D # 783: Noto molte affinità tra Un corso in miracoli e gli insegnamenti di The Infinite Way [La strada infinita, Ndt] di Joel S. Goldsmith. Potete commentare?
R: Dal momento che tutti gli insegnamenti spirituali autentici portano nella stessa direzione – verso un’esperienza di unità che trascende il falso sé, l’ego finito – è assai probabile che tra i vari percorsi possano spesso essere riconosciute similitudini e parallelismi di contenuto. Di certo questo si può dire per gli insegnamenti di Joel S. Goldsmith e di Un corso in miracoli. Entrambi, per esempio, parlano della nostra reale esistenza come spirito e dicono che il mondo materiale è un’illusione e il corpo è semplicemente un’idea che esprime ciò che c’è nella mente, che errore o malattia sono nella mente e non nel corpo e che la guarigione è il risultato della correzione di una falsa credenza nella mente.
E tuttavia ci sono delle differenze. Ad esempio Joel Goldsmith parla di Dio come di una Coscienza che esprime se stessa. Il Corso, per contro, parla della coscienza come della “prima divisione introdotta nella mente dopo la separazione (T.3.IV.2:1). Lo Spirito Santo, che secondo il Corso è la Voce che parla per Dio nel sogno, è in qualche modo più simile al concetto di Coscienza a cui si riferisce Goldsmith nei suoi insegnamenti. Inoltre Goldsmith parla di Dio come di vita, mente, corpo e sostanza dell’essere individuale e parla del corpo come esistente in quanto idea di Dio. E quindi noi non saremo mai senza consapevolezza cosciente del corpo, né senza il corpo. Il Corso, per contro, vede il corpo come l’incarnazione del desiderio dell’ego che la separazione sia reale (L.pI.72.2:1,2,3) e insegna che tuttavia, sotto la guida dello Spirito Santo, al corpo si può dare uno scopo diverso: quello di guarigione e perdono. Il corpo allora semplicemente scomparirà dalla mente nel momento in cui sarà completato il suo essere utile allo Spirito Santo per la guarigione. E quindi l’enfasi del Corso sul guardare l’ego ed i suoi pensieri di odio, attacco e colpa, semplicemente non è riflessa nell’approccio di Goldsmith.
Questo non significa che uno abbia ragione e l’altro torto: sono solamente differenti. Perché, come ci ricorda Gesù quasi alla fine del Corso: “Una teologia universale è impossibile, ma un'esperienza universale non è solamente possibile, ma necessaria. Ed il corso è diretto verso questa esperienza” (C.in.2:5,6). Nella misura in cui entrambi gli insegnamenti ci conducono a lasciar andare tutti i nostri preconcetti in merito a come dovrebbero essere le cose, a lasciar andare come dovrebbero essere le nostre vite fisiche ed emozionali, e a lasciar andare tutti gli sforzi di controllare l’esterno per raggiungere i nostri obiettivi personali, entrambi sostengono un’accettazione senza giudizi, che è ciò che il Corso intende con perdono. E così entrambi ci conducono verso la stessa esperienza universale.
Sebbene rivolta al tema dei differenti insegnamenti sul Corso stesso, la domanda #48 fornisce un’utile prospettiva di come pensare la relazione tra il Corso ed altri percorsi spirituali, come ad esempio quello di Goldsmith.