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In molti punti il corso si autodefinisce.
Cercheremo di passare in rassegna alcune di queste citazioni per capire veramente che cosa è il corso, che cosa si prefigge, e attraverso quale esperienza conduce lo studente. Incominciamo con il chiarire il suo obiettivo:
La conoscenza non è la motivazione per imparare questo corso. La pace lo è
(T.8.I.1:1-2)
Nel corso la parola “conoscenza” ha un significato diverso da quello abituale: infatti definisce la pura esperienza non dualistica del Cielo e di Dio. Di conseguenza queste due frasi significano che l’obiettivo del corso non è la conoscenza - cioè l’esperienza non dualistica del Cielo e di Dio - ma la pace - cioè il riflesso all’interno della mente dualistica di tale esperienza non dualistica.
Stiamo studiando un corso non dualistico, che tuttavia usa un approccio ed un linguaggio dualistico – che è l’unico che possiamo comprendere perché crediamo di avere una mente dualistica - per disfare il dualismo e aiutarci a tornare alla conoscenza non dualistica di Dio.
E’ meraviglioso, vero?
O forse è un po’ troppo complicato?
Beh…ne parleremo ancora più avanti.
Per il momento concentriamoci sull’idea che l’obiettivo del corso è la pace!
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abbiamo visto nella scorsa newsletter che la motivazione per imparare questo corso è la pace. Il concetto – espresso chiaramente in T.8.I.1:1-2 - viene ripreso in seguito e ulteriormente sviluppato:
Non dimenticare che la motivazione di questo corso è il raggiungimento e il mantenimento dello stato di pace
(T.24.In.1:1)
Il corso delinea chiaramente la strada che ci propone, tracciando delle vere e proprie mappe. Alcune sono lunghe e dettagliate. Altre, come questa, molto sintetiche.
Qui viene spiegato che l’obiettivo della pace si ottiene in due fasi: dapprima impariamo a raggiungerla (nell’esperienza dell’Istante Santo, cui si giunge attraverso il perdono) ed infine arriviamo a mantenerla stabilmente (cosa che avviene solo nell’esperienza del mondo reale, lo stato della mente che definisce la completa e definitiva scomparsa dell’ego individuale).
Tra la prima e la seconda fase si sviluppa tutto il lungo e complesso percorso dello studente.
Naturalmente a questo punto sorge spontanea una domanda: eravamo consapevoli del fatto che l’obiettivo del corso è la pace, o forse abbiamo creduto che esso avesse obiettivi diversi?
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Come abbiamo visto l’obiettivo del corso è il raggiungimento ed il mantenimento della pace interiore, ossia l’esperienza dapprima intermittente e poi definitiva - all’interno della mente dualistica - del riflesso della pura esperienza non dualistica del Cielo. L’obiettivo viene ricordato molte volte.
Leggiamo per esempio altre due citazioni in cui l’obiettivo della pace viene definito ulteriormente:
Questo corso ha affermato esplicitamente che il suo obiettivo per te è la felicità e la pace
(T.13.II.7:1)
Se avrai successo, sentirai un profondo senso di gioia ed una maggiore attenzione, invece di una sensazione di sonnolenza ed indebolimento.
La gioia caratterizza la pace. Attraverso questa esperienza riconoscerai di averla raggiunta.
(L.pI.74.5:4-6:2)
Ma è questa la nostra definizione di pace? Nella nostra esperienza la pace è caratterizzata da un senso di gioia profonda?
Oppure per noi la pace significa assenza di emozioni, distacco, ed implica una sensazione di “tirarci indietro” dalle cose che prelude ad una vera e propria sonnolenza?
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Vediamo ancora una citazione che definisce l’obiettivo del corso ed il cammino attraverso il quale ci conduce:
Ma ti viene chiesto di esercitarti ora al fine di raggiungere il senso di pace…
Questo tipo di esperienza assicurerà che sarai totalmente disposto a seguire il cammino stabilito dal corso
(L.pI.In.181-200.1:3-4)
E’ molto importante comprendere qual è l’obiettivo del corso, se lo si vuole studiare ed applicare correttamente. E soprattutto per evitare di perdere tempo, chiedendogli di portarci dove noi vogliamo arrivare, invece di seguirlo dove lui ci vuole portare.
In una sezione fondamentale – interamente dedicata all’importanza di stabilire l’obiettivo - c’è scritto:
La chiarificazione dell’obiettivo appartiene all’inizio, perché è questo che determinerà il risultato
(T.17.VI.2:3)
Quindi credo che prima di proseguire ulteriormente sia importante che ci poniamo queste domande:
Qual è la vera ragione per cui abbiamo iniziato a studiare il corso?
Qual era il nostro obiettivo?
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Precedentemente abbiamo visto che:
…la motivazione di questo corso è il raggiungimento e il mantenimento dello stato di pace
(T.24.In.1:1)
E abbiamo cercato di capire qual è la nostra vera motivazione, in sostanza ciò che ci ha portati a leggerlo o addirittura a studiarlo, per capire se coincideva con la motivazione del corso.
Forse abbiamo scoperto una cosa interessante, che viene svelata in
L.181.4:1-2
Uno dei principali pericoli per il successo è stato il coinvolgimento con i tuoi obiettivi passati e futuri.
Ti sei molto preoccupato di come gli obiettivi raccomandati da questo corso siano estremamente diversi da quelli che coltivavi prima.
Nei miei anni di insegnamento ho constatato che di solito gli studenti non si domandano qual è lo scopo per cui studiano il corso, e quando lo fanno scoprono che il loro scopo è quello di modificare un qualche aspetto pratico della propria vita, per esempio migliorare le condizioni di lavoro o lo stato di salute di sé o degli altri.
E’ anche il tuo caso?.
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Da qualche newsletter stiamo cercando di guardare qual è la motivazione che ci spinge a studiare il corso e se essa coincide con la sua motivazione, che è la gioiosa pace interiore.
Ho notato che in genere gli studenti si avvicinano a questo percorso con lo scopo spesso inconfessato di migliorare qualche aspetto della propria esistenza.
E continuano a leggere e rileggere il testo nella speranza di trovare una qualche frase che sostenga il loro desiderio più o meno riconosciuto.
Ma non la troveranno, a meno di distorcere il significato di quanto leggono per adattarlo ai propri desideri.
Perché il corso sostiene che la pace non si raggiunge attraverso la modifica delle cose specifiche del mondo (la forma), ma attraverso la modifica della percezione all’interno della propria mente (il contenuto), indipendentemente dalle condizioni, le forme, del mondo esterno
Quindi non cercare di cambiare il mondo, ma scegli di cambiare la tua mente riguardo al mondo
(T.21.In.1:7)
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Nelle scorse newsletters abbiamo visto che l’obiettivo del corso è il raggiungimento ed il mantenimento della pace interiore, e ci siamo domandati qual è il nostro vero obiettivo.
Forse abbiamo pensato che anche il nostro obiettivo fosse la pace, ma che per ottenerla qualcosa nella nostra vita avrebbe dovuto cambiare. In sostanza pensavamo che la pace dipendesse da un cambiamento delle condizioni esterne della nostra vita.
Quindi abbiamo pensato che il corso ci avrebbe aiutato a cambiare queste condizioni esterne, e che questo ci avrebbe finalmente dato pace. Forse abbiamo addirittura creduto che questo fosse il significato dei “miracoli” che danno il nome al corso?
Invece ora leggiamo:
La pace che Egli ha deposto profondamente dentro di te e tuo fratello, si estenderà quietamente ad ogni aspetto della tua vita, circondando te e tuo fratello di una felicità luminosa e della calma consapevolezza di essere completamente protetti
(T.19.IV.1:6)
Questa frase sottintende il capovolgimento del principio di causa-effetto. Un concetto molto importante nel corso.
La pace interiore non è la conseguenza, l’effetto di un mutamento delle condizioni esterne che ne costituiscono la causa, ma un processo interiore che avviene dentro la nostra mente (la causa) e che dalla nostra mente si estende all’esterno (l’effetto).
Questo è un corso che riguarda la causa e non gli effetti
(T.21.VII.7:8)
Questo è un corso che riguarda la mente (la causa) e non le cose specifiche del mondo (gli effetti).
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Non c’è alcun mondo!
Questo è il pensiero centrale che il corso tenta di insegnare
(L.pI.132.6:2-3)
Nei numeri scorsi abbiamo visto che la motivazione corretta per studiare questo corso è il raggiungimento ed il mantenimento della pace interiore.
E abbiamo visto che la pace interiore si raggiunge cambiando la nostra mente (la causa) e non il mondo esterno a noi (gli effetti). Si ottiene lavorando sul contenuto (la modifica della percezione) e non sulla forma (le cose specifiche del mondo).
La frase odierna ci permette di mettere a fuoco anche un altro errore che forse stavamo compiendo. Forse abbiamo creduto che il raggiungimento della pace interiore avesse comunque lo scopo secondario di determinare l’effetto della modifica delle cose nel mondo esterno, e che quindi una volta raggiunto lo stato di pace la nostra vita sarebbe migliorata perché - cambiando la nostra mente - avremmo anche ottenuto l’effetto di cambiare il nostro mondo esteriore.
Forse abbiamo addirittura creduto che il corso fosse una strada - più raffinata e profonda di tante altre - per modificare la nostra esistenza su questa terra?
Ora dovrebbe sorgerci un sospetto!
Se il pensiero centrale (centrale, non periferico!) che il corso tenta di insegnare è che il mondo non c’è, allora come è possibile che il suo obiettivo sia quello di modificare un mondo inesistente?