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“Le difese fanno ciò da cui vogliono difendere”
(T.17.IV.7:6)
Abbiamo visto vari passaggi che descrivono lo scopo della proiezione: liberarci dal nostro divorante senso di colpa vedendolo nel mondo esterno, per recuperare quell’innocenza che credevamo di avere perduta.
Ma c’è una cosa che l’ego tiene accuratamente nascosta: i nostri giudizi di condanna, le nostre accuse e colpevolizzazioni non fanno altro che rafforzare quel profondo senso di colpa del quale stavamo cercando di liberarci proprio mediante il meccanismo della proiezione.
Questo è il significato della frase “Le difese fanno ciò da cui vogliono difendere”.
Cosa sono le difese? Andiamo a leggere la definizione che si trova nel Glossario di Kenneth Wapnick: (cliccare qui).
"Le difese sono le dinamiche che usiamo per “proteggerci” dalla nostra colpa, dalla paura e dall’apparente attacco degli altri, le più importanti difese sono la negazione e la proiezione."
In altri termini: se “le difese fanno ciò da cui vogliono difendere”, la negazione (del nostro profondo senso di colpa derivante dalla errata credenza di esserci separati da Dio) e la proiezione (cioè il percepire tale colpa all’esterno della nostra mente in una miriade di forme diverse) determinano dentro la nostra mente proprio quel senso di colpa dal quale cercavano di difenderci. .
Adesso ti viene mostrato che puoi fuggire.
Tutto ciò di cui c’è bisogno è che tu veda il problema per quello che è, non per come lo hai impostato tu.
(T.27.VII.2:1-2)
Tutto ciò di cui c’è bisogno è che noi impariamo a guardare senza giudizio né colpa cosa avviene realmente dentro la nostra mente!
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“Le difese fanno ciò da cui vogliono difendere”
(T.17.IV.7:6)
Continuando la nostra indagine dentro le “cripte nascoste” (T.31.V.6:6) del sistema di pensiero dell’ego, stiamo vedendo che “l’innocuo” meccanismo della proiezione, volto a difenderci dalla presunta colpa presente nella nostra mente, non ci difende affatto da essa, ma la determina. In sostanza se la colpa non c’è, perché noi non ci siamo mai veramente separati da Dio, è proprio difendendoci da essa che la determiniamo, o – per usare la terminologia del corso - la rendiamo reale.
Le idee non lasciano la loro fonte e sembra solamente che i loro effetti siano separati da esse. Le idee appartengono alla mente.
Ciò che è proiettato al di fuori e sembra essere esterno alla mente, non è affatto al di fuori, ma è un effetto di ciò che è dentro e non ha lasciato la sua fonte.
(T.26.VII.4:7-9)
Ecco perché “le difese (cioè la negazione e la proiezione) fanno ciò da cui vogliono difendere” (T.17.IV.7:6). Perché ci fanno sembrare reale ed oggettiva un’idea di colpa che non esiste, ma che noi pensiamo essere vera. E credendola vera, tale idea si rafforza dentro la nostra mente. Ogni proiezione/percezione di colpa rafforza un’idea che non c’è, ma che noi crediamo di pensare……sempre di più…. Fino a che non penseremo più di metterla in discussione. .
E’ a causa del fatto che i pensieri che pensi di pensare appaiono come immagini che non li riconosci come nulla. Tu pensi di pensarli, dunque pensi di vederli. Questo è il modo in cui è stato fatto il tuo “modo di vedere”. Questa è la funzione che hai dato agli occhi del tuo corpo. E’ un fare immagini.
Prende il posto del vedere, sostituendo la visione con le illusioni.
(L.pI.15.1)
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La tua mente è piena di schemi che salvano la faccia del tuo ego e non cerchi il volto di Cristo. Lo specchio in cui l’ego cerca di vedere la propria faccia è davvero scuro. Come può sostenere il trucco della sua esistenza se non con specchi?
(T.4.IV.1:5-7)
Da un paio di settimane stiamo vedendo che l’ego, che sembrava essere il nostro paladino, ad una indagine più accurata si sta rivelando un vero e proprio carnefice!
Attraverso le difese (la negazione del nostro presunto senso di colpa) e la proiezione (il vedere tale colpa nel mondo esterno in una miriade di forme diverse che la rendano irriconoscibile) l’ego raggiunge il suo scopo più segreto: quello di determinare e rafforzare dentro di noi proprio un senso di colpa che non ha ragione d’essere perché deriva da una menzogna basilare, la presunta credenza di esserci separati da Dio.
Lo specchio di cui parla il paragrafo iniziale è il meccanismo di proiezione che ci fa vedere nel mondo esterno una colpa che crediamo si trovi all’interno di noi, anche se non c’è, e che proiettiamo fuori proprio per difenderci da essa. Ma vedendola all’esterno in uno specchio scuro (così non ci accorgiamo che non specchia nulla), sembra che sia diventata vera. E quindi, pur essendo inesistente, la sua presenza si rafforza dentro di noi.
L’ego riesce così - attraverso il meccanismo della proiezion - a rendere reale ciò che non esiste.
Il corso in miracoli ci offre una possibile alternativa, ma……
Ma dove guardare per trovare te stesso dipende da te
(T.4.IV.1:8)
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La mente è ora confusa e non sa dove girarsi per trovare una via di fuga dalle sue fantasie.
E’ come se la tenesse stretta un cerchio, all’interno del quale un altro cerchio la incatenasse e un altro cerchio ancora all’interno di questo, finché non è più possibile riuscire a fuggire, né sperare di poterlo fare.
Attacco, difesa, diesa, attacco diventano i circoli viziosi delle ore e dei giorni che incatenano la mente con pesanti fasce di ferro rivestito d’acciaio, che ritornano solo per incominciare di nuovo.
Non sembra esserci alcuna pausa, né termine alla morsa sempre più attanagliante dell’imprigionamento della mente
(L.pI.153.2:6-3:1-3)
Questa è la cruda descrizione del circolo vizioso attacco-difesa, la brillante strategia dell’ego per rafforzare la colpa proprio quando cerca di farci credere che ci sta aiutando a liberarci di essa. Ogni volta che attacchiamo (cioè proiettiamo la colpa all’esterno, selezionando la percezione del mondo a tale scopo) crediamo di difenderci da una presunta e devastante colpa interna, che deriva dalla “credenza incredibile” (T.7.VIII) di aver realmente potuto compiere l’impossibile, ossia esserci separati da Dio. Ma di fatto – come abbiamo visto nelle precedenti settimane - attraverso l’attacco determiniamo la realtà di tale colpa inesistente e la rafforziamo sempre di più. E’ questo il modo di percepire di chi segue l’insegnamento del proprio ego e pensa in modo sbagliato.
Questo diventa un circolo sempre più vizioso, finché egli è disposto a cambiare il proprio modo di vedere. Altrimenti saranno pensieri di attacco e contrattacco ad occupare la sua mente e a popolare tutto il suo mondo.
Quale pace mentale gli sarà quindi possibile avere?
(L.pI.22.1:4-5)
Tuttavia il corso ci offre un altro modo di pensare……………….
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I miei pensieri d’attacco attaccano la mia invulnerabilità
(L.pI.26.titolo)
Abbiamo imparato che le nostre proiezioni (che ci portano a percepire un mondo ostile di cui siamo vittime innocenti, in base alla premessa “la proiezione fa la percezione”) sembrano finalizzati a difenderci dal devastante senso di colpa che deriva dalla presunta credenza di esserci separati da Dio.
Ma nelle ultime settimane abbiamo cercato di vedere che in realtà obbediscono ad un ben preciso piano dell’ego volto a determinare la presenza di una colpa immotivata, e a rafforzarla sempre di più attraverso dei veri e propri circoli viziosi attacco-difesa, in cui ci sentiamo spinti a difenderci da attacchi presunti che siamo proprio stati noi a rendere reali attraverso la nostra percezione.
La lezione 26 introduce ora un altro effetto di questo piano distruttivo dell’ego: renderci vulnerabili ed in balia di un mondo crudele nei confronti del quale abbiamo ben poco potere.
E’ quindi nella tua mente, e cioè dove essi si trovano, che i pensieri di attacco ti rendono vulnerabile. I pensieri di attacco e l’invulnerabilità non possono essere accettati insieme. Si contraddicono a vicenda.
….. il loro effetto è di indebolirti ai tuoi stessi occhi. Quindi essi hanno attaccato la percezione che tu hai di te stesso. E siccome credi in essi, non puoi più credere in te stesso.
Una falsa immagine di te stesso ha preso il posto di ciò che sei veramente.
(L.pI.26.2:3-5-3:2-5)
Il corso ci insegna un’altra percezione di noi stessi. Ma tale modifica di percezione implica una decisione basilare:
Io sono determinato a vedere le cose in modo diverso
(L.pI.21.titolo)