Secondo gli insegnamenti di Kenneth Wapnick

Spunti 73 - 74 - 75 - 7677 - 78 - 79 - 80 - 81 - 82 - 83 - 84 - 85

 

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Iniziamo con questa newsletter a riflettere sul tema del perdono, certamente uno dei temi chiave del corso. E iniziamo ricordando che il corso utilizza parole di uso corrente con un significato diverso da quello tradizionale. (vedi spunti 13 e 14). La parola “perdono” ne è un esempio. Prendiamo una delle frasi più celebri del libro, contenuta proprio nel famoso brano sul perdono che sta all’inizio della seconda parte del libro degli esercizi:

Il perdono riconosce che ciò che pensavi tuo fratello ti avesse fatto non è accaduto.
(L.pII.1.1:1)

In altri termini noi perdoniamo gli altri per quanto NON ci hanno fatto, e non per quanto ci hanno fatto. Questo è sicuramente un modo originale di considerare il perdono, che ci porta a domandarci che cosa intenda esattamente il corso con tale parola. Ne parleremo nei prossimi spunti.

 

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Cosa intende il corso con la parola perdono? A questa domanda risponde dettagliatamente la parte centrale del bellissimo opuscolo “Il canto della preghiera: preghiera, perdono e guarigione”, il cui secondo capitolo è interamente dedicato all’argomento del perdono. L’opuscolo è arrivato nel 1977, cioè 5 anni dopo la fine della dettatura del corso vero e proprio, e rappresenta un’estensione dei suoi principi (cliccare qui per ulteriori informazioni) LIBRI ESTENSIONE DEI PRINCIPI. In esso viene fatta una differenza sostanziale fra quello che solitamente viene definito “perdono”- che qui viene chiamato “perdono per distruggere”- e quanto il corso definisce “perdono”- che qui viene chiamato “perdono per la salvezza”.
Il primo si basa sul fatto che esista una realtà oggettiva di colpa o peccato esterna a noi, realtà che noi dovremmo perdonare. E’ un falso perdono, o perdono distruttivo, perché distrugge la nostra pace di mente, rafforzando l’apparente realtà delle nostre percezioni invece di metterle in discussione.
Il secondo si basa invece sulla premessa che la colpa o il peccato che noi consideriamo oggettivi siano la percezione soggettiva di un evento in sé neutro. Questo autentico perdono salva invece di distruggere perché ci libera dalla prigione delle nostre percezioni illusorie.

Nessun dono del Cielo è stato più frainteso del perdono. Di fatto è diventato un flagello, una maledizione dove era stato inteso per benedire, una crudele beffa della grazia, una parodia della santa pace di Dio…In un primo momento, la dolcezza del perdono è oscura, perché non si comprende la salvezza, né la si cerca veramente. Ciò che era inteso per guarire è usato per ferire perché il perdono non è voluto. La colpa diventa la salvezza, e il rimedio appare essere una terribile alternativa alla vita….Fa quindi che ti sia chiaro cosa significa esattamente per te il perdono, e impara che cosa dovrebbe essere per renderti libero.
(CdP.2.I.1:1-2,4-6; 10:4)

 

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Secondo il corso esistono due diversi modi di perdonare: uno falso, proposto dall’ego, che ha un intento distruttivo, ed uno vero, proposto dallo Spirito Santo, che ha un intento salvifico e liberatorio. Nel capitolo 9 del Testo ci viene spiegato che l’ego e lo Spirito Santo hanno addirittura due antitetici piani di perdono. Il primo, che ovviamente non ha nulla a che fare con un autentico perdono, consiste nel vedere chiaramente l’errore (ossia la minuscola folle idea di separazione) all’interno degli eventi, per poi cercare di trascenderlo o perdonarlo. Tuttavia- si domanda il corso- come possiamo perdonare ciò che abbiamo volutamente reso reale con i nostri meccanismi mentali di proiezione e percezione?

Anche l’ego ha un piano di perdono perché tu ne chiedi uno, anche se non all’insegnante giusto. Ovviamente il piano dell’ego non ha senso e non funzionerà. Seguendo il suo piano ti metterai semplicemente in una situazione impossibile, risultato al quale l’ego ti conduce sempre. Il piano dell’ego è di farti prima vedere chiaramente l’errore, per poi non vederlo più. Tuttavia come puoi non vedere ciò che hai reso reale? Vedendolo chiaramente lo hai reso reale e non puoi non vederlo. (T.9.IV.4:1-6)

 

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Abbiamo visto nella scorsa newsletter che secondo il corso l’ego ha un suo piano di perdono, un piano insensato che ci mette nell’impossibilità di perdonare in modo autentico. Tuttavia esiste anche un piano di perdono autentico, quello dello Spirito Santo, che consiste nel guardare al di là dell’errore fin dall’inizio, ossia nel cominciare il processo del perdono con un primo passo fondamentale, che consiste nel mettere in discussione l’oggettività delle nostre percezioni, rendendoci conto del fatto che non sono affatto oggettive, essendo basate sulle nostre proiezioni di colpa.

Il perdono attraverso lo Spirito Santo consiste semplicemente nel non vedere l’errore fin dall’inizio, e così mantenerlo irreale per te. Non permettere minimamente alla tua mente di credere nella sua realtà, o crederai anche che devi disfare ciò che hai fatto per esser perdonato. Ciò che non ha effetto non esiste, e per lo Spirito Santo gli effetti dell’errore sono inesistenti. Cancellando fermamente e coerentemente tutti i suoi effetti, ovunque e in ogni aspetto, Egli insegna che l’ego non esiste e lo dimostra.
(T.9.IV.5:3-6)

 

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Nei termini del corso è assolutamente impossibile perdonare autenticamente se non abbiamo prima appreso a diventare spettatori dei nostri processi mentali, in sostanza se non abbiamo imparato a guardare i nostri pensieri senza giudizio né colpa. Il perdono è infatti un processo che ci insegna prima di tutto a riconoscere e mettere in discussione le nostre proiezioni soggettive sugli eventi esterni, proiezioni che ne determinano la percezione soggettiva.

La proiezione fa la percezione. Il mondo che vedi è ciò che tu gli hai dato, niente di più. Ma nonostante non sia niente di più, non è niente di meno. Quindi, per te è importante. E’ il testimone del tuo stato mentale, l’immagine esterna di una condizione interna. Come un uomo pensa, così percepisce.
(T.21.In.1:1-6)

Se non impariamo a svelare i nostri meccanismi di proiezione, crederemo nell’oggettività delle nostre proiezioni, e ci chiuderemo da soli nel labirinto mentale del nostro ego.

 

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La premessa indispensabile per imparare a praticare il perdono nei termini del corso è guardare senza giudizio né colpa i nostri processi mentali, ossia divenire consapevoli della costante tendenza a proiettare sugli eventi esterni- eventi in sé neutri- quella fondamentale angoscia di fondo determinata dalla “minuscola folle idea”, l’errata credenza di esserci separati da Dio. Troviamo così insopportabile tale angoscia da negarla e proiettarla costantemente su quanto crediamo essere esterno a noi. In questo modo vediamo negli eventi esterni proprio lo stesso contenuto di colpa che non vogliamo vedere dentro la nostra mente, e che di conseguenza proiettiamo all’esterno.
E’ importante ricordare a questo punto che il corso non ci chiede di negare gli eventi esterni, ma di mettere in discussione il contenuto di colpa che proiettiamo su di essi. E come possiamo farlo se non abbiamo imparato a distinguere gli eventi dall’interpretazione che ne diamo, ossia a diventare spettatori dei nostri processi mentali di proiezione e percezione?

Forse sarà utile ricordare che nessuno può arrabbiarsi nei confronti di un fatto. E’ sempre un’interpretazione che suscita emozioni negative, indipendentemente dalla loro apparente giustificazione da parte di ciò che si presenta come un fatto. Indipendentemente, anche dalla intensità della rabbia che viene suscitata.
(M.17.4:1-3)

 

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Il corso distingue nettamente gli eventi dall’interpretazione che ne diamo. Proprio le prime 3 lezioni del libro degli esercizi riassumono questa fondamentale differenza e ci insegnano a distinguere le cose che vediamo all’esterno dalla percezione che ne abbiamo, ossia dal significato che attribuiamo loro. In queste prime 3 lezioni sono gettate le basi del processo del perdono.

Nulla di ciò che vedo in questa stanza (in questa strada, da questa finestra, in questo luogo) ha alcun significato…
Io ho dato a tutto ciò che vedo in questa stanza (in questa strada, da questa finestra, in questo luogo) tutto il significato che ha per me. ..
Io non comprendo nulla di ciò che vedo in questa stanza (in questa strada, da questa finestra, in questo luogo)
(L.pI.1-3, titolo)
 

Quando cerchiamo di perdonare nei termini del corso, il primo passo da compiere è divenire consapevoli dei nostri pensieri, guardando senza giudizio né colpa come proiettiamo costantemente sugli eventi esterni il contenuto interno della nostra mente sbagliata, ossia quel basilare stato di angoscia e paura determinato dalla errata convinzione di esserci colpevolmente separati dall’Amore e dall’Abbondanza di Dio.

 

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…tu non sei intrappolato nel mondo che vedi, perché se ne può cambiare la causa. Questo cambiamento richiede che la causa venga prima identificata e poi lasciata andare, in modo che possa essere sostituita. I primi due passi di questo procedimento richiedono la tua collaborazione. Quello finale no. Le tue immagini sono già state sostituite. Facendo i primi due passi vedrai che è così.
(L.pI.23.5)

 

Questo paragrafo (che ho già citato nello spunto 72, riassume i 3 passi su cui si basa il processo del perdono autentico così come viene inteso e proposto dal corso. Il primo passo consiste nell’identificazione della causa del mondo che vediamo, quel mondo pieno di eventi dolorosi e crudeli. Ebbene… ci viene detto che non siamo intrappolati in tale mondo doloroso e crudele perché possiamo cambiarne la causa. Ma per cambiarla dobbiamo prima identificarla.

Questa frase contiene in sé tutto il complesso processo di addestramento della mente a cui il corso ci educa attraverso le sue 365 lezioni. La causa che può essere cambiata è rappresentata dai nostri meccanismi di proiezione e percezione, ed il cambiamento richiede che noi identifichiamo la causa, cioè riconosciamo che la fonte del problema non è esterna a noi, ma è dentro la nostra mente.

Kenneth Wapnick riassume il primo passo del perdono con queste parole “Il problema che vedo è un problema che ho costruito io. Non ha alcuna realtà al di là del mio credere in esso. È la mia interpretazione che ha causato la perdita della mia pace, e quindi è la mia interpretazione che deve essere cambiata”.
Cliccare qui per leggere una sua descrizione del primo passo, tratta dal suo libro “Forgiveness and Jesus”ARTICOLI

 

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Se la fonte dei nostri problemi non è rappresentata dai problemi in sé, ma dalla nostra percezione di essi, basata sulla minuscola folle idea di separazione, non abbiamo che un solo problema: la nostra presunta ed inesistente separazione da Dio.
Questo è il tema della lezione 79:

Questa è la situazione del mondo.
Il problema della separazione, che è davvero l’unico problema, è già stato risolto. Tuttavia la soluzione non è riconosciuta perché il problema non viene riconosciuto.…

Se riuscissi a riconoscere che il tuo problema è la separazione, indipendentemente dalla forma che assume, potresti accettare la risposta perché vedresti che è pertinente. Percependo la costante che sta alla base di tutti i problemi con cui sembri trovati a confronto, capiresti che hai il mezzo per risolverli tutti. E useresti il mezzo, perché riconosci il problema.
(L.pI.79.1:3-5; 6:2-4)

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Il senso ed il valore del processo del perdono è di insegnarci a riconoscere che il dolore apparentemente causatoci dagli altri non è altro che una nostra interpretazione basata sulla proiezione all’esterno dell’unico, inesistente problema che abbiamo tutti quanti: il profondo dolore che deriva dal crederci separati da Dio. E questo ci riporta ad una delle più celebri frasi che definiscono il perdono nel corso (già citata nello spunto 69)

Il perdono riconosce che ciò che pensavi tuo fratello ti avesse fatto non è accaduto
(L.pII.1.1:1)

Quello che non è accaduto non è l’evento in sé, ma il fatto che abbia potuto sottrarci la pace di Dio. Questo non è mai avvenuto, perché siamo stati noi a decidere di perdere la pace di Dio proiettando sull’evento compiuto da nostro fratello quell’angoscia primordiale che sta sepolta dentro la nostra mente. E l’abbiamo fatto perché abbiamo creduto che proiettandola all’esterno ce ne saremmo liberati. Il perdono riconosce dunque per prima cosa che il problema, ossia la causa del dolore, è dentro la nostra mente e non negli eventi esterni o nelle altre persone. E questo riconoscimento ci porterà gradualmente ad una libertà autentica e permanente.

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Il segreto della salvezza non è che questo: tu stai facendo questo a te stesso.
(T.27.VIII.10:1)

Come abbiamo visto nelle scorse newsletters, la causa del nostro dolore non è quanto gli altri ci fanno, ma quanto noi stiamo facendo a noi stessi, con i nostri meccanismi di proiezione che ci fanno percepire gli eventi esterni nell’oscurità della profonda angoscia interiore generata dalla colpa che proviamo perché crediamo di esserci peccaminosamente separati da Dio. Ed il perdono insegnato dal corso ci aiuta a riconoscere che quanto pensavamo che gli altri ci avessero fatto non è mai avvenuto, ossia non ci ha mai sottratto la pace di Dio. Siamo stati noi a farlo. Siamo noi i sognatori del nostro sogno.

Non importa quale sia la forma dell’attacco, questo è tuttora vero.
Chiunque assuma il ruolo del nemico o dell’aggressore, questa è sempre la verità. Qualunque sembri essere la causa di qualsiasi dolore e sofferenza che provi, questo è sempre vero. Perché non reagiresti affatto alle figure di un sogno se sapessi che stai sognando. Lascia che siano odiose e malvagie quanto vogliono: esse non possono avere alcun effetto su di te a meno che tu non manchi di riconoscere che è il tuo sogno.
(T.27.VIII.10:2-6)

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Anche se le nostre riflessioni sul significato del perdono nel corso non sono ancora terminate, proviamo a mettere in pratica quanto abbiamo già messo a fuoco negli ultimi mesi. Abbiamo visto che il primo passo del perdono consiste nell’identificazione della causa del problema, i nostri meccanismi mentali di proiezione all’interno della nostra mente sbagliata, che è come dire che tutti i problemi che ci tormentano ed assillano e che vorremmo perdonare non sono esterni a noi, ma si trovano dentro la nostra mente. E infine abbiamo visto un punto estremamente importante: che tutti questi problemi sono forme di un unico problema, il nostro angosciante senso di colpa conseguente alla presunta ed inesistente separazione da Dio. Proviamo dunque a guardare con questa nuova percezione tutto ciò che ci tormenta, lasciandoci guidare dalle bellissime parole del corso, e preparandoci in questo modo a gioire per un Natale di vera rinascita.

Questo Natale dai allo Spirito Santo tutto ciò che ti ferisce.
Permettiti di essere completamente guarito così che ti possa unire a Lui nella guarigione, e celebriamo insieme la nostra liberazione liberando tutti con noi.
Non lasciarti nulla alle spalle, perché la liberazione è totale e quando l’avrai accettata con me la darai con me.
(T.15.XI.3:1-3)

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riprendiamo i nostri spunti dopo la pausa natalizia nella quale, in base alle riflessioni dei mesi precedenti, abbiamo cercato di applicare il primo passo del perdono. Continueremo ad approfondire lo stesso tema, seguendo la bellissima sintesi compiuta da Kenneth Wapnick (cliccare qui).
Ma prima di inoltrarci ulteriormente nel cammino, leggiamo a mo’ di augurio le gioiose e rassicuranti parole del corso, affinché rafforzino la nostra determinazione , e ci spronino a proseguire speditamente nel nostro viaggio di ritorno a Casa.

Che cosa potresti volere che il perdono non può dare? Vuoi la pace? Il perdono la offre. Vuoi la felicità, una mente quieta, la certezza riguardo al tuo scopo, un senso di valore e di bellezza che trascenda il mondo? Vuoi cura e sicurezza, e il calore di una protezione sempre sicura? Vuoi una calma che non può essere turbata, una dolcezza che non possa essere ferita, un benessere profondo e durevole, ed un riposo così perfetto da non poter essere mai turbato?


Il perdono ti offre tutto questo, e ancora di più. Rifulge nei tuoi occhi quando ti svegli, e ti dà la gioia con cui andare incontro al giorno. Rilassa la tua fronte quando dormi e si posa sulle tue palpebre, cosicché tu non veda sogni di paura e di malvagità, di malignità e di attacco. E quando ti risvegli di nuovo ti offre un altro giorno di felicità e di pace.
Il perdono ti offre tutto questo, e ancora di più.
(L.pI.122.1-2)