D #1317: La risposta alla Domanda #898 dice: “L’amore è il regista ora, non tu in quanto individuo”. Dal mio punto di vista questo sembra essere in contraddizione con quanto si afferma nella lezione 154 riguardante i messaggeri di Dio e i loro messaggi: che essi “compiono la loro parte accettando i Suoi messaggi come se fossero per se stessi e dimostrano di comprendere i messaggi offrendoli. Essi non scelgono alcun ruolo che non venga loro dato dalla Sua autorità. Così traggono beneficio da ogni messaggio che offrono” (L.pI.154.7:2,3,4). Per come la vedo io, il messaggero qui ha un ruolo attivo. Come si relazionano queste due idee?
R: Nel materiale che citi vengono esposti due punti differenti, ma il contenuto è lo stesso. Il punto sottolineato nella Domanda #898 è che quando lasci andare l’ego sei consapevole di non essere il sé individuale che pensavi di essere e che definiva sempre sia il problema sia la soluzione. Quando lasci andare l’ego, non rimane niente nella tua mente se non l’amore, e allora la tua percezione è identica a quella dello Spirito Santo. Sei allineato con la verità, non con l’illusione.
Nella lezione 154 Gesù espone un punto differente, per quanto correlato, ed è che la nostra sola funzione è accettare l’Espiazione tramite la pratica del perdono. Come “ministri” non siamo in grado di portare veramente al mondo il messaggio di perdono di Gesù senza averlo prima accettato noi stessi, perché in Un corso in miracoli dare e ricevere sono la stessa cosa. Questo è in contrasto con il modo di vedere del mondo, dove il ruolo dei messaggeri è semplicemente di consegnare i messaggi ad altra gente: la consegna del messaggio è semplicemente un evento esterno. Gesù ci insegna che se vogliamo ricevere l’Amore di Dio dobbiamo darLo, intendendo con ciò che dobbiamo arrivare a riconoscere che condividiamo tutti gli stessi interessi e, alla fine, lo stesso Sé. Ricordo la mia vera Identità di Cristo solo quando vedo la stessa Identità definire tutti gli altri. Questo ha interamente a che fare con il contenuto, non con la forma.
Così, il modo in cui siamo “attivi” è scegliendo che ci venga insegnato dall’insegnante del perdono e dell’unità, non dall’insegnante del conflitto e della separazione. Allora diventiamo il messaggio, proprio come Gesù ci dice che “insegnare è dimostrare” (M.in.2:1). Di nuovo, questo ha a che fare solo con quanto avviene nelle nostre menti (contenuto), non con il comportamento (forma). Non posso fare esperienza dell’Amore di Dio in me stesso se sto giudicando anche solo un’altra sola persona come non degna di quell’Amore, perché ciò che intrinsecamente include tutto non può essere conosciuto tramite l’esclusione. Così, noi siamo attivi nelle nostre menti e poi quel contenuto verrà espresso nelle nostre interazioni. Alla fine, dunque, le due affermazioni veicolano lo stesso contenuto.