Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

D 1332 Se la malattia è un segno di non perdono, questo significa che tutti coloro che muoiono stanno portando avanti il non perdono?

 

D #1332: La mia domanda riguarda la malattia. Comprendo l’idea che la malattia, secondo Un corso in miracoli, è della mente ed è una prospettiva, ecc. Tuttavia ovviamente moriremo tutti di qualcosa a meno di non aver raggiunto un livello di illuminazione in cui poter semplicemente lasciare i nostri corpi a volontà e rompere con l’illusione. Questo significa che tutti coloro che muoiono, indipendentemente dal livello che hanno raggiunto spiritualmente, stano ancora portando avanti il “non perdono”? So di alcuni esseri molto elevati che si ammalano ancora, hanno degli ictus e altri problemi di salute.

 

R: Un corso in miracoli afferma che “nessuno muore senza il proprio consenso” (L.pI.152.1:4); ma questa decisione può venire dalla mente sbagliata o dalla mente corretta. La nostra discussione nella Domanda #262 si focalizza sull’importante discussione tra forma e contenuto nella visione che il Corso ha della morte. In essa, come anche nelle domande #494 e #604 vengono forniti anche utili riferimenti. Il punto chiave è che la condizione del corpo non ci dice automaticamente quale sistema di pensiero la mente ha scelto e se la mente ha raggiunto l’illuminazione oppure no.

Così non dovremmo cercare di giudicare in base alle apparenze. Una mente guarita potrebbe assumere la forma di un corpo morente consumato dal cancro se, per esempio, in esso ci fosse un valido scopo di insegnamento. Quella mente tuttavia non soffrirebbe: un insegnamento difficilissimo per noi da comprendere ed accettare per via della mancanza di consapevolezza della nostra mente e del nostro modo di pensare orientato al corpo.  Il corpo di Gesù di certo è sembrato essere in terribili condizioni alla fine, ma noi non concluderemmo dicendo che  di conseguenza anche la sua mente deve essere stata in una condizione terribile.

In altre parole, un corpo apparentemente devastato dal dolore non è necessariamente una tragedia deplorevole. Di nuovo, questo può essere compreso solo dalla prospettiva della posizione della mente corretta, “al di sopra del campo di battaglia” del mondo di corpi dell’ego.