Spunti 129 - 130 - 131
Carissimi studenti del corso,
Negli auguri di Buon Anno che sono contenuti alla fine del capitolo 15 del testo compare una frase apparentemente sibillina:
Fa’ che quest’anno sia differente rendendolo tutto uguale.
(T.15.XI.10:11)
E’ un invito a vivere diversamente dal solito l’anno che sta cominciando, cercando di pensare in modo differente. Un modo che ci permetta di applicare a tutti gli eventi dell’anno, e quindi a tutti i pensieri, quel criterio di unificazione o generalizzazione che il libro degli esercizi ci insegna fin dall’inizio.
Per farlo dobbiamo imparare le basi del processo di discernimento così come viene insegnato nel corso (M.4.A.4:1), individuando chiaramente il pensare in termini di differenza ed il pensare in termini di identicità, e imparando poi a scegliere il pensiero unificato in ogni circostanza.
Senza questo apprendimento è impossibile praticare correttamente il primo passo del perdono, così come viene insegnato nel corso (per leggere la sintesi di Kenneth Wapnick su “I tre passi del perdono”, cliccare qui). Per completare dunque la trattazione del primo passo, nei prossimi spunti ci concentreremo su questo argomento.
Ogni cosa è una lezione che Dio vuole che io impari
(L.pI.193)
Questo è il titolo della lezione 193, una delle ultime lezioni della prima parte del libro degli esercizi che è finalizzata al disfacimento della percezione sbagliata, ossia del modo di pensare dell’ego basato sulla divisione, la separazione e le differenze.
Nonostante la frase sia apparentemente di facile comprensione ed applicazione, essa rappresenta la sintesi di un raffinato processo di apprendimento iniziato fin dalle prime lezioni del libro degli esercizi, e portato avanti in modo sistematico lezione dopo lezione.
E’ un processo di disfacimento che ci chiede di mettere in discussione quello che finora avevamo considerato il “naturale” modo di pensare, allo scopo di apprenderne un altro più funzionale, capace di favorire in noi uno stato di gioia e di pace interiore.
Ci insegna un nuovo criterio di discernimento, basato su due fondamentali categorie di pensiero che il corso definisce “mente sbagliata” e “mente corretta”, imparando a riconoscere sia la sostanziale differenza di queste due categorie che la uguaglianza intrinseca di tutte le forme che ognuna delle due categorie assume. Vedremo nei prossimi spunti le basi teoriche e metodologiche di tale processo di discernimento.
Gli occhi del corpo continueranno a vedere differenze.
Ma la mente che si è lasciata guarire non le riconoscerà più.
Ci saranno quelli che sembreranno essere “più malati” di altri, e gli occhi del corpo riporteranno, come prima, le loro apparenze cambiate.
Ma la mente guarita le metterà tutte in una categoria: sono tutte irreali. Questo è il dono del suo Insegnante: la comprensione che soltanto due categorie sono significative nel vagliare i messaggi che la mente riceve da ciò che sembra essere il mondo esterno
(M.8.6:1-5)
Il corso è un sistema spirituale basato sul raggruppamento di ogni specifico pensiero pensato in una di due categorie - e solo due!- definite “mente sbagliata” e “mente corretta” (o “guarita”, come nel paragrafo citato qui sopra).
Le due categorie sono incompatibili. Il contenuto dei pensieri appartenenti ad una categoria non può, per definizione, equivalere al contenuto dei pensieri appartenenti all’altra categoria. Ma tutti i pensieri contenuti in una categoria, anche se formalmente molti diversi fra di loro, sono identici perché hanno lo stesso contenuto.
Questi sono i principi dell’identicità e della differenza.
La fase di apprendimento iniziale dello studente (la cosiddetta fase di discernimento) prevede che lo studente impari a riconoscere chiaramente queste due categorie guardando senza giudizio né colpa i propri pensieri. Questo è l’addestramento della mente che viene insegnato fin dalle prime lezioni del libro degli esercizi.
E’ nelle attività di discernimento e categorizzazione della mente che entrano gli errori di percezione. Ed è qui che deve essere fatta la correzione.
(M.8.4:1-2)