Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 284 Domanda sull'essere ufficiale di Polizia e studente del Corso

 

D # 284: Sono stato un ufficiale di Polizia per oltre sei anni. Sin da quando sono entrato in Polizia mi sono interessato a vari insegnamenti spirituali, compreso l’Hatha Yoga e Un corso in miracoli. Come risultato, alcuni anni fa ho deciso di dimettermi dal mio lavoro e di cercare di trovare un lavoro più in linea con uno stile di vita spirituale. Man mano che provavo a partire da una posizione amorevole e non giudicante, il lavoro in Polizia sembrava diventare sempre più difficile. Sentivo che stavo diventando troppo vulnerabile per quel tipo di intenso lavoro.

Ma dopo un anno sono ritornato in Polizia, avendo concluso che non potevo scappare dalle mie proiezioni perché mi seguivano ovunque andassi. Cambiava solo la forma. Sono tornato in Polizia per circa due anni prima di sentire ancora un forte desiderio di lasciarla. Attualmente sono in aspettativa dal mio lavoro e studio per diventare insegnante di Yoga certificato. Ho quasi concluso il programma e devo prendere la decisione di cosa fare in seguito. Ho pensato un sacco sul diventare monaco dell’ordine Vedanta dal momento che questa mi sembra la cosa più vicina a quella che credo essere la Verità, ma penso che questo possa essere soltanto un altro meccanismo di fuga. Ho continuato a studiare il Corso insieme allo Yoga, anche se in molti aspetti queste due pratiche sembrano contraddittorie, dal momento che lo Yoga si focalizza sull’uso del corpo come mezzo per coltivare la quiete.

La mia domanda principale è la seguente: dalla prospettiva del Corso il lavoro in Polizia è un percorso più difficile da percorrere mentre uno cerca di svegliarsi, dato che implica il dover affrontare così spesso situazioni molto intense e vedere il peggio degli ego? Porta a praticare il perdono? E cosa dire di una vita monastica? Dal momento che si focalizza sul perdono delle relazioni, il Corso potrebbe non concordare con una vita monastica, vale a dire con la rinuncia al mondo. Se solo fossi disposto ad ascoltare la voce di Gesù o dello Spirito Santo e smettessi di confondermi! È una seccatura avere la consapevolezza che sto facendo questo a me stesso, ma che non ho abbastanza disponibilità per smettere di farlo.

 

R: Sebbene tu dica di avere una domanda principale, sembrerebbe che in realtà ne abbia due distinte, anche se correlate. E la prima domanda è in quale percorso spirituale, Yoga o il Corso, intendi impegnarti. Riconosci che non sono la stessa cosa, ma se cerchi di mantenere un piede in ognuno dei due, visto che col tempo divergeranno sempre di più nella tua esperienza, ti sentirai sempre più diviso e confuso. Quindi questa è la prima domanda a cui potresti voler rispondere, ed a questo punto una risposta alla seconda domanda – quale lavoro o carriera dovrei scegliere –può apparire più prontamente. Sebbene gli insegnamenti metafisici più profondi del Corso e del Vedanta siano gli stessi – entrambi affermano la natura non dualistica della realtà – i mezzi per ricordare quella realtà e risvegliarsi sono diversi.

Gesù, rivolgendosi allo studente che ha assunto un impegno nei confronti del Corso, puntualizza come il Corso differisca da altri percorsi: “E non è necessaria una vita di contemplazione e lunghi periodi di meditazione diretti al distacco dal corpo. Tutti questi tentativi avranno infine successo a causa del loro scopo. Tuttavia i mezzi sono tediosi e sprecano molto tempo poiché guardano tutti al futuro per la liberazione da uno stato di presente indegnità e inadeguatezza. La tua strada sarà diversa, non nello scopo ma nei mezzi. Una relazione santa è un mezzo per risparmiare tempo. Un istante trascorso assieme a tuo fratello ripristina l’universo ad entrambi” (T.18.VII.4:9,10,11; 5:1,2,3).

In altre parole il processo di risveglio del Corso è il perdono – non la meditazione – praticato nel contesto di tutte le nostre relazioni nel mondo. Alcune delle nostre relazioni sono più intense di altre, ma tutte offrono opportunità di guarire le nostre proiezioni della colpa che abbiamo cercato di collocare fuori dalla nostra mente, ritirando quelle proiezioni e vedendole dentro di noi, dove possono poi essere rilasciate.

E quindi la prima decisione da prendere riguarda il percorso che vuoi perseguire. Il Corso non pretende di essere la sola via – “Vi sono molte migliaia di altre forme, tutte con lo stesso risultato” (M.1.4:2). Il solo fondamento per decidere è ascoltare il tuo insegnante interiore ed acquisire più chiarezza su questo: con quale percorso sei più in sintonia? Nel caso in cui tu decida per lo Yoga, la scelta di diventare monaco e rinunciare al mondo può dunque essere il tuo passo successivo.

Se d’altro canto decidi che il tuo percorso verso il risveglio è rappresentato dal Corso, puoi guardare in modo diverso la scelta professionale. Il lavoro in Polizia presenta senza dubbio molte sfide e per questa ragione offre enormi opportunità di praticare il perdono, man mano che aumenta il riconoscimento che ogni reazione o sensazione di vulnerabilità di cui fai esperienza è solo una proiezione di tuoi pensieri. Ma il Corso non insisterebbe mai che solo un certo tipo di lavoro o solo certe specifiche relazioni ti offriranno quelle opportunità di apprendimento. Come hai detto, le tue proiezioni ti seguiranno ovunque andrai. Quindi rilassati. Forse puoi trovare un qualche conforto nel fatto che la confusione che provi non riguarda il tipo di lavoro da portare avanti. Questa è sempre e solo una distrazione dalla tua scelta reale, dal momento che la salvezza non dipende da qualsiasi cosa accada nel tempo, ma solo da ciò che avviene nella tua mente, al di fuori del tempo e dello spazio. Scegliere tra l’ego e lo Spirito Santo, tra rinforzare la colpa o accettare guarigione e perdono è la sola scelta che conta sempre davvero. Anche se è semplicemente la resistenza alle tue lezioni di perdono che ti spinge a lasciare il tuo lavoro in Polizia, la cosa più importante sarebbe entrare in contatto con la resistenza e non forzarti a rimanere in quel lavoro.

Una volta che il tuo obiettivo ti sarà chiaro, il resto seguirà (T.17.VI). Perché se il tuo obiettivo è il perdono, si può vedere che tutto serve quel fine. E allora puoi semplicemente fare un grosso sospiro di sollievo, perché in realtà non devi capire niente altro!

Puoi guardare le domande # 90 e # 141 per alcune precedenti risposte relative a questo argomento.