Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 747 Qual è l’esatta natura dell’ego?

 

D #747: Ho ancora un piccolo dubbio in merito alla natura dell’ego. È un’entità così malvagia che cerca sempre di separarci da Dio? Non è forse meglio pensarlo come un corpus di idee sbagliate che abbiamo creato su noi stessi e che serve il semplice scopo di dare risposte sbagliate quando affrontiamo una situazione? Non è semplicemente un punto di riferimento con cui paragonare la pace divina del Cielo? Perché dobbiamo vederlo come un’entità? Nel mio caso questa idea ha contribuito a costruire un nuovo tipo di paura che ho dovuto affrontare.

 

R: In Un Corso in Miracoli, Gesù ci dice esattamente cos’è l’ego:

“Cos'è l'ego? Non è che un sogno di ciò che in realtà sei. Il pensiero che sei separato dal tuo Creatore e il desiderio di essere ciò che Egli non ha creato. È un prodotto della pazzia, non della realtà. Un nome per ciò che non ha nome è tutto ciò che è. Un simbolo dell'impossibile: una scelta di opzioni che non esistono. Gli diamo un nome solo per aiutarci a comprendere che non è altro che un pensiero antico che ciò che è stato fatto sia immortale. Ma cosa potrebbe provenire da questo se non un sogno che, come tutti i sogni, può solo finire nella morte?” (C.2.1:4,5,6,7,8,9,10,11, corsivo nostro).

L’ego non può quindi essere un’entità: non ha sostanza. È il pensiero di separazione a cui viene dato potere solamente da una scelta nella mente di credere che sia vero. L’ego/pensiero esiste nella nostra esperienza perché vogliamo che lo faccia. Lo scegliamo al posto dello Spirito Santo perché preferiamo la nostra specialezza come corpi separati rispetto alla nostra verità di innocente Figlio di Dio. Ne abbiamo paura perché temiamo il potere della nostra mente che riconoscerebbe la nullità dell’ego. Se l’ego non è nulla, anche il mondo non è nulla, e anche il corpo. Tale riconoscimento è terrificante per coloro che si aggrappano alla specialezza in un corpo.

Il mondo e il corpo sorgono nella nostra esperienza come risultato della scelta di identificarci con il pensiero di separazione (ego) nella mente. Pertanto l’ego non è una cosa esterna a noi che ha una sua esistenza propria, che agisce come soggetto in grado di tentarci per qualsiasi cosa. Noi soli siamo responsabili di portarlo ad esistere credendo in esso e permettendogli di prosperare sulla colpa che segue inevitabilmente la scelta di essere qualcosa di diverso dal Figlio che Dio ha creato. Preferiremmo credere che l’ego abbia una vita propria così da potercene dissociare. Questo ci permetterebbe di avere la botte piena e la moglie ubriaca, vale a dire una vita senza ego come corpi fuori dal Cielo. Tuttavia nel Corso Gesù ci dice che né l’ego né il corpo esistono, perché nulla esiste fuori dal Cielo: “Una vita non in Cielo è impossibile, e ciò che non è in Cielo non è in alcun luogo” (T.23.II.19:6). Per orecchie che si aggrappano alla “vita” in un corpo questa è una notizia non buona, che pare effettivamente infondere paura. La paura, tuttavia, proviene solo dal non essere disposti ad accettare che la verità sia vera. Tuttavia in questa stessa affermazione risiede la nostra speranza di sfuggire all’incubo della separazione. Ci dice che l’ego non ha vita e pertanto non ha alcun potere né effetti. In un altro passaggio ci viene detto:

“[l’ego] Non ha significato. Non esiste. Non cercare di capirlo perché, se lo fai, crederai che possa essere compreso e perciò capace di essere apprezzato ed amato. Ciò giustificherebbe la sua esistenza, che non può essere giustificata” (T.7.VI.11:6,7,8,9).

Questa è una buona notizia. Siamo liberi di fissare la nostra attenzione sul percorso di perdono che è la nostra sola funzione qui e lasciare che il pensiero di separazione venga gradualmente disfatto. L’ego, come il mondo, allora “svanirà nel nulla dal quale è venuto.…” (M.13.1:2)