Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

Spunti  26 - 27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 - 33 - 34

 

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Mi auguro che l’estate che volge al termine sia stata per tutti rilassante e gioiosa. E che con rinnovato vigore siamo tutti pronti ad intraprendere un nuovo periodo di riflessione che ci permetta di procedere più speditamente nel nostro comune viaggio di ritorno a Casa.

Iniziamo soffermandoci per qualche settimana sul senso del lavoro che stiamo facendo insieme.

L’obiettivo di questi piccoli spunti di riflessione è quello di mettere in evidenza le eventuali trappole che l’ego ci tende e nelle quali rischiamo di cadere man mano che cerchiamo di apprendere il corso e di applicarne i principi nella nostra vita.

Perché - come dice sempre Kenneth - se l’ego non riesce ad impedirci di fare il corso, cercherà in ogni modo di farlo con noi!

In sostanza attraverso questi spunti cerchiamo di applicare al meglio il metodo di indagine che il corso ci suggerisce e che ripete costantemente nel corso dei 3 volumi: guardare i nostri pensieri senza giudizio né colpa.

Iniziamo con il riflettere su uno dei brani che a mio parere spiega meglio questo processo:

Nessuno può sfuggire alle illusioni a meno che non le guardi,
perché il non guardarle è il modo per proteggerle.
(T.11.V.1:1-2)

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Come abbiamo visto nello scorso numero:

Nessuno può sfuggire alle illusioni a meno che non le guardi,
perché il non guardarle è il modo per proteggerle.
(T.11.V.1:1-2)

Non possiamo sfuggire alle illusioni - “ le urla rauche e i deliri senza senso dell’ego” (T.21.V.1:6) - se non le guardiamo, perché l’ego ci spinge costantemente a nasconderle mediante i meccanismi difensivi gemelli della negazione e della proiezione, allo scopo di impedirci di vedere cosa vorrebbe fare di noi. Dunque il “non guardare le nostre illusioni” è il modo in cui l’ego le protegge e nello stesso tempo protegge sé stesso, mentre il “guardarle” è il modo principe per disfare l’ego.

Leggiamo ancora:

Le “dinamiche” dell’ego saranno la nostra lezione per qualche tempo, poiché dobbiamo dapprima guardarle
per vedere al di là di esso, dal momento che lo hai reso reale.
Insieme disferemo tranquillamente questo errore, poi guarderemo, al di là di esso, la verità
(T.11.V.1:5-6)

Per poter vedere al di là dell’ego, verso la verità, bisogna prima guardare l’ego, ossia l’errore, la “piccola folle di idea di separazione” (T.27.VIII.6:2) che si annida nei nostri pensieri malati.Non è possibile vedere la verità se prima non vediamo l’ego in azione nella nostra mente. Solo guardandolo possiamo permettere allo Spirito Santo nella nostra mente di disfarlo, perché siamo stati noi a renderlo reale, ossia a credere che fosse vero!

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Continuiamo a leggere il paragrafo T.11.V.1:2:

Non c’è bisogno di rifuggire le illusioni,
perché esse non possono essere pericolose.

Forse questa frase ci sorprende. Forse la nostra esperienza passata è stata ben diversa e noi siamo convinti del contrario!
Perché dunque il Corso sostiene che le illusioni non sono pericolose?
Perché non esistono, naturalmente!
Anche se - per la mente che le rende reali - esse possono apparire devastanti.

In un paragrafo delizioso viene spiegato in modo molto semplice il processo del guardare con l’aiuto dello Spirito Santo, usando l’analogia di un bambino che percepisce fantasmi inesistenti.

I bambini percepiscono fantasmi, mostri e draghi spaventosi, e ne sono terrorizzati.Ma se chiedono a qualcuno di cui si fidano il significato di ciò che percepiscono, e sono disposti a lasciar andare le loro interpretazioni in favore della realtà, la loro paura se ne va con esse.
Quando un bambino viene aiutato a tradurre il suo “fantasma” in una tendina, il suo “mostro” in un’ombra, ed il suo “drago” in un sogno, non ha più paura, e ride felicemente della sua paura.
(T.11.VIII.13)

Come chiarisce la prima lezione del libro degli esercizi, tutto dipende dalla nostra percezione. Ma per permettere allo Spirito Santo di disfare le nostre percezioni paurose, dobbiamo prima essere consapevoli di pensarle!
Questo è il senso e lo scopo del processo del guardare.

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Approfondiamo la lettura dei primi due paragrafi di T.11.V:

Noi siamo pronti a guardare più da vicino il sistema di pensiero dell’ego ……..Restiamo molto calmi nel fare ciò, perché stiamo solo cercando onestamente la verità.

Non aver paura dunque, perché ciò che guarderai è la fonte della paura, e tu stai iniziando ad imparare che la paura non è reale…..
Non aver paura dunque di guardare la paura, perché non può essere vista.

Notiamo come il testo ci solleciti ripetutamente alla calma man mano che procediamo nel processo di guardare i nostri pensieri: “restiamo molto calmi”… “tranquillamente”… “non avere paura”. Il nostro Insegnante sa bene che le illusioni non esistono. Ma noi no. E sa molto bene che tutte le volte che l’ego domina il nostro modo di pensare siamo letteralmente attanagliati dalla paura, anche se non sempre ce ne rendiamo conto.
E’ quindi fondamentale non compiere questo processo da soli, ma con la guida amorevole del nostro Insegnante interiore, che non giudica, non attacca, e non percepisce alcuna colpa.
Ecco che cosa significa “guardare i nostri pensieri senza giudizio né colpa”: significa guardarli insieme allo Spirito Santo, la Voce di pace che sta all’interno della nostra mente, oppure - come ci suggerisce una bellissima lezione - immaginando di tenere fra le nostre la mano di Gesù:

Se ti può essere d’aiuto, pensa che ti tengo per mano e ti guido.
E ti assicuro che questa non sarà una futile fantasia.
(L.pI.70.9:3-4)

Questo è il modo in cui il corso ci insegna a disfare la paura.

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Approfondiamo ulteriormente la nostra breve indagine sul processo di “guardare l’ego senza giudizio né colpa” andando a leggere la definizione che Kenneth Wapnick dà di questo processo nel suo Glossary-Index (cliccare qui):

Guardare l’ego

E’ l’essenza del perdono: guardare il sistema di pensiero del nostro ego con la gentilezza e la pazienza priva di giudizio dello Spirito Santo o di Gesù;
dato che è la colpa che ci impedisce di guardare il nostro essere speciale,
sostenendo così l’ego e mantenendo nascosta la sua vera natura,
il guardare senza giudizio i nostri pensieri di attacco disfa l’ego:
così, il guardare l’ego senza colpa e paura è l’essenza dell’Espiazione.

Forse questo non ci era completamente chiaro. Forse pensavamo che l’essenza del perdono fosse rappresentato dal correggere i nostri pensieri d’attacco (per non parlare dei pensieri d’attacco altrui!).

Eppure altrove leggiamo:

Tu non puoi correggerti da solo
(T.9.III.6:1)

Se noi pensiamo di dover correggere quanto pensiamo, allora vuol dire che crediamo che sia reale.Se invece comprendiamo che l’ego non esiste, allora comprendiamo anche che il vero processo di correzione è semplicemente rappresentato dall’offrire le nostre percezioni sbagliate alla luce della verità dello Spirito Santo, che le disferà con la Sua sola presenza.
Non siamo noi ad attuare il processo di correzione nella nostra mente. Questo è il compito dello Spirito Santo. Il nostro compito è soltanto quello di guardare i pensieri dell’ego che sono celati all’interno della nostra mente, offrendoli allo Spirito Santo per la Sua correzione.
Noi dobbiamo solo portare l’oscurità alla luce….

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Nelle ultime newsletters ci siamo concentrati sull’esercizio più importante proposto dal corso: guardare con l’aiuto dello Spirito Santo quei pensieri che intasano la nostra mente sbagliata, senza esercitare un giudizio di condanna e senza l’interferenza fuorviante del senso di colpa. Lo stesso processo viene anche definito in un altro modo: portare l’oscurità alla luce o portare le illusioni alla verità.
Leggiamo la definizione di tale procedimento dal Glossario di Ken : (clicca qui)

PORTARE L'OSCURITA' (illusioni) ALLA LUCE(verità)

Processo di disfacimento della negazione e della dissociazione, che esprime la decisione di portare la nostra colpa nella luce dello Spirito Santo perché possa essere guardata e perdonata anziché essere tenuta con paura nell’oscurità della nostra mente inconscia dove non potrà mai essere vista e disfatta

L’oscurità – ossia i pensieri di paura, colpa, rabbia, vittimismo, sacrificio, ecc che stanno nella mente sbagliata- non può essere disfatta dalla luce se prima i pensieri dell’ego non vengono portati alla luce. Come possiamo lasciarli andare se non sappiamo nemmeno di pensarli?
Il nostro compito sarà dunque quello di portarli in superficie, ossia divenirne consapevoli, attraverso l’esercizio del guardare la nostra mente.
Sarà la luce dello Spirito - ossia l’assenza di giudizio, di condanna e di colpa - ciò che li disferà come neve al sole. Cogliamo dunque l’invito pieno di poesia che ci fa il corso:

Non vuoi piuttosto dare il benvenuto al sole estivo,
anziché tenere lo sguardo fisso su un fiocco di neve che scompare
e rabbrividisce al ricordo del freddo invernale?
(T.19.IV.A.9:6)

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Il costante lavoro dello studente del corso è rappresentato dall’osservare accuratamente i propri pensieri in modo da diventare consapevole di essi e farli così uscire dall’oscurità della mente inconscia. Questo è il primo passo, la premessa indispensabile per permettere allo Spirito Santo nella nostra mente di disfarli gradualmente, correggendo così istante dopo istante la nostra errata credenza nella separazione.
Questo viene delineato con chiarezza fin dalle prime pagine del testo:

Quando sarai disposto a non nascondere nulla,
non solo sarai disposto ad entrare in comunione,
ma comprenderai anche la pace e la gioia
(T.1.IV.1:5)

La pace e la gioia, ossia l’obiettivo del corso, possono essere raggiunte solo dopo aver innescato tale processo ed essere disponibili a portarlo a termine.
Non per niente la terza e fondamentale lezione dello Spirito Santo è la vigilanza della propria mente (T.6.V.C)
Questo è quanto il corso ci chiede continuamente di fare. Non ci propone una nuova e raffinata teoria psicologica e spirituale perché noi ne facciamo sfoggio. Né ci chiede di usare tale teoria per condannare il mondo esterno a noi dichiarando ai quattro venti che non funziona.
Ci viene semplicemente chiesto di diventare spettatori della nostra mente, di riconoscere i pensieri d’attacco nelle loro molteplici forme e di portarli alla luce dello Spirito Santo che li disferà come il sole disperde la nebbia.

 

… e vedrai ogni dolore, in ogni forma, ovunque accada,
svanire semplicemente come foschia al sole
(T.31.VIII.6:3)

Allora comprenderemo che la pace e la gioia interiore – e non il cambiamento del mondo esterno - è il solo obiettivo che desideriamo veramente raggiungere.

 

Allora comprenderemo che la pace e la gioia interiore – e non il cambiamento del mondo esterno - è il solo obiettivo che desideriamo veramente raggiungere.

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La fuga dall’oscurità implica due tappe:
primo, il riconoscere che l’oscurità non può nascondere. Di solito questo passo implica paura.
Secondo, il riconoscere che non c’è nulla che vuoi nascondere anche se potessi. Questo passo porta a sfuggire dalla paura.
(T.1.IV.1:1-4)

Il procedimento del guardare i nostri pensieri senza giudizio né colpa passa attraverso due grandi fasi: la prima è rappresentata dal riconoscere che l’oscurità non può nascondere, ossia constatiamo che i costanti tentativi dell’ego di proteggere noi e sé stesso sono totalmente inutili. In altri termini i nostri meccanismi difensivi non ci difendono affatto, perché

“tutte le difese fanno ciò da cui vogliono difendere”
(T.17.IV.7:1).

Tuttavia noi credevamo che lo facessero, e quindi il metterli allo scoperto può addirittura incrementare la nostra paura invece di abolirla.

La seconda fase è rappresentata dal riconoscere che anche se potessimo, non vorremmo più nascondere nulla. Qui abbiamo acquisito una forza del tutto nuova ed una disponibilità totalmente diversa, ed il processo di guardare i nostri pensieri non è più accompagnato dalla paura ma dalla gioia e dall’entusiasmo di chi non vede l’ora di respirare un’aria più pura.
In queste due fasi è concentrato tutto il percorso dello studente dall’iniziale totale asservimento all’ego alla completa liberazione da esso.

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Man mano che approfondiremo il processo di guardare i nostri pensieri senza giudizio né colpa, ossia con un atteggiamento amorevole nei confronti dei nostri errori, sperimenteremo delle resistenze, provocate dal nostro ego che farà di tutto per impedirci di portare a termine tale processo.

E’ più probabile, quindi, che l’ego attacchi quando reagisci con amore,
perché ti ha valutato come non amorevole e tu stai andando contro il suo giudizio…
Questo è il momento in cui cambierà improvvisamente dalla diffidenza alla malvagità, dato che la sua incertezza sarà aumentata.
Tuttavia non ha sicuramente senso rispondere attaccando.
Cosa potrebbe significare ciò se non che sei d’accordo con la valutazione dell’ego di ciò che sei?
(T.9.VII.4:5, 7-9)

Ma quali sono i mezzi principali che l’ego adotta per impedirci di guardare i nostri pensieri?
Ne parleremo la prossima volta….