Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 854 Come faccio a raggiungere Dio, come descritto nella lezione 41?

D # 854 Vengo da un ambiente totalmente non religioso e non sono mai stato “coinvolto” con Dio in alcun modo, forma o maniera fino a quando ho “incontrato” Un corso in miracoli (per il quale provo molta gratitudine). Sono “bloccato” alla Lezione 41 “Dio viene con me ovunque io vada”. Ho fatto questa lezione giornalmente per circa una settimana perché il concetto mi affascina moltissimo, ma nonostante il farne diligentemente pratica come stabilito, non ho “raggiunto” Dio in alcun senso, sebbene il Corso mi dica che è piuttosto possibile farlo. Afferma anche: “La via si aprirà se crederai che sia possibile” (8:4). Voglio credere, ma come si fa? 

 

R: Un altro modo per esprimere il contenuto di questa lezione è: “La separazione non è mai avvenuta e noi restiamo con Dio”. In verità non possiamo essere da nessun’altra parte e questo è il motivo per cui Dio è con noi. Tuttavia c’è un messaggio molto importante nella prima riga del quinto paragrafo: “Sappiamo che tu non credi a tutto ciò” (L.pI.41.5:1). Con questa singola affermazione Gesù spiega il “blocco” di cui quasi tutti fanno esperienza nella pratica del libro degli esercizi. Il primo obiettivo della lezione, quindi, è aiutarci a renderci conto che non crediamo a ciò che dice. Impariamo attraverso il contrasto quanto crediamo effettivamente nell’ego e non crediamo allo Spirito Santo, e questo è uno degli importanti obiettivi del libro degli esercizi. Una parte necessaria del processo di apprendimento arriva precisamente al dilemma che descrivi: il messaggio del Corso ci ispira, tuttavia nonostante la pratica diligente non sembra accadere nulla. Eppure ci viene assicurato che l’obiettivo può essere raggiunto. L’utilità di questa situazione è imparare a rendersi conto dell’intensità della resistenza e della vasta portata dell’attaccamento al sistema di pensiero dell’ego. Il reale progresso è impossibile senza questo chiaro riconoscimento, perché il miglior gioco dell’ego è la negazione. La sua vita dipende dal credere che il corpo sia la nostra vera identità, il che a sua volta si basa sulla negazione dell’esistenza della mente, per non parlare del suo potere di scegliere. Gesù nel testo ci dice chiaramente: “Pochi apprezzano il reale potere della mente, e nessuno rimane sempre pienamente consapevole di ciò. Tuttavia, se speri di evitarti la paura [colpa, separazione], ci sono alcune cose delle quali devi renderti conto e farlo pienamente. La mente è molto potente e non perde mai la sua forza creativa” (T.2.VI.9:3,4,5).

La difficoltà che si prova nello sperimentare che Dio è con noi è un modo per entrare in contatto con la scelta nella mente di credere nella realtà della separazione e di identificarsi con il sistema di pensiero dell’ego. Questa scelta ha reso reali nella nostra esperienza il mondo ed il corpo, rendendo così irreale Dio. La mente non può mantenere contemporaneamente il pensiero di separazione ed il pensiero di Dio. Così l’identità con l’ego/il corpo e la colpa che accompagna questa scelta mantengono lontano dalla consapevolezza il ricordo di Dio. Infatti è un attacco a Dio: “Se l’ego è il simbolo della separazione, è anche il simbolo della colpa. La colpa è più di qualcosa che semplicemente non viene da Dio. È il simbolo dell’attacco a Dio” (T.5.V.2:8,9,10). Quando la colpa se n’è andata, c’è Dio.

La colpa viene abbandonata mediante il processo del perdono, che inizia con l’essere disposti a guardare l’ego nella nostra vita alla luce del principio di proiezione della colpa. Questo importante principio del Corso ci dice che tutto ciò di cui facciamo esperienza nel mondo è il risultato della proiezione che la mente fa della colpa per aver scelto di essere separati e di identificarci con il corpo. Questo significa che nulla al di fuori dalla nostra mente è responsabile di come ci sentiamo. Imparare a guardare ogni relazione in questo modo richiede una pratica paziente, perché non è il modo in cui ci siamo insegnati a interpretare le nostre relazioni o le nostre esperienze nel mondo. Il farlo ci insegna che gli altri non sono da incolpare per la nostra condizione, perché sono senza colpa. Vedere gli altri senza colpa è il modo in cui impariamo che anche noi siamo senza colpa. E questo ci apre la strada al ricordare che siamo il Figlio di Dio e che Lui viene con noi: “A meno che tu non sia senza colpa non potrai conoscere Dio, la Cui volontà è che tu Lo conosca. … Egli non può essere conosciuto senza Suo Figlio, la cui assenza di colpa è la condizione per conoscerLo” (T.14.IV.7:1,4).

Le istruzioni in merito a come praticare le lezioni del libro degli esercizi non chiedono di credere nelle lezioni, né che le si faccia perfettamente. Richiedono solo che le facciamo (L.in.8.9). E’ importante riconoscere onestamente che noi non ci crediamo e poi perdonarci per il fatto di aver paura della verità del Corso. Se sapessimo davvero che Dio è con noi non avremmo bisogno del libro degli esercizi, né tanto meno del Corso. Il fatto che sei diventato consapevole che questa verità non è la tua esperienza significa che hai raggiunto uno degli obiettivi importanti delle lezioni del libro degli esercizi: rendersi conto del contrasto tra ciò che hai imparato dall’ego e ciò che lo Spirito Santo ti sta insegnando con il Corso. Allora ti rendi conto di quanto bisogno hai dell’aiuto dello Spirito Santo per disimparare l’ego e imparare invece le Sue lezioni. Il praticare la lezione del giorno il più sinceramente possibile è sufficiente per fare progressi costanti, perché questo è tutto quello che ti viene chiesto di fare. In questo modo si apre la strada, perché riflette e rafforza la parte della mente che crede davvero.