la possibilità di aprirci ad un futuro veramente e sostanzialmente diverso.
-202-
Le figure indistinte del passato sono precisamente ciò a cui devi sfuggire. Non sono reali e non hanno presa su di te a meno che tu non le porti con te. Esse portano nella tua mente i segni del dolore, e ti incitano ad attaccare nel presente come rivalsa per un passato che non è più. E questa è una decisione che porta ad un dolore futuro.
(T.13.IV.6:1-4)
Questo è il tempo nell’interpretazione dell’ego: la continuità del contenuto di colpa, mascherato in modo da assumere forme diverse. La rabbia che sperimentiamo nel momento presente si basa su eventi passati di cui ci percepiamo vittime, eventi che manteniamo in memoria allo scopo di poter conservare nella mente l’idea della colpa. Sono queste le figure indistinte che portiamo con noi, e che non lasciamo andare. E non vogliamo lasciarle andare perché ci permettono di attuare le due fondamentali difese dell’ego: la negazione della minuscola folle idea, l’angoscia metafisica che tutti celiamo nelle profondità della nostra mente, (T.27.VIII.6:2-3) e la sua proiezione su eventi esterni che vengono percepiti come causa di essa.
Il Corso ci invita a cercare di sfuggire a queste figure indistinte che popolano la nostra mente e la intasano trasformandola in un luogo di dolore. Possiamo farlo, perché non sono reali. Appartengono al passato ed il passato non esiste più, a meno che noi non vogliamo portarlo con noi. Se lo facciamo, allora il passato continua ad esistere nel momento presente. E noi perdiamo la possibilità che il momento presente ci offre: la liberazione dall’angoscia del nostro passato metafisico.
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Le figure indistinte del passato sono precisamente ciò a cui devi sfuggire. Non sono reali e non hanno presa su di te a meno che tu non le porti con te. Esse portano nella tua mente i segni del dolore, e ti incitano ad attaccare nel presente come rivalsa per un passato che non è più. E questa è una decisione che porta ad un dolore futuro. A meno che non impari che il dolore passato è un’illusione, scegli un futuro di illusioni e perdi le molte opportunità che potresti trovare per liberarti nel presente. L’ego vuol preservare i tuoi incubi ed impedirti di risvegliarti e comprendere che sono passati.
(T.13.IV.6:1-6)
Il piano dell’ego consiste nell’intasare la nostra mente con pensieri che in un modo o nell’altro sono legati alla colpa, nostra o altrui: se guardiamo con attenzione i nostri turbamenti vedremo che non sono mai molto lontani dalla colpa. Per esempio possiamo provare dolore per una colpa commessa, o rabbia per le offese subite per colpa di un altro; rimpianto per una felicità perduta per colpa nostra o stizza per l’occasione mancata per colpa di un altro. Ma a ben guardare anche la tristezza, la delusione, il senso di mancanza e l’invidia ci parlano di colpa: forse non si tratterà della colpa di una persona conosciuta, ma della colpa del fato, del destino, di qualche forza o potere più grande di noi che ci sovrasta e che non siamo in grado di controllare. Ogni volta che non siamo in uno stato di pace, è come se dicessimo: “non sono in pace per colpa di….”.
Il passato è quel serbatoio di informazioni che – sotto la guida dell’ego- manteniamo immutato dentro la nostra mente allo scopo di attingervi tutte le volte che vogliamo rinforzare la presenza della presunta colpa metafisica dentro la nostra mente.
Se non decidiamo che il passato è finito, e che quindi il dolore passato non ha ragione d’essere, ci apriamo ad un futuro altrettanto doloroso, perché il futuro – proprio perché concepito dall’ego come risposta al passato- sarà intessuto dello stesso contenuto di colpa che ha dato origine alla nostra percezione negativa del passato.
Questo è un piano deliberato dell’ego per impedirci il risveglio.
-204-
Il tempo può liberare come imprigionare, a seconda di come lo interpreti. Passato, presente e futuro non hanno continuità, a meno che tu non forzi la continuità su di essi. Puoi percepirli come continui, e renderli tali per te. Ma non lasciarti ingannare per poi credere che sia così. Perché credere che la realtà sia ciò che tu vuoi che sia a seconda dell’uso che ne fai è delirante. Vorresti distruggere la continuità del tempo spezzettandolo in passato, presente e futuro per i tuoi scopi. Vorresti prevedere il futuro sulla base della tua esperienza passata e pianificarlo di conseguenza. Ma facendo così allinei passato e futuro e non permetti al miracolo, che potrebbe intervenire fra loro, di liberarti per rinascere.
(T.13.VI.4)
Il Corso sostiene che il tempo non esiste nella Realtà. Tuttavia nel mondo dell’illusione non solo il tempo sembra esistere, ma sembra anche essere lineare, e quindi sembra che il passato determini il presente, ed il presente determini il futuro. Come abbiamo visto negli spunti precedenti questo a noi sembra naturale, perché questo è il modo in cui sembra funzionare il mondo della forma. Tuttavia secondo il Corso questa successione di causa-effetto non è affatto naturale: è uno stato di allucinazione determinato dall’ego che cerca di mantenere nella nostra mente la colpa trasformandola in forme diverse, in modo da darci l’illusione del cambiamento.
Tu consideri “naturale” usare le tue esperienze passate come punto di riferimento da cui giudicare il presente. Tuttavia questo è innaturale poiché è delirante
(T.13.VI.2:1-2)
Così il senso di colpa che sperimentiamo nel momento presente contiene in sé il ricordo degli affronti subiti nel passato, e la pianificazione di un futuro migliore. Ma il futuro concepito in reazione al passato verrà allineato ad esso e non potrà quindi essere realmente diverso, perché conterrà lo stesso contenuto di colpa. La forma potrà mutare, ma il contenuto sarà lo stesso.
Nulla è così accecante come la percezione della forma.
(T.22.III.6:7)
Se quindi nella forma il tempo potrà effettivamente sembrare spezzato in passato, presente e futuro, il suo contenuto rimarrà sempre identico: ego, ego, ego.
Non avremo permesso al presente dello Spirito Santo, l’istante del miracolo, di spezzare la continuità dell’ego e liberarci dallo stato di allucinazione in cui l’ego ci aveva imprigionati
-205-
Il miracolo ti mette in grado di vedere tuo fratello senza il suo passato, e così di percepirlo rinato. I suoi errori sono tutti passati e quando lo percepirai senza di essi lo liberi. E poiché il suo passato è il tuo, sei partecipe di questa liberazione. Non permettere ad alcuna nube oscura del tuo passato di oscurartelo, perché la verità si trova soltanto nel presente e tu la troverai se la cercherai lì.
(T.13.VI.5:1-4)
Negli spunti precedenti abbiamo visto che il presente, nelle mani dell’ego, è solo un nome diverso che diamo al passato. Ricordando i soprusi subiti o le colpe commesse, nutrendo rancori e desideri di vendetta non facciamo altro che portare nel momento presente un passato che non c’è più, e in questo modo lo attualizziamo rendendolo reale. Viviamo in uno stato di allucinazione, vedendo letteralmente ciò che non c’è.
Il passato diventa la giustificazione per entrare in una continua
alleanza non santa con l’ego contro il presente
(T.17.III.8:1)
Nelle mani dello Spirito Santo il presente ha un uso completamente diverso, perché diviene il momento della liberazione dalla schiavitù della colpa. Il presente è l’istante in cui scegliamo il perdono invece del rancore, e facendolo lasciamo andare il passato che imprigionava sia noi che i nostri fratelli e ci apriamo per la prima volta ad un futuro effettivamente nuovo.
Perché un miracolo è ora.
E’ già qui, nella grazia presente, nel solo intervallo di tempo che il peccato e la paura non hanno visto, ma che è tutto quello che esiste del tempo.
(T.26.VIII.5:8-9)
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Il presente è il tempo della salvezza, poiché il presente è la liberazione dal tempo. Protenditi verso tutti i tuoi fratelli e toccali con il tocco di Cristo. Nell’unione senza tempo con loro è la tua continuità, ininterrotta perché interamente condivisa.
(T.13.VI.8:1-3)
Nel mondo dell’ego la continuità è rappresentata dal mantenere nella mente la credenza nella presunta, terribile colpa commessa contro Dio, separandoci da Lui. (la cosiddetta minuscola folle idea: T.27.VIII.6:2-3) L’ego ci offre un piano per mantenere tale continuità: prima di tutto negare la nostra angoscia profonda, e poi proiettarla sul mondo esterno, in modo tale da credere che sia causata da fatti esterni ed indipendenti dalla nostra volontà. Tutti i turbamenti che a questo punto intaseranno la nostra mente, e che effettivamente non sembreranno più causati dalla nostra decisione di sperimentarli, sembreranno essere collegati ad eventi scatenanti passati e ci porteranno a pianificare ogni tipo di rimedio, punizione e pianificazione futuri.
L’ego a questo punto avrà costruito nella nostra mente una successione temporale che sembrerà oggettiva ed indipendente da noi e noi, credendola vera, vi rimarremo imprigionati. Metteremo tutto il nostro impegno nel cercare di cambiare il futuro, non rendendoci conto del fatto che proprio questo impegno mantiene immutato il contenuto del passato dentro la nostra mente, e ci impedisce un vero cambiamento ed una vera rinascita.
Quando sei catturato nel mondo della percezione, sei catturato in un sogno
(Prefazione, pag VIII)
Lo Spirito Santo ci offre un’altra continuità, basata su un uso diverso del tempo. Consiste nell’usare il presente per la salvezza, ossia per scegliere il miracolo del perdono, nel quale riscoprire la nostra unione (senza tempo, perché riflette l’Eternità) con tutti i nostri fratelli.
Perché il presente è il perdono
(T.17.III.8:2)
In questo modo possiamo finalmente uscire dalla morsa dell’ego che ci manteneva in un vero stato di allucinazione, e cominciare a respirare un’aria più pura.
E non sarà diverso solo il presente, ma anche il futuro, perché quest’ultimo non farà altro che estendere la pace dell’autentico rinnovamento sperimentato nel momento presente. La continuità dell’ego sarà sostituita da un’altra continuità, quella dello Spirito Santo, la Voce Che parla per Dio dentro la nostra mente. Perché…
…la garanzia della tua continuità è di Dio, non dell’ego.
E l’immortalità è l’opposto del tempo perché il tempo passa,
mentre l’immortalità è costante
(T.13.I.8:8-9)
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Riprendiamo nuovamente i nostri spunti di riflessione. Da inizio anno ci stiamo concentrando sull’uso che l’ego fa del tempo. Abbiamo visto che il tempo serve all’ego per promuovere sé stesso ed assicurarsi la propria continuità dentro la nostra mente. A questo scopo ci spinge a portare la nostra attenzione al passato ed al futuro: i due aspetti del tempo che per definizione non esistono. Ci induce così ad occupare la nostra mente con le illusioni, e ci impedisce di usare il momento presente in modo proficuo.
Il trucco che l’ego adotta per inchiodarci al passato è rappresentato dall’intasare la nostra mente con le figure d’ombra, cioè i rimpianti, i rimorsi, gli affronti subiti e le illusioni perdute, che ci fanno ricordare il passato con nostalgia o dolore. Il trucco per inchiodarci al futuro è invece rappresentato dal desiderio di modificare la forma del passato senza prenderne in considerazione il contenuto. In questo modo il futuro diviene una forma diversa del passato e ne rappresenta la continuazione.
Sia in un modo che nell’altro l’ego mantiene dentro la nostra mente l’illusione della sua continuità e ci tiene saldamente in pugno.
Per rileggere gli spunti relativi alle ombre del passato (dal 178 al 190)
Per rileggere gli spunti relativi alla continuità dell’ego (dal 191 al 206)
Dal prossimo spunto cercheremo di comprendere qual è l’uso che lo Spirito Santo fa del tempo.
L’istante santo è una miniatura del Cielo, mandata a te dal Cielo….
L’istante santo è una miniatura dell’eternità
(T.17.IV.11:1,4)
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Se l’ego ci spinge costantemente a pensare al passato ed al futuro (che ovviamente nella sua percezione condividono il medesimo contenuto di dare continuità alla colpa rendendola reale) lo Spirito Santo ci invita dolcemente a portare la nostra attenzione al momento presente, perché in esso- e solo in esso- c’è la possibilità di compiere la scelta fondamentale che rappresenta la nostra sola e unica responsabilità:
accettare l’Espiazione per noi stessi (T.2.V.5:1).
Tuttavia la definizione di “presente” che il Corso propone è totalmente diversa da quella solitamente in uso. Se infatti -per essere tale- il momento presente non deve contenere colpa, l’unico presente possibile sarà per il Corso un istante che verrà definito “santo”, in quanto appartiene al sistema di pensiero di correzione dello Spirito Santo che è privo di colpa.
Iniziamo a vederne la definizione, traendola dal Glossario compilato da Kenneth Wapnick (per accedere al Glossario, cliccare qui)
ISTANTE SANTO
Istante fuori dal tempo in cui scegliamo il perdono anziché la colpa, il miracolo anziché il rancore, lo Spirito Santo invece dell’ego; espressione della nostra piccola disponibilità a vivere nel presente, che si apre sull’eternità, anziché restare attaccati al passato ed avere paura del futuro, che ci mantiene all’inferno; usato anche per indicare l’ultimo istante santo, il mondo reale, il culmine di tutti gli istanti santi che abbiamo scelto lungo il cammino.
Se l’istante santo è privo di colpa (e non potrebbe essere diversamente, dato che viene definito “santo”) non può appartenere al tempo, che è il prodotto della colpa. Sarà per definizione fuori dal tempo.
È impossibile accettare l’istante santo senza riserve, a meno che, solo per un istante, tu non sia disposto a non vedere né il passato né il futuro.
(T.18.VII.4:1)
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L’istante santo non è puramente e semplicemente il momento presente, ma il momento presente privo di colpa. Dunque non possiamo definire il momento presente come tale se in esso stiamo facendo esperienza del sistema di pensiero dell’ego (paura, rabbia, vendetta, vittimismo, ecc) da cui la colpa non è mai assente. Se infatti, come abbiamo visto negli spunti precedenti (dal 190 al 206. Per leggerli cliccare qui), l’ego usa il tempo per dare continuità alla colpa, l’unico uso non egoico del tempo presente sarà quello che non contiene colpa. In questo modo l’istante santo diviene il modo migliore per non sperimentare la colpa dalla nostra mente.
C’è un modo in cui lo Spirito Santo chiede il tuo aiuto, se vuoi avere il Suo. L’istante santo è il Suo più utile aiuto nel proteggerti dall’attrattiva della colpa, il vero allettamento nella relazione speciale.
(T.16.VI.3:1-2)
E senza la credenza nella colpa, dal momento presente se ne andrà anche il desiderio tutto egoico di vendicarci degli affronti subiti nel passato pianificando un futuro diverso.
Contro il folle concetto di salvezza dell’ego lo Spirito Santo dolcemente offre l’istante santo. Abbiamo detto in precedenza che lo Spirito Santo deve insegnare tramite paragoni, e usa gli opposti per indicare la verità. L’istante santo è l’opposto della ferma convinzione dell’ego che la salvezza venga tramite la vendetta per il passato. Nell’istante santo viene compreso che il passato se ne è andato e col suo passare il desiderio di vendetta è stato sradicato ed è scomparso. La quiete e la pace del presente ti avvolgono in perfetta dolcezza. Tutto se ne è andato eccetto la verità.
(T.16.VII.6)
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Negli spunti precedenti abbiamo visto due caratteristiche dell’istante santo, la definizione di “momento presente” che si trova nel Corso.
La prima caratteristica è che è un istante privo di colpa. E non potrebbe essere diversamente, visto che la colpa è la quintessenza del sistema di pensiero dell’ego e la santità dell’istante santo ne esclude totalmente la presenza.
La seconda caratteristica è che è un istante fuori dal tempo. A differenza della definizione usuale, dunque, secondo il Corso il momento presente non fa parte del tempo ma è fuori da esso. E anche in questo caso non potrebbe essere diversamente, visto che la colpa è la matrice del tempo, che serve a darle continuità. L’assenza della colpa garantisce dunque che dall’istante santo sia assente anche il tempo.
C’è una terza caratteristica: è un istante senza la consapevolezza del corpo. E per la terza volta non potrebbe essere diversamente, perché se si trova fuori dal tempo allora viene sperimentato non dal corpo ma dalla mente, che per definizione si trova a sua volta fuori dalla dimensione spazio-temporale.
Essendo una proiezione della mente sbagliata allo scopo di rendere reale la separazione, il corpo non può che essere sperimentato nel passato o nel futuro. Dunque secondo il Corso è impossibile, per definizione, sperimentare l’istante santo quando siamo convinti della realtà del corpo.
Il corpo non esiste affatto in nessun singolo istante. È sempre ricordato o anticipato ma non se ne fa mai esperienza nel presente. Soltanto il suo passato o il suo futuro lo fanno sembrare reale.
(T.18.VII.3:1-3)
Nell’istante santo invece ci troviamo a sperimentare quella dimensione interiore fuori dal tempo e dallo spazio che il Corso definisce mente e che rappresenta la nostra vera identità. Questa esperienza implica il fatto di dimenticare totalmente- anche se solo per un istante- il corpo.
C’è una cosa che non hai mai fatto: non hai mai dimenticato del tutto il corpo. È forse svanito talvolta dalla tua vista, ma non è ancora scomparso completamente. Non ti viene chiesto di lasciare che questo accada per più di un istante, tuttavia è in questo istante che accade il miracolo dell’Espiazione. Dopo rivedrai il corpo, ma mai più allo stesso modo. Ed ogni istante che trascorri senza la sua consapevolezza ti dà una visione diversa di esso quando ritorni.
(T.18.VII.2)
-211-
Come abbiamo visto negli spunti precedenti, nell’istante santo non scompare dalla nostra mente soltanto l’esperienza della colpa e del tempo, ma anche la consapevolezza del corpo. E questo ci potrà sembra difficile se non impossibile, visto che siamo identificati con il corpo praticamente tutto il tempo.
Per aiutarci a comprendere questa esperienza che permette di trascendere la mente sbagliata e per invogliarci a sperimentarla il Corso ci fornisce delle utili indicazioni:
Tutti hanno provato ciò che definirebbero come la sensazione di essere stati trasportati oltre se stessi. Questa sensazione di liberazione supera di gran lunga il sogno di libertà talvolta sperato nelle relazioni speciali. È una sensazione di una vera e propria fuga dalle limitazioni. Se vorrai considerare cosa implica in realtà questo “trasporto”, ti renderai conto che si tratta di una subitanea inconsapevolezza del corpo e una unione tra te stesso e qualcos’altro in cui la tua mente si allarga per abbracciarlo. Esso diventa parte di te mentre ti unisci ad esso. Ed entrambi diventate interi poiché nessuno dei due viene percepito separato. Ciò che accade in realtà è che hai rinunciato all’illusione di una consapevolezza limitata e perso la tua paura dell’unione. L’amore che istantaneamente la sostituisce si estende a ciò che ti ha liberato e si unisce ad esso. E mentre questo dura non hai incertezze sulla tua Identità, e non La limiti. Sei sfuggito alla paura e hai raggiunto la pace non mettendo in dubbio la realtà, ma semplicemente accettandola. Hai accettato questo invece del corpo ed hai permesso a te stesso di essere uno con qualcosa al di là di esso, semplicemente non lasciando che la tua mente venisse limitata da esso…… In questi istanti di liberazione dalle restrizioni fisiche, provi molto di ciò che accade nell’istante santo: il sollevarsi delle barriere di tempo e spazio, la subitanea esperienza di pace e gioia e, soprattutto, la mancanza della consapevolezza del corpo e del chiedersi se tutto ciò sia possibile o meno.
(T.18.VI.11, 13:6)
Come viene chiarito nell’ultima frase, le esperienze di liberazione dalle restrizioni fisiche che qui vengono descritte non sono istanti santi, anche se contengono alcune delle caratteristiche dell’istante santo. Sono semplicemente dei segnaposti che ci possono aiutare a comprendere meglio la direzione proposta dal Corso. L’esperienza che il Corso promuove è completamente diversa da qualunque esperienza noi abbiamo già sperimentato in passato, e si raggiunge attraverso l’addestramento della mente ad accettare l’Espiazione per noi stessi in ogni istante, e quindi mettendo in discussione la colpa. L’effetto potrà essere rappresentato da esperienze di liberazione dai limiti che potranno essere simili a quelle descritte nel brano precedente. Tuttavia è molto importante non confondere la causa (la scelta di mettere in discussione l’ego) con l’effetto (l’esperienza di liberazione dalle restrizioni fisiche).
Io ti conduco verso un nuovo tipo di esperienza che tu sarai sempre meno disposto a negare
(T.11.VI.3:6)
L’istante santo è molto semplicemente l’attimo in cui scegliamo un diverso Insegnante ed un diverso sistema di pensiero. Ma per compiere questa scelta dobbiamo necessariamente essere nella mente fuori dal tempo e dallo spazio e mettere in discussione la colpa.
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Come abbiamo visto negli spunti precedenti l’esperienza dell’istante santo esclude tre aspetti che solitamente sono ben presenti nel nostro spazio mentale: la colpa, il tempo ed il corpo, tre aspetti che il Corso ci dice essere strettamente collegati, perché nascono nel sistema di pensiero dell’ego e gli servono per rendere sé stesso reale nella nostra mente.
Non è affatto facile escludere questi tre aspetti dalla nostra mente. L’istante santo svolge proprio questa funzione, promuovendo nella nostra mente l’esperienza di una dimensione trascendente- che il Corso definisce “pace”- nella quale solo il perdono può farci entrare.
In altri termini il perdono è il mezzo attraverso il quale è possibile fare quell’esperienza interiore che il Corso chiama “istante santo”, che consiste nella decisione di scegliere un diverso Insegnante. Un’esperienza che è caratterizzata da un profondo senso di pace interiore e che esclude insieme la consapevolezza del tempo, della colpa e del corpo.
È attraverso l’istante santo che si compie ciò che sembra impossibile, rendendo evidente che non è impossibile. Nell’istante santo la colpa non conserva alcuna attrattiva, dato che la comunicazione è stata ripristinata. E la colpa, il cui unico scopo è interrompere la comunicazione, qui non ha alcuna funzione. … Qui c’è completo perdono, perché non c’è alcun desiderio di escludere alcuno dalla tua completezza….
(T.15.VII.14:1-3, 6)
Quando, grazie al perdono, scompare dalla nostra percezione la colpa- e con essa scompaiono l’attrattiva del corpo e del tempo- la comunicazione viene ripristinata perché essa appartiene alla mente e non al corpo. Un solo attimo di perdono permette di compiere quanto sembra impossibile finché restiamo identificati con l’ego: sperimentare che siamo una mente in comunione con tutte le menti, che non apparteniamo al tempo, e che siamo liberi dalle catene della colpa.
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L’istante santo è il più utile strumento di apprendimento dello Spirito Santo per insegnarti il significato dell’amore. Perché il suo scopo è di sospendere completamente il giudizio. Il giudizio si basa sempre sul passato, perché l’esperienza passata è la base sulla quale giudichi. Il giudizio diventa impossibile senza il passato, perché senza di esso non capisci nulla. Non faresti alcun tentativo di giudicare perché sarebbe alquanto evidente che non capisci il significato di nulla. Tu hai paura di questo perché credi che senza l’ego tutto sarebbe caos. Tuttavia ti assicuro che senza l’ego tutto sarebbe amore.
(T.15.V.1)
L’istante santo è l’attimo fuori dal tempo in cui lasciamo andare in contemporanea l’attrattiva della colpa e la consapevolezza del corpo. In un attimo ci permette quindi di uscire dai parametri limitanti di tre delle maggiori conquiste dell’ego: tempo, colpa e corpo.
Ne deriva di conseguenza il fatto che in esso viene sospeso il giudizio, che è sempre basato sul passato, sulle differenze (e quindi sul bisogno di sperimentarci come corpi) e sul bisogno di proiettare la colpa.
Senza giudizio muta anche la nostra percezione degli altri, che divengono i nostri fratelli e le nostre sorelle con cui condividiamo lo stesso interesse: compiere insieme il viaggio di ritorno a Casa.
Ed il bisogno tutto egoico di vederci separati -allo scopo di proiettare la colpa che ci attanaglia dolorosamente- cede il passo all’amore.
-214-
Nell’istante santo nessuno è speciale, perché i tuoi bisogni personali non si intromettono a forza su nessuno per far sì che i tuoi fratelli sembrino differenti. Senza i valori del passato, li vedrai tutti uguali e come te. E non vedrai alcuna separazione fra loro e te. Nell’istante santo vedrai in ogni relazione ciò che sarà quando percepirai solo il presente.
(T.15.V.8:2-5)
Nell’istante santo- l’attimo fuori dal tempo in cui svanisce la percezione della colpa, del tempo e del corpo- scompare ovviamente anche la percezione della specialezza, che è la roccaforte del sistema di pensiero dell’ego. La specialezza – nata dal bisogno dell’ego di sentirsi separato da Dio- viene proiettata nella dimensione spazio temporale su tutti gli aspetti frammentati dell’illusione e ci porta a percepirci come corpi speciali in un mondo di corpi speciali. Questo ci permette di proiettare all’esterno di noi proprio quella colpa che l’ego ha instillato nella nostra mente. Ma per farlo dobbiamo ovviamente considerarci tutti diversi e quindi speciali.
La momentanea scomparsa della colpa dalla nostra mente nell’istante santo vanifica quindi il bisogno di proiettarla all’esterno e di percepire fuori di noi dei corpi speciali su cui poter attuare la proiezione. Senza specialezza c’è uguaglianza di contenuto e scompare la separazione. Nell’istante santo ogni relazione che percepiamo dentro la mente diviene santa, cioè priva di colpa.
-215-
Come ogni anno, cominciamo a prepararci alla santità del Natale. Dato che quest’anno ci siamo concentrati sul tempo e- negli ultimi mesi- sull’istante santo, nel periodo di preparazione al Natale utilizzeremo le indicazioni fornite dal Corso nel capitolo 15 per fare esperienza di quell’attimo senza colpa, fuori dal tempo, e privo della consapevolezza del corpo, che il Corso definisce istante santo.
Nella prima sezione del capitolo 15, dedicata proprio ai due usi che l’ego e lo Spirito Santo fanno del tempo, viene messa grande enfasi sulla brevità di un istante. Per due volte infatti ci viene posta una domanda: “Quanto è lungo un istante?”
Quant’è lungo un istante? È tanto breve per tuo fratello quanto lo è per te.
(T.15.I.13:1-2)
Quant’è lungo un istante? Il tempo necessario per ristabilire la perfetta sanità mentale, la perfetta pace e il perfetto amore per tutti, per Dio e per te stesso. Il tempo necessario per ricordare l’immortalità e le tue creazioni immortali che la condividono con te. Il tempo necessario per scambiare l’inferno col Cielo. Abbastanza lungo per trascendere tutte le cose fatte dall’ego e ascendere a tuo Padre.
(T.15.I.14)
Un istante brevissimo, dunque: quello in cui compiamo la semplice, rapidissima decisione di accettare l’Espiazione per noi stessi – la correzione dello Spirito Santo- nella forma in cui l’errore dell’ego sarà apparso dentro la nostra mente. L’attimo in cui – perdonando le nostre proiezioni- prendiamo la decisione di lasciar andare la colpa, il passato/ futuro e il nostro attaccamento al corpo.
Ma pur essendo brevissimo esso contiene al suo interno tutte le correzioni di tutti gli errori che la mente può aver mai compiuto nel corso del suo folle viaggio verso l’inferno.
È un unico istante che contiene tutti gli istanti. Quando avremo imparato a sceglierlo in ogni istante, esso diverrà l’unico istante possibile e correggerà definitivamente l’unico errore che nella nostra follia abbiamo erroneamente e arrogantemente creduto di poter compiere: la separazione da Dio.
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L’istante santo è l’attimo in cui scegliamo di sperimentarci come una mente invece che come un corpo, ed in tale condizione scegliamo il perdono, ossia una percezione del mondo priva di colpa. È pertanto un istante fuori dal tempo (perché la mente si trova fuori dalla dimensione spazio temporale), privo della consapevolezza del corpo e caratterizzato da una pace interiore perfetta e senza costrizioni.
In quell’istante proviamo per un attimo la liberazione dal sistema di pensiero dell’ego e l’amore -che si trova al di sotto di tutti i pesanti strati di negazione e proiezione costruiti dall’ego- emerge in tutta la sua forza e luminosità.
Nella prima sezione del capitolo 15 il Corso ci fornisce delle indicazioni per iniziare a sperimentarlo. Eccole:
Inizia a far pratica di come lo Spirito Santo usa il tempo: come strumento di insegnamento che porta pace e felicità. Prendi questo istante, ora, e pensa ad esso come a tutto ciò che esiste del tempo. Niente del passato può raggiungerti qui, e qui sei completamente assolto, completamente libero e totalmente privo di condanna. Da questo istante santo nel quale è rinata la santità andrai avanti nel tempo senza paura, e senza alcun senso di cambiamento che avvenga col tempo.
(T.15.I.9:4)
Quale modo migliore di prepararci alla santità del Natale?
-217-
Continuiamo a prepararci alla gioia e alla liberazione del Natale seguendo le istruzioni che il Corso ci fornisce per iniziare a fare esperienza dell’istante santo. In quell’attimo fuori dal tempo impariamo a sperimentarci come una mente invece che come un corpo e scegliamo la correzione dello Spirito Santo, grazie alla quale mettiamo in discussione la colpa che avevamo proiettato sul mondo e accettiamo al suo posto la pace interiore.
La scorsa settimana abbiamo letto le istruzioni preliminari che ci vengono date nella prima sezione del capitolo 15. Vediamo ora come vengono approfondite nella seconda sezione:
Comincia ora a mettere in pratica la tua piccola parte nel separare l’istante santo. Riceverai istruzioni molto specifiche mentre vai avanti. Imparare a separare questo preciso secondo e a sentirlo come senza tempo, è cominciare a non sentirti separato. Non aver paura che non ti sia dato aiuto in questo. L’Insegnante di Dio e la Sua lezione sosterranno la tua forza. È solo la tua debolezza che perderai nel fare questa pratica, perché significa praticare il potere di Dio in te. Usalo anche un solo istante e non lo negherai più. Chi può negare la Presenza di ciò a cui l’universo si inchina con apprezzamento e giubilo? Davanti al riconoscimento dell’universo che Ne rende testimonianza, i tuoi dubbi dovranno scomparire.
(T.15.II.6)
Come per tutto il resto nel mondo dell’illusione, così anche la separazione in sé non significa nulla e assume significato a seconda dello scopo che le viene attribuito. Così nelle intenzioni dell’ego la separazione serve a farci credere di essere separati da Dio. Ma lo Spirito Santo può usare la separazione per uno scopo totalmente diverso: per separarci dall’ego stesso.
La pratica dell’istante santo comincia dunque con il separare l’istante che si sta vivendo dal tempo dell’ego (il passato ed il futuro) percependolo senza tempo. Questo è il modo per iniziare a mettere in discussione la separazione dell’ego, e cominciare a non sentirci separati.
Dato che questo può sembrarci molto complicato, il Corso ci sostiene dicendoci che ci verrà dato aiuto man mano che proseguiamo. Lo spirito Santo stesso (l’Insegnante di Dio) ci sosterrà.
E aggiunge anche che riceveremo istruzioni molto specifiche: in effetti l’intero libro degli esercizi potrebbe anche essere definito come un manuale per insegnarci la pratica dell’istante santo, e per allenarci ad esso.
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Il capitolo 15 del testo è completamente dedicato alla teoria dell’istante santo, e fornisce anche alcune semplici istruzioni preliminari per cominciare a sperimentarlo. Le abbiamo viste negli spunti delle ultime settimane.
L’istante santo è l’attimo in cui la mente svolge quella funzione essenziale definita nel Corso “perdono”, che consiste nel mettere in discussione le proiezioni che in quel preciso istante stava attuando su qualcuno o qualcosa, scegliendo al loro posto la pace.
È l’istante in cui liberiamo la nostra mente - e quella dei nostri fratelli, perché le menti sono unite - dalle pesanti catene che l’ego aveva posto su di esse e lasciamo risplendere la luce e la forza che non è mai scomparsa dalla nostra mente congiunta, anche se l’ego aveva cercato di coprirla con molteplici strati di negazioni e proiezioni.
È interessante dunque che proprio il capitolo dedicato all’istante santo si concluda con una delle più belle preghiere di tutto il Corso, trascritta da Helen Schucman nel corso del periodo natalizio. È insieme una preghiera sull’istante santo, sul perdono e sul Natale.
Anche quest’anno celebriamo il Natale con questa preghiera meravigliosa, lasciando affiorare nella nostra mente l’amore che ci unisce come uno.
Nell’istante santo la condizione dell’amore è soddisfatta, perché le menti sono unite senza l’interferenza del corpo, e dove c’è comunicazione c’è pace….. Non permettere alla disperazione di oscurare la gioia del Natale, perché il tempo di Cristo non ha significato separato dalla gioia del Natale…
Dì quindi a tuo fratello:
Ti do allo Spirito Santo come parte di me stesso. So che sarai liberato a meno che io non voglia usarti per imprigionare me stesso. Nel nome della mia libertà scelgo la tua liberazione, perché riconosco che saremo liberati insieme.
(T.15.XI.7:1, 8:1, 10:4-7)
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Abbiamo trascorso quest’anno esplorando alcuni degli aspetti fondamentali della complessa e profonda teoria del tempo, così come ci viene proposta dal Corso. E negli ultimi mesi ci siamo soffermati sull’uso del tempo che ci viene offerto dallo Spirito Santo: prendere l’istante che stiamo sperimentando dentro la nostra mente e considerarlo separato sia dal tempo passato e futuro, che dall’identificazione con il corpo, che dall’esperienza della colpa. Questo significa aprirci alla possibilità di non essere un corpo, ma una mente che compie una e solo una decisione: accettare l’Espiazione per noi stessi (T.2.V.5:1). Perché è solo attraverso l’accettazione dell’Espiazione (ossia della correzione proposta dallo Spirito Santo dentro la nostra mente) che possiamo mettere in discussione la colpa, e quindi la necessità di identificarci con un mondo di corpi che permette l’illusione della proiezione della colpa all’esterno.
Abbiamo visto che il capitolo 15 del testo è dedicato proprio ad un’indagine di questo istante di scelta e di liberazione- l’istante santo- e si conclude con una magnifica preghiera di liberazione dai limiti del tempo, della colpa e del corpo. Una preghiera di perdono, in cui diamo allo Spirito Santo la percezione sbagliata che abbiamo di noi stessi e degli altri ed in questo modo – liberandoli e liberandoci- scegliamo liberamente di lasciar andare le pesanti catene che ci imprigionavano al sistema di pensiero dell’ego. Rileggiamola insieme:
Ti do allo Spirito Santo come parte di me stesso. So che sarai liberato a meno che io non voglia usarti per imprigionare me stesso. Nel nome della mia libertà scelgo la tua liberazione, perché riconosco che saremo liberati insieme.
(T.15.XI.7:1, 8:1, 10:4-7)
Subito dopo la preghiera troviamo un paragrafo che ci invita a vivere l’inizio dell’anno nuovo proprio in base alle indicazioni che abbiamo ricevuto, ossia accettando l’istante santo.
Così l’anno inizierà con gioia e libertà…. Accetta l’istante santo mentre nasce quest’anno, e prendi il tuo posto, lasciato vacante così a lungo, nel Grande Risveglio. Fa che quest’anno sia differente rendendolo tutto uguale. E permetti a tutte le tue relazioni di essere fatte sante per te.
(T.15.XI.10:8-12)
Questa accettazione farà sì che l’anno inizi in modo corretto, con un intento di vera libertà. E da quel momento potrebbe anche diventare diverso dagli anni precedenti, perché potremmo scegliere –in ogni singolo istante- di non volere che quell’istante sia diverso dagli altri istanti, per soddisfare lo scopo dell’ego che usa la diversità per proiettare la colpa. Potrebbe allora diventare un anno veramente nuovo perché tutto uguale. Un anno in cui istante dopo istante prendiamo l’unica – e sempre uguale- decisione di accettare l’Espiazione per noi stessi, perdonando le proiezioni che affiorano man mano nel nostro spazio mentale.
Potrebbe essere un ottimo modo di celebrare l’inizio dell’anno nuovo. Che ne dite?
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Riesci ad immaginare che cosa voglia dire non avere preoccupazioni, affanni, ansie, ma semplicemente essere in ogni momento perfettamente calmi e tranquilli? Tuttavia questo è lo scopo del tempo: imparare proprio questo e niente più. L’Insegnante di Dio non potrà essere soddisfatto del Suo insegnamento finché questo non costituirà tutto il tuo apprendimento. Non avrà completato la Sua funzione di insegnamento finché non sarai diventato uno studente così coerente da apprendere solo da Lui. Quando questo sarà successo, non avrai più bisogno di un insegnante o di tempo nel quale imparare.
(T.15.I.1)
Queste parole danno inizio al 15° capitolo del Testo. Ci presentano un obiettivo molto allettante: vivere una vita di pace costante, in cui il nostro stato interiore di calma e tranquillità non possa essere alterato da alcun evento esterno. Questo è l’obiettivo del Corso. E il tempo, dice la seconda frase, serve proprio a farci raggiungere tale obiettivo. Tuttavia non è questo lo scopo che solitamente attribuiamo al tempo. Questo è lo scopo dello Spirito Santo, che corregge lo scopo sbagliato da noi adottato ogniqualvolta seguiamo le indicazioni dell’ego.
Alla fine dello stesso capitolo ci viene suggerito un modo per vivere in modo diverso l’anno che sta per cominciare: rendendolo tutto uguale. È quanto abbiamo visto nel nostro ultimo spunto (cliccare_qui per rileggerlo). Perché l’anno sia tutto uguale dobbiamo imparare a praticare l’istante santo, dando quindi al tempo lo scopo che gli dà lo Spirito Santo. Sarà questo il modo in cui ci apriremo ad un anno veramente diverso dai precedenti: non modificando la forma delle nostre esistenze, ma cambiandone il contenuto. E così riusciremo a raggiungere l’obiettivo che il Corso prospettava proprio all’inizio dello stesso capitolo.
È con questo augurio che riprendo gli spunti della nostra scuola del Corso, che dedicherò per qualche mese ad un ulteriore approfondimento della teoria e della pratica dell’istante santo.
Possa essere questo, cari compagni di viaggio, l’anno in cui seguiamo con determinazione e costanza la strada della pace interiore e impariamo praticamente a fare di ogni istante un istante santo.
Quest’anno sii determinato a non negare ciò che ti è stato dato da Dio. Svegliati e condividilo, perché questa è l’unica ragione per cui Egli ti ha chiamato.
(T.16.II.8:2-3)
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Il corpo non esiste affatto in nessun singolo istante. È sempre ricordato o anticipato ma non se ne fa mai esperienza nel presente. Soltanto il suo passato o futuro lo fanno sembrare reale. Il tempo lo controlla interamente, poiché il peccato non è mai completamente nel presente. In ogni singolo istante l’attrattiva della colpa viene provata come dolore e niente altro, e viene evitata. Non ha alcuna attrattiva ora. Tutta la sua attrattiva è immaginaria e perciò deve essere pensata nel passato o nel futuro.
(T.18.VII.3)
Da mesi ci stiamo concentrando sull’uso che l’ego e lo Spirito Santo fanno del tempo.
Ripassiamo insieme gli aspetti che sono sintetizzati nella precedente citazione e che ho cercato di mettere in evidenza negli spunti che ho scritto lo scorso anno (cliccare qui per rileggerli).
A differenza dell’ego, che usa il tempo per dare continuità a sé stesso e rendersi reale nella nostra mente, lo Spirito Santo usa il tempo per disfare l’ego. Per ottenere il suo scopo l’ego ci spinge a concentrarci costantemente sul passato e sul futuro, ignorando sistematicamente il presente o forzandoci a vivere nel presente i ricordi del passato o le anticipazioni del futuro. All’opposto -e per raggiungere il suo scopo- lo Spirito Santo ci invita gentilmente a portare la nostra attenzione solo sul momento presente, lasciando andare il nostro investimento nel passato e nel futuro.
Tuttavia abbiamo anche visto che nel Corso il concetto di momento presente non è soltanto di natura temporale. Esso deve implicare anche due altri aspetti: la non consapevolezza del corpo e il perdono della colpa. Se in quello che consideriamo “momento presente” continuiamo a sperimentare la colpa e a essere completamente identificati con il corpo, allora siamo di fatto proiettati nel passato o nel futuro, e non stiamo realmente sperimentando il presente.
In sostanza il momento presente- definito nel Corso “istante santo”- è l’istante in cui scegliamo di perdonare nel mondo dell’illusione quelle tre componenti che più catturano la nostra mente: il tempo, il corpo e la colpa.
Prima di proseguire nell’indagine, rileggiamo insieme la definizione di “istante santo” contenuta nel glossario compilato da Kenneth Wapnick (per accedere al Glossario, cliccare qui):
ISTANTE SANTO
Istante fuori dal tempo in cui scegliamo il perdono anziché la colpa, il miracolo anziché il rancore, lo Spirito Santo invece dell’ego; espressione della nostra piccola disponibilità a vivere nel presente, che spalanca le porte all’eternità, anziché restare attaccati al passato ed avere paura del futuro, che ci mantiene all’inferno; usato anche per indicare l’ultimo istante santo, il mondo reale, il culmine di tutti gli istanti santi che abbiamo scelto lungo il cammino.
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Non c’è possibilità di sfuggire alla paura con il modo in cui l’ego usa il tempo. Perché il tempo, secondo il suo insegnamento, non è altro che uno strumento di insegnamento per incrementare la colpa finché pervada ogni cosa ed esiga eterna vendetta. Lo Spirito Santo vuole disfare tutto questo ora. La paura non fa parte del presente, ma solo del passato e del futuro, che non esistono. Non c’è paura nel presente, nel quale ogni istante è nitido e separato dal passato, senza la sua ombra che si protende verso il futuro. Ogni istante è una limpida, immacolata nascita, nella quale il Figlio di Dio emerge dal passato nel presente. E il presente si estende per sempre. È così bello, così limpido e libero dalla colpa che non vi è altro che felicità. Non c’è ricordo dell’oscurità, e l’immortalità e la gioia sono ora.
(T.15.I.7:6- 8:7)
In queste frasi il Corso illustra i due schemi di riferimento della mente sbagliata e della mente corretta. Il primo - in cui l’ego spadroneggia - ci fa precipitare in una condizione di paura e vendetta. Nel secondo – guidato dallo Spirito Santo - sperimentiamo invece una vera e propria rinascita, immacolata perché priva di colpa e pervasa da gioia e felicità.
Più avanti nello stesso capitolo viene spiegato come l’istante santo - l’istante in cui scegliamo lo Spirito Santo invece dell’ego, il perdono invece della colpa, il miracolo invece del rancore - è lo strumento che ci permette di cambiare lo schema di riferimento interiore. E questo cambiamento ci fa vedere che l’amore è in noi.
L’istante santo è pertanto l’attimo in cui rinasciamo dalle ceneri dell’ego.
L’istante santo riflette la Sua (di Dio) conoscenza portando via ogni percezione del passato, eliminando così lo schema di riferimento che hai costruito per giudicare i tuoi fratelli. Una volta che questo sarà svanito, lo Spirito Santo lo sostituirà con il Suo schema di riferimento. Il Suo schema di riferimento è semplicemente Dio. L’atemporalità dello Spirito Santo si trova solo qui. Perché nell’istante santo, libero dal passato, vedi che l’amore è in te, e non hai bisogno di guardare fuori e strappare colpevolmente l’amore da dove pensavi che fosse.
(T.15.V.9:3-7)
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Il Corso ci dà indicazioni precise per cominciare a sperimentare l’istante santo. I primi suggerimenti si trovano all’inizio del capitolo 15:
Inizia a far pratica di come lo Spirito Santo usa il tempo come strumento di insegnamento che porta pace e felicità. Prendi questo istante, ora, e pensa ad esso come a tutto ciò che esiste del tempo. Niente del passato può raggiungerti qui, e qui sei completamente assolto, completamente libero e totalmente privo di condanna. Da questo istante santo nel quale è rinata la santità andrai avanti nel tempo senza paura, e senza alcun senso di cambiamento che avvenga col tempo.
(T.15.I.9:4-7)
E ancora:
Nella tua pratica cerca di abbandonare ogni piano che hai accettato per trovare grandezza nella piccolezza. Non è lì. Usa l’istante santo per riconoscere che tu da solo non puoi sapere dov’è e puoi solo ingannarti.
(T.15.IV.4:5-7)
Tutto il libro degli esercizi non è altro se non una lunga pratica, articolata in una serie di esercizi, per imparare dapprima a sperimentare praticamente l’istante santo, e poi a sceglierlo con sempre maggiore frequenza.
Tuttavia questi primi suggerimenti sono preziosi, perché evidenziano alcune delle componenti chiave dell’istante santo: il suo lasciar andare il passato, la colpa e l’oppressione dell’ego; il senso di rinascita che ne consegue e l’idea che un autentico cambiamento interiore non implica alcun senso di cambiamento nel tempo; il fatto che separarci dall’ego è il modo per non sentirci più separati; e inoltre l’importanza di scegliere consapevolmente di abbandonare la piccolezza riconoscendo di non potercela fare da soli. Vedremo quest’ultimo aspetto nella prossima newsletter.
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Nella tua pratica cerca di abbandonare ogni piano che hai accettato per trovare grandezza nella piccolezza. Non è lì. Usa l’istante santo per riconoscere che tu da solo non puoi sapere dov’è e puoi solo ingannarti.
(T.15.IV.4:5-7)
Il desiderio di sperimentare l’istante santo corrisponde al desiderio di lasciar andare la piccolezza a favore della grandezza. La piccolezza è “l’offerta che fai a te stesso” (T.15.III.1:3), ed è contrapposta alla grandezza, che ci viene da Dio. La piccolezza è credere di essere un corpo ed identificarsi con esso. La grandezza corrisponde invece al riconoscimento della nostra vera natura di Figlio di Dio. Si sperimenta imparando ad accettare l’Espiazione per sé stessi (T.2.V.5:1).
Ogni qualvolta scegliamo un istante santo mettiamo in discussione l’apparente realtà della nostra identità separata di corpi e -insieme ad essa- l’illusione di poter trovare nella piccolezza del corpo la grandezza della nostra vera Identità di mente.
Ma dove si trova la nostra grandezza? La citazione precedente chiarisce che non possiamo saperlo, e che dobbiamo usare l’istante santo per riconoscerlo. Da soli non possiamo scardinare i parametri della percezione limitata e pervenire ad un diverso stato mentale.
L’istante santo- che mette in discussione la nostra identità di corpo, la presunta realtà del tempo e l’apparente oggettività della colpa- ci porta a sperimentare uno schema di riferimento completamente diverso da quello a cui eravamo precedentemente abituati. Grazie a questa esperienza pratica impariamo a riconoscere di aver bisogno di un aiuto spirituale per superare i nostri limiti.
Da soli, invece, possiamo solo ingannarci.
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L’istante santo è questo istante e ogni istante. L’istante che vuoi che lo sia, lo è. L’istante che non vuoi che lo sia è perso per te. Sei tu che devi decidere quando lo sarà. Non rimandarlo. Perché al di là del passato e del futuro, dove non lo troverai, esso aspetta splendente e pronto perché tu lo accetti. Tuttavia non puoi portarlo alla felice consapevolezza finché non lo vuoi, perché porta in sé l’intera liberazione dalla piccolezza.
(T.15.IV.1:3-9)
Abbiamo visto nello spunto della scorsa settimana che da soli non possiamo sperimentare gli effetti dell’istante santo, perché esso presume un totale capovolgimento dei parametri basilari sui quali fondiamo le nostre convinzioni e la nostra esistenza: la realtà del corpo, del tempo e della colpa. L’istante santo ha quindi il potere di eliminare gli schemi di riferimento che erroneamente crediamo reali, sostituendoli con un altro schema di riferimento, che ci viene insegnato dallo Spirito Santo e che riflette la conoscenza di Dio.
Come potremmo fare tutto questo da soli?
Eppure la citazione di questa settimana chiarisce che a noi appartiene la decisione di scegliere quando vogliamo che questo avvenga. Siamo noi a prendere questa decisione. Non a caso noi siamo il DM, una mente decisionale, e non dei corpi.
L’istante santo attende splendente la nostra accettazione. Ma non ne saremo consapevoli, e non potremo sperimentarlo, se non lo scegliamo.
Questo è secondo il Corso il nostro libero arbitrio. Questa è l’unica decisione che dobbiamo imparare a prendere. Questa è la nostra unica funzione.
Puoi invocare l’istante santo in ogni momento e ovunque tu lo voglia.
(T.15.IV.4:4)
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L’istante santo è il risultato della tua determinazione ad essere santo. È la risposta. Il desiderio e la disponibilità a farlo arrivare precedono la sua venuta. Prepari la tua mente per esso soltanto fino al punto di riconoscere che lo vuoi sopra ogni altra cosa.
(T.18.IV.1:1-4)
L’unica cosa che ci viene richiesta per sperimentare l’istante santo è sceglierlo. Se non lo desideriamo non potremo sperimentarlo, ma se siamo disponibili ad esso non potremo non farne esperienza.
Non aver paura che l’istante santo ti sia negato, perché io non l’ho negato.
E attraverso di me lo Spirito Santo lo dà a te, così come tu lo darai.
(T.15.VI.6:7-8)
Tuttavia, per riceverlo, dobbiamo imparare a desiderarlo sopra ogni altra cosa. Per allenarci a questa fermezza di intenti all’inizio del libro degli esercizi ci vengono proposte quattro lezioni sulla determinazione. Leggiamole in successione:
Io sono determinato a vedere (lezione 20)
Io sono determinato a vedere le cose in modo diverso (lezione 21)
Più di ogni altra cosa io voglio vedere (lezione 27)
Più di ogni altra cosa io voglio vedere le cose in modo diverso (lezione 28)
Non è sufficiente il desiderio di aprirsi ad una percezione diversa, mettendo in discussione la fissità e l’apparente realtà e certezza dello schema di riferimento dell’ego. E’ necessario desiderarla più di ogni altra cosa. Dobbiamo imparare gradualmente, passo dopo passo, ad abbandonare la nostra cieca dedizione alla piccolezza del sistema di pensiero dell’ego e scegliere di accettare al suo posto la grandezza dell’Espiazione.
Questa graduale accettazione ci porterà poco alla volta a desiderare la visione (ossia la percezione corretta) più di ogni altra cosa. E’ questo il processo di generalizzazione che ci viene insegnato nel libro degli esercizi.
Nella tua pratica cerca di abbandonare ogni piano che hai accettato per trovare grandezza nella piccolezza.
(T.15.IV.4:5)
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Non avvicinare mai l’istante santo dopo aver cercato di eliminare tutta la paura e l’odio dalla tua mente. Questa è la sua funzione. Non tentare mai di guardare oltre la tua colpa senza prima chiedere l’aiuto dello Spirito Santo. Questa è la Sua funzione. La tua parte è solo di offrirGli una piccola disponibilità per permetterGli di eliminare tutta la paura e l’odio e per essere perdonato.
(T.18.V.2:1-4)
L’istante santo è l’attimo in cui decidiamo di abbandonare il sistema di pensiero dell’ego scegliendo al suo posto quello dello Spirito Santo. Una errata comprensione di esso può farci credere di doverci preparare in qualche modo, per esempio cercando di lasciar andare da soli la paura, l’odio e la colpa presenti nella nostra mente sbagliata. Sarebbe un errore, anche perché l’idea di “fare da soli” è uno dei presupposti basilari del sistema di pensiero dell’ego, che ci presenta continuamente l’idea dell’autonomia e della separazione come strategie motivazionali.
L’istante santo svolge proprio la funzione di scardinare i parametri dell’ego, cosa che da soli non potremmo mai fare perché siamo troppo catturati dall’illusione per riuscire a intravedere una via d’uscita rimanendo al suo interno.
L’unica preparazione che ci viene richiesta, come abbiamo visto nello spunto della scorsa settimana (cliccare qui per rileggerlo), è riconoscere che desideriamo l’istante santo sopra ogni altra cosa. Questa è la ferma determinazione a voler vedere le cose in modo diverso. È la piccola disponibilità ad aprirci ad un’alternativa percettiva.
Sarà questa piccola disponibilità – piccola, non grande- a permetterci di fare un passo avanti gigantesco, il passo del perdono. E sarà questo passo avanti gigantesco a permetterci di percepirci perdonati a nostra volta.
Non aver paura che non ti sia dato aiuto in questo.
(T.15.II.6:4)
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L’istante santo è il risultato della tua determinazione ad essere santo. È la risposta. Il desiderio e la disponibilità a farlo arrivare precedono la sua venuta. Prepari la tua mente per esso soltanto fino al punto di riconoscere che lo vuoi sopra ogni altra cosa.
(T.18.IV.1:1-4)
In molti punti del Corso lo Spirito Santo è definito “la Risposta”. Per esempio:
Lo Spirito Santo è la Risposta di Dio alla separazione....
(T.5.II.2:5)
Ho detto prima che lo Spirito Santo è la Risposta di Dio all’ego
(T.5.III.5:3)
Lo Spirito Santo è descritto in tutto il corso come Colui Che ci dà la risposta alla separazione…
(C.6.2:1)
Data la nostra costante identificazione con il corpo - un’illusione che sembra agire in un mondo di corpi - potremmo a volte essere tentati a credere che la risposta dello Spirito Santo sia da intendersi in termini comportamentali. In questo caso possiamo cadere nell’errore di pensare che lo Spirito Santo ci dia dei suggerimenti su come agire o non agire.
Il brano di oggi spiega chiaramente che la risposta dello Spirito Santo è l’istante santo, ossia la sperimentazione pratica di un cambiamento percettivo interiore, grazie al quale lo schema di riferimento dell’ego viene messo in discussione e viene sostituito da un nuovo schema di riferimento. È un cambiamento di contenuto, non di forma.
Lo sperimentiamo in conseguenza alla nostra determinazione ad essere santi, ossia a lasciar andare la presa che hanno sulla nostra mente sbagliata la colpa, l’identificazione con il corpo e l’uso che l’ego fa del tempo.
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L’istante santo è il risultato della tua determinazione ad essere santo. È la risposta. Il desiderio e la disponibilità a farlo arrivare precedono la sua venuta. Prepari la tua mente per esso soltanto fino al punto di riconoscere che lo vuoi sopra ogni altra cosa. Non è necessario che tu faccia di più: invero è necessario che tu ti renda conto che non puoi fare di più. Non tentare di dare allo Spirito Santo quello che non chiede o aggiungerai l’ego a Lui e confonderai i due. Egli non chiede che poco. È Lui Che aggiunge la grandezza e la potenza. Si unisce a te per rendere l’istante santo molto più grande di ciò che puoi comprendere. È la tua realizzazione del fatto che devi fare pochissimo per metterLo in grado di dare tantissimo.
(T.18.IV.1)
Come abbiamo visto negli spunti precedenti (per rileggerli cliccare qui) , l’istante santo deve essere scelto e voluto. Senza la nostra ferma determinazione a voler vedere le cose in modo diverso e a lasciar andare i rigidi e soffocanti schemi di riferimento interiore proposti dall’ego, non è possibile sperimentarlo.
Tuttavia questo brano dà un’indicazione ulteriore. Se è vero che senza la nostra disponibilità non possiamo sperimentare l’istante santo, è altrettanto vero che il nostro desiderio di aggiungere qualcos’altro ci porta fuori strada.
Quella che ci viene richiesta è soltanto una piccola disponibilità.
Qui non ci viene fatta una generosa concessione basata sul riconoscimento di una nostra presunta debolezza, ma veniamo messi in guardia contro il desiderio tutto egoico di strafare, portandoci in prima linea: quell’atteggiamento di arroganza che ci porta a pensare “sarò io a risolvere il problema della separazione”, dimentichi del fatto che l’autonomia dell’io è proprio il maggior problema che abbiamo in questo stato illusorio di separazione.
Mi farò da parte e lascerò che Lui guidi il cammino
(L.pI.155.tit)
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L’istante santo non proviene soltanto dalla tua piccola disponibilità. È sempre il risultato della tua poca disponibilità combinata con il potere illimitato della Volontà di Dio. Hai avuto torto nel pensare che sia necessario prepararti per Lui.
(T.18.IV.4:1-3)
Da qualche settimana ci stiamo concentrando sull’atteggiamento interiore corretto per favorire l’esperienza dell’istante santo. Come abbiamo visto la scorsa settimana tale atteggiamento consiste nell’avere una piccola disponibilità, cercando di non cadere nell’arroganza di credere di dover aggiungere ad essa qualcos’altro.
La citazione odierna ci sostiene ulteriormente, dicendoci che la nostra piccola disponibilità è sufficiente, in quanto si combina con il potere illimitato della Volontà di Dio, che ci viene offerto- in questa condizione mentale di assoluta illusione- dall’intervento correttivo e mediatore dello Spirito Santo, la Voce Che parla per Dio dentro la nostra mente separata.
Il corso è molto rigoroso nelle sue affermazioni:
Non fidarti delle tue buone intenzioni. Non sono abbastanza. Ma abbi fiducia implicitamente nella tua disponibilità, qualsiasi altra cosa possa intromettersi. Concentrati soltanto su questa e non essere disturbato dal fatto che le ombre la circondano.
(T.18.IV.2:1-4)
L’atteggiamento interiore corretto sembra dunque essere quel misto di determinazione e fiducioso abbandono che il corso definisce “piccola disponibilità”. La determinazione deve essere ferma, perché consiste nel voler vedere le cose in modo diverso più di ogni altra cosa, come ci suggerisce la lezione 28. L’abbandono viene invece dalla constatazione che voler avere il primo posto non è altro che una delle tante forme assunte dalla “minuscola folle idea” (T.27.VIII.6:2) , l’arrogante idea di credersi separati da Dio che ha fatto precipitare la mente in uno stato di allucinazione.
Abbandonati a Colui la Cui funzione è la liberazione. Non assumere la Sua funzione per Lui. DaGli solo ciò che chiede cosicché tu possa imparare quanto sia piccola la tua parte e quanto sia grande la Sua.
(T.18.IV.6:6-8)
-231-
Poni semplicemente la domanda. La risposta viene data. Non cercare di rispondere, cerca semplicemente di ricevere la risposta così come viene data. Mentre ti prepari all’istante santo non tentare di renderti santo per essere pronto a riceverlo. Ciò non è altro che confondere il tuo ruolo con quello di Dio…. Piuttosto che cercare di prepararti per Lui, cerca di pensare così:
Io, che sono colui che ospita Dio, sono degno di Lui.
Colui Che ha stabilito la Sua dimora in me l’ha creata come voleva che fosse.
Non c’è bisogno che la renda pronta per Lui, ma soltanto che io non interferisca con il Suo piano di ripristinare in me la mia consapevolezza di essere pronto, che è eterna.
Non ho bisogno di aggiungere nulla al Suo piano.
Ma per riceverlo devo essere disposto a non sostituire il mio al posto del Suo.
(T.18.IV.5:1-5,8-13)
A conclusione degli spunti dedicati al corretto atteggiamento interiore da adottare per invitare nella nostra mente l’esperienza dell’istante santo, proviamo a meditare sulla magnifica preghiera contenuta nel capitolo 18. Riassume tutti gli aspetti che abbiamo visto negli spunti delle scorse settimane (per rileggerli cliccare qui))
Potrà essere il modo per prepararci ad una Pasqua di vero rinnovamento interiore, in cui sperimentare praticamente l’istante santo della nostra resurrezione. Dalle ceneri dell’ego, volutamente e fermamente messo in discussione, e dall’abbandono fiducioso nel potere illimitato della Volontà di Dio, potrà risorgere in noi uno stato mentale miracoloso di vera pace.
Perché questo è il tempo della Pasqua della tua salvezza. E tu risorgi da ciò che sembrava morte e disperazione. Ora la luce della speranza è rinata in te, perché ora vieni senza difese, per imparare la parte riservata a te nel piano di Dio.
(L.pI.135.25:3-5)
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Da circa sei mesi ci stiamo concentrando sul tema dell’istante santo.
Dopo aver letto la definizione tratta dal Glossario compilato da Kenneth Wapnick (spunti 208 e 221, Cliccare qui per rileggerli) , abbiamo visto alcune delle sue caratteristiche, principalmente il fatto che implichi un diverso uso del tempo, la non consapevolezza del corpo e la non sperimentazione della colpa (spunti 208- 214. Cliccare qui). Abbiamo letto le prime indicazioni pratiche che il Corso fornisce per poterlo sperimentare (spunti 217 e 223. Cliccare qui) ed in particolare ci siamo soffermati sull’atteggiamento interiore da adottare. (spunti 224- 231. Cliccare qui).
Abbiamo visto che l’atteggiamento corretto -un misto di ferma determinazione e fiducioso abbandono- viene definito “piccola disponibilità”. Non ci viene richiesto nulla più di questo. Tuttavia, aggiunge il Corso, dobbiamo stare attenti a non voler aggiungere altro, perché il nostro desiderio di fare di più diviene un vero e proprio ostacolo alla sua sperimentazione.
L’istante santo è il risultato della tua determinazione ad essere santo. È la risposta. Il desiderio e la disponibilità a farlo arrivare precedono la sua venuta. Prepari la tua mente per esso soltanto fino al punto di riconoscere che lo vuoi sopra ogni altra cosa. Non è necessario che tu faccia di più: invero è necessario che tu ti renda conto che non puoi fare di più. Non tentare di dare allo Spirito Santo quello che non chiede o aggiungerai l’ego a Lui e confonderai i due.
(T.18.IV.1:1-6)
Se cerchiamo di fare di più, dunque, aggiungeremo l’ego e confonderemo ego e Spirito Santo. Un bel pasticcio! Ma ci sono anche altri modi in cui possiamo interferire e ritardare la sperimentazione dell’istante santo?
È quello che vedremo nei prossimi spunti.
-233-
Come ogni cosa che riguarda la salvezza, l’istante santo è uno strumento pratico, testimoniato dai suoi risultati. L’istante santo non fallisce mai. La sua esperienza si sente sempre. Tuttavia se non viene espresso non viene ricordato.
(T.17.V.1:2-5)
Se desideriamo veramente sperimentare l’istante santo, nulla al mondo potrà impedircelo. Secondo il Corso il nostro libero arbitrio consiste unicamente in questo: nella libertà sovrana di scegliere quale insegnante o Insegnante vogliamo udire nella nostra mente. E da questa scelta, totalmente libera, verranno due possibili conseguenze: o l’esperienza dell’istante non santo- basato sulla colpa, sulla credenza nella realtà del corpo, e sul rimanere agganciati al passato e al futuro - oppure l’esperienza dell’istante santo, basato sulla libertà dalle catene spaziotemporali dell’ego. Come ci suggerisce il libro degli esercizi, dovremo solo imparare a volerlo più di ogni altra cosa.
Più di ogni altra cosa io voglio vedere.
(L.pI.27.tit)
E allora la sua esperienza verrà sentita, sempre e senza eccezioni.
Non aver paura che l’istante santo ti sia negato....
(T.15.VI.6:7)
Tuttavia potrà esserci capitato qualcosa di diverso: di volerlo con tutto il cuore, ma di non riuscire a sperimentarlo. Le frasi precedenti sembrano evidenziare il fatto che ciò è assolutamente impossibile. E allora che cosa è successo? Forse non avevamo compreso che cosa significa chiedere?
-234-
L’istante santo non fallisce mai. La sua esperienza si sente sempre.
(T.17.V.1:3-4)
Alla luce di queste affermazioni, nell’ultima newsletter (cliccare qui) ci siamo posti una domanda: come mai, a volte, non riusciamo a sperimentare l’istante santo pur desiderandolo apparentemente con tutto il cuore? Forse non abbiamo compreso che cosa significa chiedere?
Proviamo a leggere qualche altra indicazione fornita dal Corso:
La condizione necessaria per l’istante santo non richiede che tu non abbia pensieri che non siano puri. Ma richiede invero che tu non ne abbia alcuno che vorresti tenere per te.
(T.15.IV.9:1-2)
In altri termini, per sperimentare l’istante santo dobbiamo mettere in discussione i pensieri egoici, che proliferano dentro la nostra mente, portandoli al principio di correzione già presente al suo interno. Tuttavia questo implica un atteggiamento preliminare: essere disponibili ad osservare il contenuto della mente, in modo da prendere atto di tali pensieri, perché non è possibile mettere in discussione qualcosa che nemmeno sappiamo di pensare.
Se saremo disposti a praticare questo metodo, che il Corso definisce “perdono”, allora nulla e nessuno potrà impedirci la gioiosa esperienza dell’istante santo, che ci libera dalle catene dell’ego. All’opposto, se non saremo disposti a guardare i nostri pensieri senza giudizio, offrendoli alla correzione dello Spirito Santo, non sarà possibile sperimentarlo.
Questa è la richiesta che facciamo allo Spirito Santo.
E così manifestiamo concretamente il nostro desiderio di vedere più di ogni altra cosa sul quale la lezione 27 ci porta a riflettere.
-235-
Hai ricevuto l’istante santo, ma puoi avere stabilito una condizione nella quale non lo puoi usare. Come risultato, non ti rendi conto che esso è ancora con te. E tagliandoti fuori dalla sua espressione, ti sei negato i suoi benefici
(T.17.V.13:1-3)
Come abbiamo visto negli ultimi spunti (cliccare qui) l’istante santo non fallisce mai, ma noi possiamo stabilire una condizione nella quale non possiamo usarlo. Qual è questa condizione? Nutrire pensieri d’attacco dentro la nostra mente.
Se l’istante santo è l’istante fuori dal tempo, dal corpo e dalla colpa, sperimentarlo significa mettere in discussione i cardini fondamentali su cui è basata la nostra esperienza del sé, i parametri su cui è fondata la nostra identità. L’attimo di liberazione dalle catene dell’ego, in cui scompaiono i confini del sé limitato, può dunque allettarci e spaventarci nello stesso tempo. E allora, proprio nel momento in cui a parole potremmo sostenere di desiderarlo con tutto il cuore, potremmo di fatto fare di tutto per non sperimentarlo, ritardando così ulteriormente il momento della messa in discussione dei confini del nostro sé limitato.
La forma del nostro desiderio (le parole) potrebbero indicare che lo desideriamo, ma il contenuto di esso (la nostra intenzione effettiva) potrebbe invece dimostrare che non lo desideriamo affatto. In questo caso sarà molto facile allontanare da noi l’esperienza dell’istante santo: basterà ospitare pensieri di attacco, e sentirci pienamente giustificati nel farlo. L’attacco alimenta la colpa e automaticamente stringe la nostra mente nella morsa dell’ego, del tempo e dell’identità fisica impedendoci di percepire la natura più elevata di noi stessi e degli altri.
Ogni volta che attacchi tuo fratello rinforzi ciò, perché l’attacco ti impedisce di vederti. Ed è impossibile negare se stessi e riconoscere ciò che è stato dato e ricevuto da te.
(T.17.V.13:4-5)
-236-
Per un certo tempo potresti cercare di portare le illusioni nell’istante santo, per ritardare la tua piena consapevolezza della completa differenza, sotto ogni aspetto, tra la tua esperienza della verità e l’illusione.
(T.16.VII.7:1)
Come abbiamo visto negli ultimi spunti (cliccare qui), potrebbe verificarsi la condizione in cui a parole diciamo di volere l’istante santo, ma di fatto questo non è il nostro desiderio più profondo.
Questo potrebbe avvenire perché l’istante santo è:
Una subitanea inconsapevolezza del corpo e una unione tra te stesso e qualcos’altro in cui la tua mente si allarga per abbracciarlo.
(T.18.VI.11:4)
E questa unione profonda, che fa temporaneamente svanire i confini del nostro sé individuale, può spaventarci molto, se non siamo disposti a lasciar andare almeno temporaneamente l’illusione della nostra realtà fisica.
A questo punto potremmo cercare di portare altre illusioni nell’istante santo, per ritardare la piena consapevolezza della profonda differenza che c’è fra l’illusione spazio-temporale e l’esperienza della verità, che consiste nello sperimentare che siamo una mente che ha il libero arbitrio di scegliere i pensieri che vuole pensare, indipendentemente dalle condizioni oggettive della vita che sta sperimentando.
Il modo per ritardarne l’esperienza è molto semplice, e lo conosciamo tutti perfettamente, per averlo sperimentato innumerevoli volte: basterà ricorrere nuovamente a qualche pensiero d’attacco, per esempio richiamando uno di quei rancori che – come ci ricordano le lezioni 68 e 69- non hanno nulla a che fare con l’amore, anzi nascondono in noi la luce.
L’attacco genera colpa e la colpa promuove la paura: l’ego – apparentemente scacciato a parole dalla mente- si radicherà ancor più saldo al suo interno. La credenza nell’identità fisica si rafforzerà e ricominceremo a preoccuparci per il futuro e ad essere ossessionati dal passato. L’istante santo non potrà più essere ricordato.
Come ogni cosa che riguarda la salvezza, l’istante santo è uno strumento pratico, testimoniato dai suoi risultati. L’istante santo non fallisce mai. La sua esperienza si sente sempre. Tuttavia se non viene espresso non viene ricordato.
(T.17.V.1:2-5)
-237-
Abbiamo visto negli ultimi spunti (cliccare qui) che l’esperienza dell’istante santo potrebbe essere desiderata solo a parole, ma di fatto temuta. Quando questo si verifica, cercheremo di portare nell’istante santo le illusioni: la colpa, la credenza di essere un corpo, e la continuità temporale dell’ego basata su passato e futuro. Ci basterà attaccare qualcosa o qualcuno, e verremo risucchiati istantaneamente nell’oscuro abisso dell’ego.
Per un certo tempo potresti cercare di portare le illusioni nell’istante santo, per ritardare la tua piena consapevolezza della completa differenza, sotto ogni aspetto, tra la tua esperienza della verità e l’illusione.
(T.16.VII.7:1)
Ma il Corso ha sempre per noi una rassicurante parola di conforto:
Ma non cercherai di farlo a lungo. Nell’istante santo il potere dello Spirito Santo prevarrà, perché ti sarai unito a Lui. Le illusioni che porterai con te indeboliranno per un po’ l’esperienza di Lui, e ti impediranno di tenere in mente l’esperienza. Tuttavia l’istante santo è eterno, e le tue illusioni del tempo non impediranno a ciò che è senza tempo di essere ciò che è, né a te di viverlo così com’è.
(T.16.VII.7:2-5)
-238-
L’istante santo non fallisce mai. Tuttavia se non viene espresso non viene ricordato.
(T.17.V.1:3,5)
Da alcune settimane stiamo vedendo come l’istante santo, per quanto allettante ed apparentemente irresistibile, può farci paura perché scardina la nostra credenza della nostra identità (per rileggere gli spunti relativi, (cliccare qui) ). Secondo il Corso noi non siamo dei corpi che vivono e agiscono in un mondo di corpi, ma una mente indivisa che ha il libero arbitrio di sperimentarsi come effetto (questo è il significato che il Corso attribuisce alla parola “corpo”), o come causa (e questo è il significato che attribuisce alla parola “mente”). A questa mente dotata di potere decisionale- il DM- si rivolge il Corso, e non a noi in quanto corpi.
Per quanto possa attrarci l’esperienza di essere parte del tutto, essa può anche spaventarci molto quando ci rendiamo conto che implica la perdita dell’identità a cui siamo abituati e che abbiamo finora imparato ad identificare con noi stessi.
Allora tenderemo a resistere a questa esperienza liberatoria, utilizzando tutte le armi che l’ego mette a nostra disposizione: un sistema di pensiero basato sulla triade peccato-colpa- paura, un’apparente continuità temporale basata sul passato e sul futuro e la credenza di essere vittime delle circostanze. Se cederemo alle sue lusinghe dimenticheremo facilmente l’istante santo e permetteremo al tempo dell’ego di richiudersi su di esso, respingendolo in secondo piano. Non lo sperimenteremo più. L’istante santo non sarà realmente svanito, perché ciò che riflette l’eternità non può svanire. Semplicemente non ne faremo più esperienza.
Ci sperimenteremo nuovamente persi nel labirinto del tempo.
E a questo punto- ci domanda il Corso - dove saremo andati a finire? Dove sarà finita la nostra vera natura, quel potere decisionale che nel Corso viene definito DM? (per rileggere cos’è il DM, cliccare qui)
L’esperienza di un istante, per quanto irresistibile possa essere, viene facilmente dimenticata se permetti al tempo di chiudersi su di essa. Deve essere mantenuta brillante e piena di grazia nella tua consapevolezza del tempo, ma non occultata in esso. L’istante rimane. Ma tu dove sei?
(T.17.V.12:1-4)
-239-
Ringraziare tuo fratello è apprezzare l’istante santo, e così permettere ai suoi risultati di essere accettati e condivisi. Attaccare tuo fratello non è perdere l’istante, ma renderlo impotente nei suoi effetti.
(T.17.V.12:5-6)
Come ci ricordano queste frasi, l’istante santo non può mai essere perduto. Che sollievo!
Quante volte ci è capitato di sperimentare la liberazione del perdono, e gioire di una felicità improvvisa, pieni di speranza all’idea che la pace finalmente raggiunta non ci avrebbe mai più abbandonati…. e in men che non si dica ci siamo ritrovati pieni di livore, impauriti, ansiosi, preoccupati e arrabbiati?
Allora per un attimo possiamo aver pensato che il Corso fosse una chimera, che facesse grandi promesse senza essere in grado di mantenerle, e magari lo abbiamo messo in un angolo o buttato. È un’esperienza frequente, e non c’è nulla di cui vergognarsi.
Il Corso mette in discussione le nostre credenze più radicate, e- sopra ogni altra- la credenza che la nostra identità sia fisica o psicologica, che abbiamo delle personalità distinte e dei caratteri. E, per inciso, questa è sicuramente la nostra esperienza, e in quanto tale non va assolutamente negata. Ma non è la nostra realtà.
Allora subentra la paura di perdere le nostre certezze, e ci rifugiamo rapidissimamente fra le braccia “amorevoli” del nostro vecchio amico ego, che purtroppo non è affatto nostro amico ed è tutt’altro che amorevole!
L’ego ci consiglierà di ritornare in noi stessi, e di rinsaldare quella nostra identità separata che l’istante santo vorrebbe invece mettere in discussione. Ci suggerirà di attaccare qualcuno, di provare rancore per un’offesa subita, di sentirci vittime di qualcosa che ci è capitato…..
…. E puntualmente, obbedendo ai nostri ordini, l’esperienza dell’istante santo scomparirà dalla nostra vista interiore. Grazie alla nostra scelta di renderlo impotente nei suoi effetti, non lo sperimenteremo più e ci rifugeremo nuovamente nella nostra vecchia, “confortante”, identità separata.
Hai ricevuto l’istante santo, ma puoi avere stabilito una condizione nella quale non lo puoi usare. Come risultato, non ti rendi conto che esso è ancora con te
(T.17.V.13:1-2)
Fortunatamente l’istante santo non sarà scomparso. Sarà ancora lì con noi. Pronto ad essere nuovamente sperimentato ogniqualvolta decideremo di lasciar andare la credenza nella separazione e smetteremo di attaccare gli altri. Ringraziare nostro fratello, invece di attaccarlo, sarà proprio il modo per sperimentare nuovamente la liberazione e la gioia dell’istante santo.
-240-
Non darai mai questo istante santo allo Spirito Santo a favore della tua liberazione finché non sarai disposto a darlo ai tuoi fratelli per la loro liberazione. Perché l’istante di santità è condiviso e non può essere solo tuo. Quindi, quando sei tentato di attaccare un fratello, ricorda che il suo istante di liberazione è il tuo. I miracoli sono gli istanti di liberazione che offri e che ricevi. Essi attestano la tua disponibilità ad essere liberato, e ad offrire tempo allo Spirito Santo perché lo usi a modo Suo.
(T.15.I.12)
Da qualche settimana ( cliccare qui per rileggere gli spunti) stiamo vedendo che l’istante santo non può mai essere perduto, anche se possiamo impedircene la sperimentazione. E abbiamo visto che questo impedimento si verifica quando la pace interiore viene scossa e sovrastata dalla paura di perdere quell’identità ( talvolta vittimistica e sofferente, talvolta tronfia e piena di sé) che siamo abituati a considerare il nostro vero io.
Sarà la paura dell’unione a spingerci ad attaccare nuovamente i nostri fratelli, perché l’attacco è la cifra distintiva del sistema di pensiero dell’ego, e se lo ospitiamo nella nostra mente rafforzerà all’istante la nostra credenza nella separazione e nell’identità separata, allontanandoci da quell’esperienza di pace interiore che per un attimo ci era parsa troppo minacciosa.
Questa è la ragione per cui- come dice la citazione di questa settimana- non potremo sperimentare l’istante santo se non saremo disposti a darlo ai nostri fratelli. L’esperienza interiore della nostra liberazione non può prescindere dalla nostra esperienza interiore della loro. Perdonando nella nostra mente le loro illusioni, e quindi non usandole per sentirci vittime, faremo la miracolosa esperienza dell’istante santo.
E in questo modo impareremo ad usare il tempo in modo diverso: per perdonare, invece che per proiettare la colpa. L’uso egoico del tempo verrà sostituito dal suo uso spirituale.
-241-
Non darai mai questo istante santo allo Spirito Santo a favore della tua liberazione finché non sarai disposto a darlo ai tuoi fratelli per la loro liberazione.
(T.15.I.12:1)
Non è possibile sperimentare la liberazione dell’istante santo da soli. Questa è la ragione per cui la lezione 137 sottolinea che:
Quando sono guarito non sono guarito da solo
(L.pI.137.tit)
Di fatto proprio la credenza di essere soli – la quintessenza dell’idea di separazione- è secondo il Corso la base e l’origine del sistema di pensiero dell’ego.
Forse potremmo credere che l’istante santo promuova un’esperienza privata ed esclusiva, di cui bearci in segreto. Non è così. L’istante santo è proprio la liberazione dalla credenza nella separazione, e quindi non può non comportare la volontà di liberare in contemporanea, dentro la nostra esperienza interiore, sia noi stessi che gli altri.
A questo serve il perdono.
Lo Spirito Santo ti dà il loro istante benedetto grazie al fatto che tu lo dai. Come lo dai, Egli te lo offre. Sii disposto a dare ciò che vuoi ricevere da Lui, perché nel dare ti unisci a Lui. Nella limpidezza cristallina della liberazione che dai c’è la tua istantanea fuga dalla colpa.
(T.15.I.13:4-7)
-242-
Tu che hai passato giorni, ore e perfino anni incatenando i tuoi fratelli al tuo ego nel tentativo di sostenerlo e di proteggerne la debolezza, non percepisci la Fonte della forza. In questo istante santo libererai dalle catene i tuoi fratelli e rifiuterai di sostenere sia la loro debolezza che la tua.
(T.15.II.5-6)
Un aspetto fondamentale dell’istante santo è che non può non essere condiviso. Il desiderarlo solo per noi stessi è una contraddizione in termini, perché l’istante santo è la negazione dell’ego, ossia dell’idea di essere soli e separati dagli altri. Volerne fare un’esperienza solitaria sarebbe un po’ come dire: “per un attimo non voglio più sperimentare la separazione, ma voglio che questa sia un’esperienza separata”.
L’istante santo è l’attimo in cui cadono i parametri di riferimento dell’ego, basati proprio sulla separazione e sulle sue 3 componenti essenziali: la colpa, che ci separa gli uni dagli altri, la credenza nell’identità fisica e psicologica di corpo, che nega il fatto di essere un’unica mente, e l’illusione di un tempo frammentato nelle componenti separate e distinte di presente, passato e futuro. Quando diamo retta all’ego percepiamo noi stessi e gli altri come dei corpi, e questo ci permette di proiettare la colpa e di darle continuità nel tempo, rendendo così l’ego apparentemente eterno.
Come sostiene la citazione iniziale, abbiamo passato anni a pensare in questo modo. E facendolo abbiamo incatenato la nostra percezione degli altri al nostro ego, proteggendone la debolezza allo scopo di rafforzarlo.
L’istante santo è l‘attimo in cui tutto questo può scomparire. Perdonando la percezione errata che abbiamo degli altri, li liberiamo dalle catene a cui li avevamo avvinti dentro la nostra mente per poter proiettare su di loro la colpa. Perdonandoli ci rifiutiamo di sostenere nella nostra mente la percezione della loro debolezza, cioè del loro ego, perché non lo renderemo reale. E in contemporanea smetteremo anche di sostenere la nostra debolezza, il nostro ego, che prima dominava imperterrito dentro la nostra mente.
Secondo il Corso, questo è il miracolo.
-243-
Non c’è niente che puoi opporre alla realtà. Tutto ciò che deve essere perdonato sono le illusioni che hai mantenuto contro i tuoi fratelli….
Libera i tuoi fratelli dalla schiavitù delle loro illusioni perdonandoli per le illusioni che percepisci in loro. Così imparerai che sei stato perdonato, perché sei tu che hai offerto loro le illusioni. Nell’istante santo questo viene fatto per te nel tempo, per portarti la vera condizione del Cielo.
(T.16.VII.9:1-2, 5-7)
La realtà – secondo il Corso- è il fatto che tutti noi siamo un’unica Mente, Una con Dio, e in quanto tale non possiamo essere separati gli uni dagli altri. Non è certamente questa la nostra esperienza quotidiana: in questo mondo ci sperimentiamo tutti diversi, con un’ identità fisica e psicologica che ci differenzia nettamente gli uni dagli altri. Questa illusione- perché secondo il Corso di illusione si tratta- è un trucco che l’ego provoca nella nostra mente allo scopo di mantenere sé stesso ed il suo sistema di pensiero di colpa ed attacco. Infatti solo dalla percezione della differenza può scaturire l’illusione dell’attacco
. Queste sono le illusioni che manteniamo in vita ogni volta che attacchiamo i nostri fratelli.
Ma il perdono ha il potere di liberarci da queste illusioni, perché ogni volta che perdoniamo stiamo proprio mettendo in discussione l’oggettività dell’attacco ricevuto. Non perdoniamo ciò che gli altri ci hanno fatto, come se si trattasse di cose reali, ma le illusioni che percepiamo in loro e che sono invece determinate dalle nostre proiezioni.
In questo modo impareremo che anche noi siamo stati perdonati, perché non potremo non ricevere la liberazione che siamo stati disponibili a donare.
È così che avremo la possibilità di sperimentare l’unione della mente anche nel mondo di separazione dei corpi.
Questo è il grande dono che l’istante santo ha in serbo per noi: riflettere per un attimo- all’interno della dimensione di separazione- la condizione di Unione del Cielo.
-244-
Potresti vivere per sempre nell’istante santo, cominciando da adesso e arrivando all’eternità, se non fosse per una ragione molto semplice. Non oscurare la semplicità di questo motivo, perché se lo farai sarà solo perché preferirai non riconoscerla e non lasciarla andare. La semplice ragione, in parole povere, è questa: l’istante santo è un momento in cui ricevi e dai comunicazione perfetta.
(T.15.IV.6:3-5)
Come abbiamo visto nello spunto della scorsa settimana (cliccare qui per rileggerlo), l’istante santo è l’attimo in cui scegliamo il perdono invece dell’attacco.
Il Corso ha una sua specifica definizione di cos’è il perdono, basata sull’idea metafisica che questo mondo sia puramente illusorio. Secondo il Corso dunque non perdoniamo gli altri per quello che ci hanno fatto, quanto piuttosto per quello che non ci hanno fatto, ossia per le illusorie proiezioni di colpa che abbiamo attuato su di loro, allo scopo di rafforzare l’altrettanto illusoria percezione vittimistica che abbiamo di noi stessi.
Il perdono riconosce che ciò che pensavi tuo fratello ti avesse fatto non è accaduto
(L.pII.1.1:1)
Per poterli attaccare dobbiamo obbligatoriamente vederci diversi da loro, e questa è la ragione fondamentale per cui crediamo alla menzogna che l’ego ci racconta: che siamo dei corpi che vivono in un mondo di corpi. Se siamo dei corpi siamo separati, e se siamo separati è possibile attaccarci l’un l’altro.
Ma con il perdono sfuggiamo a questa logica di separazione e di attacco. Perdonando gli altri non li vediamo più separati da noi. Gli occhi del corpo potranno ancora continuare a rimandarci l’evidenza della separazione, ma la visione della mente ci avrà insegnato a modificare la nostra percezione e a sperimentare un’unione sostanziale con loro.
Nel momento del perdono sperimenteremo quindi una comunicazione perfetta. La nostra mente sarà disposta a dare la liberazione dall’illusione e a riceverla. E saremo finalmente pronti a riconoscere e sperimentare che tutte le menti sono in comunicazione.
Questo significa, comunque, che è un momento in cui la tua mente è aperta sia a ricevere che a dare. È il riconoscimento che tutte le menti sono in comunicazione.
(T.15.IV.6:6-7)
-245-
La relazione santa è l’espressione dell’istante santo nel vivere in questo mondo
(T.17.V.1:1)
Se perdoniamo veramente, facciamo quell’esperienza che il Corso definisce “istante santo”.
In quell’attimo scegliamo la santità invece della specialezza e quindi ci mostriamo finalmente disponibili a seguire le indicazioni dello Spirito Santo, che ci invita dolcemente al perdono, invece di quelle dell’ego, che urla rabbiosamente la sua insana litania di attacco e vendetta. Perdonare significa lasciar andare il sistema di pensiero dell’ego basato sulla separazione, sulla colpa, sulla credenza in una realtà separata, e sull’ossessionante e compulsiva ripetizione dei circoli viziosi colpa- attacco e attacco- difesa che sembrano rendere l’ego eterno nella nostra esperienza interiore.
È solo un attimo di scelta, ma in quell’attimo mettiamo in discussione l’ego nella sua interezza e al suo posto scegliamo la visione pacifica e gioiosa dello Spirito Santo che ci fa sentire uniti agli altri, invece che separati da loro.
Basta un solo istante santo perché l’intera relazione in cui tale istante si è verificato venga radicalmente e definitivamente trasformata. Da quel momento inizia un processo graduale di perdono che - istante santo dopo istante santo- ci porterà alla guarigione definitiva della relazione.
Come abbiamo visto la settimana scorsa (cliccare qui per rileggere lo spunto), in quell’istante miracoloso di perfetta comunicazione -in cui la mente è aperta sia a dare che a ricevere- tutte le menti sono in comunicazione. E in questo modo l’esperienza illusoria della separazione viene temporaneamente annullata e sperimentiamo l’unione.
Per tutta la Figliolanza si sente il canto della libertà echeggiare gioiosamente la tua scelta. Ti sei unito con molti altri nell’istante santo, ed essi si sono uniti a te.
(T.17.V.10:1-2)
-246-
L’istante santo è il tuo invito all’amore di entrare nel tuo regno lugubre e senza gioia, e di trasformarlo in un giardino di pace e benvenuto. La risposta dell’amore è inevitabile. Arriverà perché sei venuto senza il corpo e non hai interposto alcuna barriera che interferisse con il suo lieto avvento. Nell’istante santo chiedi all’amore solo ciò che offre a tutti, nulla di meno e nulla di più.
(T.18.VIII.11:1-4)
Come abbiamo visto negli ultimi spunti (ciccare qui per rileggerli), l’istante santo è l’attimo in cui scegliamo il perdono invece dell’attacco. Sembra una cosa da poco, una scelta minore rispetto alle molte scelte grandiose ed apparentemente più importanti che ci aspettano nell’arco della giornata. Eppure in quella piccola decisione è contenuto un miracolo: la temporanea scomparsa di tutto il sistema di pensiero dell’ego, e l’affiorare alla nostra consapevolezza di quello dello Spirito Santo. La gioia e la pace profonda che improvvisamente sperimentiamo ne renderanno testimonianza.
In quell’istante il nostro regno desolato ed infelice- la mente sbagliata in cui crediamo di comandare, ma siamo di fatto tristemente succubi dell’ego- verrà istantaneamente trasformato in un giardino pieno di luce e di armonia. Sperimenteremo la gioia profonda di chi si sente finalmente libero dalle catene opprimenti dell’ego, e vedremo tutto e tutti da un contesto di pace.
In quell’istante tutti saranno benvenuti, perché non avremo più bisogno di sentirci separati dagli altri allo scopo di difendere i nostri discutibili privilegi di separazione, attacco e vittimismo. E il benvenuto che daremo loro ci permetterà si sperimentare un nuovo tipo di amore, un amore non esclusivo o speciale, privo della percezione limitante del corpo.
Il corpo non potrà più limitarci perché in quell’istante qualunque cosa faccia passerà in secondo piano: la scelta di perdonare ci permetterà di sperimentare sia noi stessi che gli altri come mente. E in questa esperienza ci sentiremo uniti agli altri, e capiremo finalmente che cos’è l’amore.
È solamente la consapevolezza del corpo che fa sembrare limitato l’amore. Perché il corpo è un limite all’amore. Il credere nell’amore limitato è stato la sua origine ed è stato fatto per limitare ciò che è illimitato.
(T.18.VIII.1:1-3)
-247-
Prima della pausa estiva concludiamo gli spunti dedicati all’istante santo (per rileggerli cliccare qui) con una meravigliosa preghiera contenuta nel V capitolo del Testo, la cosiddetta “preghiera dell’istante santo”.
È il modo in cui il Corso ci invita a chiedere un istante santo ogni qualvolta ci sentiamo minacciati dal sistema di pensiero dell’ego, e preda delle sue lusinghe o minacce.
L’istante santo verrà sperimentato in contemporanea da noi e dagli altri, e faremo la miracolosa esperienza dell’unione anche all’interno del mondo della separazione.
Tuttavia per poterlo sperimentare dovremo volerlo sopra ogni altra cosa, esercitando la nostra piccola disponibilità.
E questo si riferisce sia a noi che agli altri.
Desidero questo istante santo per me stesso, affinché possa condividerlo con mio fratello che amo. Non è possibile che io possa averlo senza di lui o lui senza di me. Tuttavia è del tutto possibile per noi condividerlo adesso. E così scelgo questo istante come quello da offrire allo Spirito Santo affinché la Sua benedizione possa discendere su di noi e mantenerci entrambi in pace.
(T.18.V.7:3-6)
-248-
Nell’istante benedetto lascerai andare tutto ciò che hai imparato in passato, e lo Spirito Santo ti offrirà velocemente l’intera lezione della pace.
(T.15.II.1:7)
Ben ritrovati!
Dopo la pausa estiva ricominciamo i nostri spunti di riflessione focalizzandoci ancora su un tema che stiamo affrontando da molti mesi: l’istante santo ed il diverso uso del tempo delineato da Un Corso in Miracoli.
Secondo il Corso la nostra mente ha a disposizione due sistemi di pensiero, opposti ed incompatibili, definiti “mente sbagliata” e “mente corretta”. La prima è dominata dall’ego, che nel Corso definisce l’errata credenza che la separazione sia uno stato di realtà. La seconda è guidata dallo Spirito Santo, Che –sempre secondo il Corso- corregge nella nostra mente questa credenza errata.
Il tempo viene concepito e sperimentato in modo completamente diverso nei due opposti sistemi di pensiero. Nella mente sbagliata viene usato proprio per rafforzare la credenza nella realtà della separazione, e quindi per rafforzare l’ego, mentre nella mente corretta diviene il modo per disfare tale credenza, e quindi per disfare l’ego stesso.
Il Corso aggiunge che per raggiungere il suo scopo l’ego pone una grande enfasi su quegli aspetti del tempo che sono illusori per definizione: il passato ed il futuro. Costringendo la mente a concentrarsi costantemente su di essi, l’ego la imprigiona in circoli viziosi sempre più stretti ed angoscianti, veri e propri labirinti nei quali la mente ha la sensazione di perdersi e può addirittura arrivare a credere di impazzire.
Invece, sempre secondo il Corso, lo Spirito Santo mette l’enfasi sull’unico aspetto del tempo che permette di uscire dalla presa soffocante dell’ego: il presente. Ma- ci dice il Corso in molti punti- il presente, per essere veramente tale, non deve implicare soltanto una componente temporale, ma altri due elementi chiave: l’assenza di colpa e la non consapevolezza del corpo. In altri termini, il presente non è veramente presente se contiene tracce di passato o di futuro, se contiene colpa e se fonda sé stesso sull’esperienza del corpo. Davvero un’insolita definizione di presente!
Questi tre elementi congiunti rendono qualunque istante temporale un “istante santo”, capace di scardinare istantaneamente i parametri dell’intero sistema di pensiero dell’ego e di liberare la mente portandola all’esperienza miracolosa della pace interiore.
L’istante santo è il luogo dove dimora il miracolo. Da lì, ciascuno nasce in questo mondo come testimone di uno stato mentale che ha trasceso il conflitto e ha raggiunto la pace.
(T.27.V.3:1-2)
In sintesi, questi sono gli argomenti trattati negli spunti che ho dedicato all’argomento del tempo da inizio 2015. Per rileggerli cliccare qui.
-249-
Dopo aver riassunto alcune delle sfaccettature dell’istante santo (per rileggere lo spunto della settimana scorsa cliccare qui), vorrei ora portare l’attenzione al rapporto che il Corso evidenzia fra l’istante santo e le relazioni speciali.
A questo tema è dedicata un’intera sezione del testo: la quinta del capitolo 15, che comincia con una serie di definizioni lapidarie:
L’istante santo è il più utile strumento di apprendimento dello Spirito Santo per insegnarti il significato dell’amore. Perché il suo scopo è di sospendere completamente il giudizio. Il giudizio si basa sempre sul passato, perché l’esperienza passata è la base sulla quale giudichi. Il giudizio diventa impossibile senza il passato, perché senza di esso non capisci nulla.
(T.15.V.1:1-4)
Queste frasi ci propongono un’interessante sequenza logica: il passato ci serve a formulare i giudizi (come possiamo infatti giudicare qualcosa se non paragonandola ad uno o più termini di riferimento già presenti nella nostra mente, e quindi appresi nel passato?). Ora, se l’istante santo è l’istante in cui il passato perde completamente la sua attrattiva su di noi, ne consegue che in esso scompare anche qualunque investimento nel giudizio. E la sospensione del giudizio scardina istantaneamente l’intero sistema di pensiero dell’ego.
Quando l’ego scompare- anche solo temporaneamente- dal nostro spazio mentale, affiora improvvisamente l’esperienza di quell’amore che era già presente dentro la nostra mente, ma era stato inaccessibile fino a quel momento, perché completamente soffocato dai molteplici strati di difese (negazione e proiezione) proposti dall’ego per rafforzare se stesso.
Questa– come sostiene la prima frase- è la ragione per cui l’istante santo è il più utile strumento dello Spirito Santo per apprendere il significato dell’amore. Senza di esso l’amore- che pure è la nostra vera natura, come sostiene chiaramente il titolo della lezione 67- rimarrebbe sepolto sotto strati e strati di negazione che ci impedirebbero di sperimentarlo.
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Nell’istante santo nessuno è speciale, perché i tuoi bisogni personali non si intromettono a forza su nessuno per far sì che i tuoi fratelli sembrino differenti. Senza i valori del passato, li vedrai tutti uguali e come te. E non vedrai alcuna separazione tra loro e te. Nell’istante santo vedrai in ogni relazione ciò che sarà quando percepirai solo il presente.
(T.15.V.8:2-5)
Come abbiamo visto la scorsa settimana (per rileggere lo spunto, cliccare qui) , le relazioni speciali sono per definizione basate sul giudizio e sul passato, perché non è possibile relazionarsi con qualcuno in modo speciale, ossia esclusivo, se prima non lo si è giudicato diverso- e pertanto speciale- rispetto ad altri. Il giudizio serve a stabilire la reciproca specialezza, e la reciproca specialezza permette di instaurare delle relazioni speciali, volte a soddisfare in modo speciale i reciproci bisogni speciali.
Se le relazioni speciali sono le relazioni dell’ego, allora non possono che essere basate sul tempo dell’ego: il passato ed il futuro.
Al contrario, nel tempo dello Spirito Santo -il presente senza colpa dell’istante santo- non c’è bisogno di specialezza, perché scompare il bisogno di soddisfare dei bisogni speciali. E quindi scompare anche il bisogno di vedere negli altri delle differenze che ci permettano di giudicarli più o meno speciali.
Nell’istante santo si percepisce allora la sostanziale uguaglianza che ci accomuna tutti, al di là delle nostre innegabili differenze fisiche e psicologiche. E se – nonostante le differenze formali- siamo tutti uguali in contenuto, allora non c’è alcuna separazione fra di noi.
Questo è quello che l’istante santo ci permette di percepire: la sostanziale unità di contenuto che ci rende tutti uguali al di là delle nostre apparenti differenze formali.
In ogni istante santo abbiamo la possibilità di vedere negli altri quello che potremo vedere alla fine del nostro percorso, in quel mondo reale in cui solo il presente rimarrà nella nostra consapevolezza.