Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

Spunti 169 - 170 - 171 

 

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In più punti, nel corso, la strada di ritorno a Casa viene descritta attraverso il simbolo della salita di una scala.
Così, in T.18.V.2:7 ci viene detto che attraverso lo Spirito Santo costruiremo “una scala, piantata nella solida roccia della fede, che sale fino al Cielo”.
E nel capitolo 28 il simbolo viene ripreso per dirci

“…E così la mente è libera di fare un’altra scelta. Cominciando da qui, la salvezza procederà a cambiare il corso di ogni gradino nella discesa verso la separazione, finché tutti i gradini saranno ripercorsi, la scala scomparsa e tutto il sognare del mondo disfatto”
(T.28.II.12:6-7),

e ancora:

“…hai appena cominciato a permettere i tuoi primi passi incerti di essere diretti a risalire la scala che la separazione ti ha condotto a scendere”
(T.28.III.1:2.).

Per non parlare del supplemento “Il canto della preghiera”, in cui proprio la preghiera viene descritta nei termini di una scala che ci porta direttamente in Cielo. (CdP.1.II).

Utilizzando il medesimo simbolo possiamo dunque dire che in ogni momento ogni insegnante di Dio si trova ad un qualche punto della scala di ritorno a Casa. Una scala che inizia con la propria decisione di essere un insegnante di Dio principiante, ossia con la dimostrazione di aver accettato almeno una volta la presenza della correzione dello Spirito Santo dentro la proprio mente, e si conclude quando il processo di generalizzazione del perdono è stato completato e non è rimasto più nulla da perdonare. A questo punto l’ego è totalmente svanito, l’insegnante – che era già diventato un insegnante avanzato - entra nel Mondo Reale, ed accede ad una condizione totalmente diversa, divenendo “insegnante degli insegnanti”. E’ questo l’ambito traguardo nel quale non si è altro se non la manifestazione dello Spirito Santo, ossia la manifestazione di quello che nel corso è l’ “Insegnante” per definizione. (C.6.5)

A seconda del punto della scala in cui si troverà, lo studente avrà una comprensione diversa della teoria del corso, dovuta alla maggiore o minore interferenza dell’ego, e alle maggiori o minori resistenze che sperimenterà nell’accogliere la correzione dello Spirito Santo.

Non disperare, quindi, a causa delle limitazioni.
E’ tua funzione sfuggire loro, ma non di esserne senza
(M.26.4:1-2)

E, a seconda del punto della scala in cui si troverà, lo studente insegnerà (cioè dimostrerà il sistema di pensiero in cui crede in quel momento) in base alla comprensione raggiunta, che potrà ovviamente essere alquanto limitata.

Non fidarti delle tue buone intenzioni. Non sono abbastanza.
(T.18.IV.2:1-2)

 

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L’insegnante di Dio, è– nel significato che il corso dà a questa espressione- lo studente del corso che ha percepito almeno una volta l’assoluta uguaglianza con un fratello, avendo riconosciuto che entrambi condividono lo stesso scopo di tornare a Casa.
Come abbiamo visto nell’ultimo spunto, ogni insegnante di trova ad un qualche punto della scala di ritorno a Casa, ed insegnerà, cioè dimostrerà, in base alla comprensione raggiunta in quel momento.
Inoltre, man mano che prosegue il suo viaggio la sua comprensione potrà essere gravemente distorta dai frequenti attacchi dell’ego, perché –tra le molte trappole che l’ego gli tende- ci sarà anche l’attaccare la teoria del corso.
E quindi, a causa dell’investimento alternato nei due livelli di percezione (T.2.III.3:9), questa comprensione del corso potrà divenire estremamente fluttuante. Anche qualcosa che era stato compreso correttamente un minuto prima potrà essere rapidamente tramutato dall’ego nel suo esatto opposto, perché

“l’ego attaccherà le tue motivazioni non appena esse saranno chiaramente in disaccordo con la sua percezione di te. Questo è il momento in cui cambierà improvvisamente dalla sospetto alla malvagità, dato che la sua incertezza sarà aumentata”
(T.9.VII.4:6-7),
“Abbiamo detto prima che l’ego vacilla tra l’essere sospettoso e l’essere malvagio. Rimane sospettoso finché disperi di te stesso. Cambia in malvagità quando decidi di non tollerare l’umiliazione che tu stesso ti infliggi e cerchi sollievo. Allora ti offre l’illusione dell’attacco come soluzione”
(T.9.VIII.2:7-10).

Nel momento in cui l’ego catturerà nuovamente la nostra mente (secondo la magnifica espressione che si trova a pagina 9 della prefazione), saremo nuovamente intrappolati nel sogno, e le profonde verità del testo diventeranno incomprensibili.

Quando sei stato catturato nel mondo della percezione, sei intrappolato in un sogno

Allora l’insegnante di Dio cadrà facilmente nella trappola dell’ego, distorcendo le parole del testo per farle aderire allo scopo di predazione e proiezione dell’ego, ed il messaggio di luce del corso, filtrato dagli specchi deformanti dell’ego, verrà trasformato dallo studente- ora ridivenuto insegnante dell’ego- in un messaggio di attacco e condanna.

La trappola diverrà a questo punto particolarmente sottile, perché – come Ken ha detto molte volte- a questo punto l’ego comincerà a “fare il corso con noi”. Questo sarà il momento in cui lo studente, che può essere anche arrivato al punto di conoscere a memoria alcune delle parole del libro, potrà distorcerne completamente il contenuto, adattandolo agli obiettivi dell’ego. E questo potrà apparirgli come molto “spirituale”, molto “illuminato”, e molto “santo”.

Un pensiero che non perdona fa molte cose. Prosegue il suo obiettivo con un’azione frenetica, distorcendo e rovesciando ciò che vede interferire col cammino che ha scelto. Il suo scopo è la distorsione, che è anche il mezzo con cui la vuole ottenere. Si fissa sui suoi tentativi furiosi di frantumare la realtà, senza tener conto di ciò che sembra contraddire il suo punto di vista.
(L.pII.1.3)

 

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Abbiamo visto che nel corso la parola “insegnare” significa “dimostrare”, e che quindi tutti insegniamo tutto il tempo, perché – che ci piaccia o no - dimostriamo in ogni singolo istante della nostra vita il contenuto della nostra mente, ossia il sistema di pensiero nel quale crediamo in quel momento.

Insegnare è dimostrare. Ci sono solo due sistemi di pensiero, e tu dimostri in ogni momento di credere che sia vero l’uno o l’altro. Gli altri imparano dalla tua dimostrazione, e anche tu. La questione non è se tu insegnerai, poiché in questo non c’è scelta.
M.In.2:1-4).

Il sistema di pensiero che insegniamo -cioè dimostriamo- viene automaticamente rafforzato dentro la nostra mente in ogni istante in cui lo pensiamo. Dunque impariamo costantemente ciò che insegniamo. Di conseguenza -e contrariamente al significato usuale del termine- l’insegnante e l’allievo non sono due persone distinte: noi siamo gli allievi di noi stessi, perché rafforziamo continuamente nella nostra mente non solo quello che crediamo, ma anche il nostro concetto del sé, ossia quello che crediamo di essere.

Il ruolo dell’insegnamento e dell’apprendimento, nel modo di pensare del mondo, è di fatto rovesciato. Il rovesciamento ne è un aspetto tipico. Sembra che insegnante e studente siano separati, con l’insegnante che dà qualcosa allo studente piuttosto che a se stesso. Inoltre, l’atto di insegnare è considerato un’attività speciale nella quale si impegna soltanto una parte relativamente piccola del proprio tempo. Il corso, d’altro canto, sottolinea che insegnare è imparare cosicché insegnante e studente sono la stessa cosa. Esso sottolinea anche che l’insegnamento è un processo costante: procede in ogni momento del giorno e continua persino nei pensieri del sonno. (M.In.1)

Se insegniamo/impariamo il sistema di pensiero di separazione ed attacco dell’ego siamo “insegnanti dell’ego”; se invece insegniamo/impariamo il sistema correttivo dello Spirito Santo diventiamo “insegnanti di Dio”. Quindi l’espressione “insegnante di Dio” definisce semplicemente chi ha scelto almeno una volta di accettare la correzione dello Spirito Santo dentro la propria mente, riconoscendo di essere uguale ad un fratello, di avere i suoi stessi interessi, perché ne condivide lo stesso, identico scopo di tornare a Casa.

Un insegnante di Dio è chiunque scelga di esserlo. I suoi requisiti consistono unicamente in questo: in qualche modo, da qualche parte, egli ha fatto una scelta deliberata in cui non ha visto i propri interessi separati da quelli di qualcun altro.
(M.1.1:1-2)

Con questa sintesi finale, concludo qui le riflessioni sui concetti di insegnamento ed apprendimento che ho proposto negli ultimi mesi.
Chi fosse interessato a leggere integralmente il saggio che ho scritto sull’argomento, lo può trovare cliccando qui.
Dalla prossima newsletter inizieremo a prepararci al Natale.